Uomo di scienza e fede

Bruno Pavone, il medico ’strumento’ di San Pio che curava col potere della preghiera

La nipote Brunella Pavone, architetto e figlia spirituale di San Pio, ha scritto un libro - "Zio Bruno" - ricco di aneddoti e testimonianze che raccontano la vita del medico primario di ostetricia e ginecologia all’ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza". Legatissimo al suo Molise, nel match Campobasso-Juve, Maestripieri gli consegnò la maglietta rossoblu che indossò il giorno dopo in reparto.

Lei, Brunella Pavone, architetto di fama, figlia spirituale di San Pio, allo zio ha voluto dedicare un libro: “Zio Bruno”.
Perché tanti e tali sono gli aneddoti che hanno segnato la vita di questo professore, Giuseppe Bruno Pavone appunto, primario – per la durata di 40 anni – del reparto di Ostetricia e Ginecologia della “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo che bisognava necessariamente realizzare un volume che fosse capace di contenerli e soprattutto di rimanere a testimonianza della grandezza di questo signore, figlio spirituale di padre Pio, primario e luminare della ginecologia ma anche sfegatato ultrà del Campobasso calcio, tanto da gioire persino in reparto con tanto di maglia indossata da Mastripieri quando i rossoblu vinsero contro la Signora Juventus.

«Era un appassionato dello sport, lui, medico, naturalmente amava la vita sana – spiega una commossa Brunella ogni volta che racconta dello zio e poi rammenta – ma soprattutto era un tifoso del Campobasso. Ricorda quando a febbraio del 1985 il Campobasso sfidò la Juve? E quella partita si chiuse in sostanza al 38’ con un gol di Ugolotti regalando una vittoria di prestigio ai rossoblù che mandò in estasi una città intera? Bene, Maestripieri a fine match regalò la maglietta a zio Bruno (aveva seguito la moglie per la gravidanza) che il giorno successivo in reparto indossò la maglietta del Campobasso calcio».


Giuseppe Bruno Pavone era nato a Trivento nel 1933 ed ha abitato fin dall’età di tre anni in via XXIV Maggio a Campobasso nella casa fatta costruire da suo padre Enrico. Seppe rispondere con obbedienza alla chiamata di Padre Pio che lo volle accanto a sé in modo da concretizzare e rendere esplicito lo straordinario progetto di protezione e carità che aveva in mente per il popolo del territorio Gargano, impegno assunto non solo a servizio di questa comunità.


In quel giovane medico, fresco di studi condotti con impegnativo sacrificio e brillantemente superati, che aveva dinanzi a sè uno smagliante avvenire sia come clinico che come docente universitario, il frate di Pietrelcina aveva visto lo strumento che gli forniva Dio per esaudire le preghiere che tante donne, desiderose di diventare madri, volgevano al cielo e, al tempo stesso attraverso tanta devota ubbidienza ribadire la missione che spetta ogni medico: salvare vite non solo attraverso l’impegno professionale ma praticando la carità servendosi della preghiera.
Ilprofessor Pavone, che non si è mai sposato, è diventato negli anni il padre di migliaia di bambini. Soprattutto ha saputo regalare gioie – fino all’incontro con lui inimmaginabili – a tutte le mamme che desideravano stringere un figlio tra le braccia.


«Lui risolveva con la preghiera. Dove tutto sembrava disperato – racconta Brunella Pavone – riportava speranza e fiducia. Accadeva a tutte le ore. Non c’era un momento in cui zio Bruno rifiutava una consulenza o un intervento».
Nella chiacchierata interviene Sergio, così lo chiama Brunella.
E’ un altro nipote di “zio Bruno” e da 30 anni è medico, in ostetricia, a San Giovanni Rotondo.
Anche Sergio Montanaro come lo zio, voleva inizialmente fuggire dal Gargano ma «per una serie di circostanze non volute anche quando stavo per firmare contratti altrove – spiega – c’è qualcosa che superando la mia volontà, e lo dico in maniera indegna, mi ha sempre costretto a restare. Dopo 30 anni non si può trattare di coincidenza».
Giuseppe Bruno Pavone da laico con umiltà ed abnegazione ha condotto la propria esistenza in modo conforme all’atmosfera di straordinaria santità creata a San Giovanni Rotondo dal Santo delle Stimmate. Del frate ha seguito ogni consiglio ricevendone in cambio protezione nell’esplicare la professione medica, affetto e la concessione (a nessun’altro accordata) di poterlo baciare sul volto.


Campobasso, grazie a Brunella Pavone, ha ricordato la grandezza del professore Bruno Pavone anche con una targa. La città ha omaggiato questo luminare della medicina, “illuminato” dalla fede in Dio e in San Pio, nella spazio che funge da spartitraffico tra via XXIV Maggio e via IV Novembre – sul quale si affaccia l’antica casa dei Pavone – uno spazio che Brunella Pia Pavone ha recuperato al degrado e trasformato in giardino tanto che la memoria collettiva la identifica come “l’aiuola di Padre Pio”.
E poi il libro, “Zio Bruno” con testimonianze rilasciate dalle tante persone che negli anni lo hanno conosciuto ed amato perché frequentemente lui riusciva dove oggi invece si procede con la fecondazione assistita “mercanteggiando” sul prezioso dono della vita.
CN

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