Economia & Lavoro

Il Molise delle slot: in un anno bruciati alle macchinette almeno 200 milioni di euro

Dal database che raccoglie tutti i dati sul gioco d’azzardo in Italia per quanto riguarda le slot, un fotografia del Molise inquietante. Da Campomarino, dove nel 2016 sono stati spesi 16 milioni di euro tra slot e videolottery, al caso del comune di Molise: nemmeno 170 abitanti e un reddito tra i più bassi (10mila euro), dove esistono solo 4 slot. Eppure nel corso del 2016 in media ogni residente di Molise ha speso 2400 euro al gioco.

Che il gioco d’azzardo sia una piaga in Molise non è un fatto nuovo. Lo scorso anno, proprio di questi tempi, è stata approvata perfino una legge contro la ludopatia da parte della Regione Molise. E intanto crescono le domande di aiuto dei malati da gioco ai Sert, ai servizi sociali. Gente che non riesce più a vivere, che dilapida lo stipendio nelle macchinette che si trovano praticamente in ogni locale, bar o tabaccheria. Gente che perde il contatto con la realtà, intossicata da una dipendenza più subdola della droga. E ancora più difficile da contrastare.

I numeri delle giocate e le cifre relative ai milioni di euro che ogni anno finiscono nelle slot del Molise sono numeri da brividi. Numeri dei quali si può prendere atto direttamente dalla piattaforma interattiva “L’Italia delle Slot”, risultato del lavoro di squadra dei quotidiani del gruppo Gedi, del Visual Lab e di Dataninja. Insieme hanno realizzato un database che raccoglie tutti i dati sul gioco d’azzardo in Italia per quanto riguarda le slot. Il database è stato messo a disposizione di tutti e consente di verificare, Comune per Comune, quanto si è giocato in Italia nel 2016, anno di riferimento dell’inchiesta, nel quale complessivamente sono stati spesi 95 miliardi di euro. Praticamente il triplo – è un esempio – rispetto a quanto previsto dalla manovra finanziaria del 2018. Sono oltre 400mila le slot machine presenti sul territorio, e la spesa dei cittadini nel gioco d’azzardo si conferma in crescita rispetto agli anni precedenti.

Il Molise è una delle regioni italiane dove il peso di questa dipendenza – in un certo senso favorita dalla legalità del fenomeno – si sente maggiormente. Campomarino è il paese peggiore. Nel 2016 ogni cittadino di Campomarino ha giocato mediamente 2.051 euro, divisi fra le 670 slot e le 1381 videolottery, quelle che accettano anche banconote e consentono vincite più alte. Complessivamente a Campomarino sono stati giocati 16 milioni di euro: una cifra che, se fosse finita nelle casse pubbliche, avrebbe permesso di risollevare drasticamente le sorti del Comune.

Campobasso, città capoluogo, 50mila abitanti e reddito medio di 20mila euro (uno dei centri più ’ricchi’) non scherza, con 1200 euro a testa per il gioco, che complessivamente ammontano a 60 milioni di euro. Tanto hanno messo nelle slot e nelle videolottery i campobassani nell’arco del 2016. Cifre che si commentano da sole.

Nemmeno Isernia è virtuosa, anche qui il fenomeno si conferma in maniera vistosa con quasi trenta milioni di euro giocati, circa 1350 a testa equamente divisi tra i due tipi di apparecchi.
Passando ad altri centri, si registrano trend simili. Guglionesi, poco più di 5mila residenti e un reddito procapite di 13mila euro, ha giocato quasi 300mila euro alle slot. A Riccia, altro comune popoloso che supera i 5mila residenti, la giocata pro capite annuale nel 2016 è stata di 558 euro. Ci sono 38 apparecchi per il gioco, in media 7,3 ogni mille abitanti. La buona notizia è che qui, a differenza di Guglionesi e della maggioranza degli altri paesi, il gioco ha avuto una leggera flessione rispetto all’anno precedente.
A Larino sono stati giocati 4 milioni di euro. Ogni residente ha messo nelle macchinette mangiasoldi circa 600 euro fra gennaio e dicembre. Il 7 per cento in più del 2015.

Va un po’ meglio nei comuni piccoli come San Giacomo degli Schiavoni, 1500 abitanti scarsi, dove la giocata media si ferma a 214 euro, per un totale di 310mila euro. Ma anche nei centri piccoli e spopolati ci si può imbattere, spulciando nel database l’Italia delle Slot, in situazione scioccanti. Come Molise, nemmeno 170 abitanti e un reddito tra i più bassi (10mila euro), dove esistono solo 4 slot. Eppure nel corso del 2016 in media ogni residente di Molise ha speso 2400 euro al gioco.

«La situazione è drammatica, da noi abbiamo una delle situazioni più critiche» commenta Nunzia Lattanzio, presidente della commissione che ha licenziato la proposta di legge che, fra le altre cose, prevede il divieto di aprire nuove sale da gioco nel raggio di 500 metri da scuole e chiese, premia gli esercizi commerciali che rinunciano ai guadagni delle slot. Lattanzio coordina anche il gruppo di lavoro contro la ludopatia che si è costituito per portare avanti i progetti di “disintossicazione” e sensibilizzazione a un problema «che riguarda tutte le fasce d’età, indipendentemente dal reddito».

Con la Asrem, il direttore amministrativo Antonio Forciniti, il direttore di Neuropsichiatria, i rappresentanti dei Comitati degli Ambiti Sociali e la consigliera regionale Patrizia Manzo si sta portando avanti una minuziosa raccolta dati di tutti i Comuni molisani per definire un protocollo d’intesa con le Forze dell’Ordine. In cantiere il coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado per ideare un logo “no slot” spot e opuscoli divulgativi. «Saranno coinvolte le Amministrazioni locali – conclude Nunzia Lattanzio nelle ultime settimane di lavoro al vertice del Comitato dal momento che annuncia che non si ricandiderà alla Regione – per l’adesione alla campagna nazionale di sensibilizzazione “no slot” e sarà attuato un Piano Gap (Gioco Azzardo Patologico) molisano» con il supporto del Ministero, che ha finanziato l’iniziativa con 800mila euro proprio perché nella piccola regione dove “non succede mai niente” il gioco è diventato da passatempo vizio, e da vizio piaga sciale.

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