Antiterrorismo in piazza prefettura

Le barriere che dividono, il prete della Cattedrale: “In Vaticano i disabili passano, qui no”

"Non mi interessano i ’like’ dell’assessore Salvatore Colagiovanni su Facebook. Sono costretto a difendere il diritto alla salute mio e di chi, come me, è portatore di handicap ed è fortemente penalizzato da quello che sta succedendo": il parroco della Cattedrale, don Michele Tartaglia, prende posizione dopo la sistemazione delle barriere antiterrorismo che impediscono alle auto dei portatori di handicap l’ingresso nella piazza. "Non ho niente contro l’impresa che ha sistemato la pista di ghiaccio, ma la libertà religiosa e la libertà di movimento sono calpestate da queste disposizioni", la sua denuncia. Al fianco del sacerdote, anche i commercianti di piazza Prefettura: "Da quando è stata chiusa, sono stati persi 50 posti di lavori e attività che avevano aperto hanno chiuso dopo un mese. Il centro sta morendo".

Disabili e invalidi privati della “libertà religiosa” e impossibilitati ad andare in farmacia e in chiesa. Ambulanze costrette ad allungare il percorso e a perdere minuti preziosi prima di poter prestare i soccorsi. Attività commerciali sempre più vuote. In parole povere: un pasticcio. La misura è colma da quando è stata realizzata la pista di pattinaggio sul ghiaccio. Non c’è una persona contenta delle barriere antiterrorismo sistemate in piazza Prefettura: sono scontenti i commercianti, preoccupati i residenti. Ma soprattutto è deluso il parroco della Cattedrale, don Michele Tartaglia. Soprattutto perché in tutte le città e perfino in Vaticano i portatori di handicap possono entrare nelle zone chiuse al traffico. A Campobasso no.

E quella pista è stata recepita quasi come uno smacco dal momento che è da un mese e mezzo che il sacerdote attende dalle istituzioni a cui ha scritto (Comune, Prefettura e Questura) una risposta di chiarimento. Evidentementel’iter per il rilascio delle autorizzazioni per costruire la pista di ghiaccio è stato molto più veloce.

«Io non ho nulla contro l’impresa che ha realizzato la pista di pattinaggio, ma sono solidale con i commercianti di piazza Prefettura e con chi vuole venire in chiesa», puntualizza don Michele. Da quando la piazza è chiusa lui è stato fortemente penalizzato, tanto da rischiare pure una multa per aver parcheggiato in una zona vietata. «Io sono portatore di handicap, non posso camminare e purtroppo – scandisce con rammarico dopo alcune battute offensive ricevute sui social – ho dovuto rinunciare alla mia privacy». A don Michele non è sfuggito su Facebook «un ‘like’ dell’assessore Salvatore Colagiovanni, una persona che ricopre un ruolo pubblico deve essere attento a quello che fa».

Entrando nello specifico della chiusura di piazza Prefettura, per il parroco «la gente deve avere la libertà di poter venire in chiesa con l’auto. Io sono costretto a farmi accompagnare perché qui non trovo posto e l’unica volta che ho parcheggiato l’auto qui, dopo l’impegno verbale del sindaco, ho rischiato la multa. Mi si impedisce di esercitare il mio ruolo di parroco, oltre ad essere una limitazione delle libertà religiose. Il 16 ottobre ho scritto al sindaco Antonio Battista e non ho mai ricevuto una risposta ufficiale, ma solo verbale».

Don Michele non ha ancora rinunciato al suo proposito: «Al sindaco ho detto che come segno di protesta avrei chiuso la Cattedrale come risposta al mutismo delle istituzioni, non contro chi lavora». La sua battaglia parte da un motivo ben preciso: «Non sono state prese in considerazione le esigenze delle categorie più deboli, quelle che le istituzioni dovrebbero tutelare». Nel suo ragionamento, il prete cita altri luoghi che potrebbero essere considerati a rischio terrorismo: l’uscita dei fedeli da San Giuseppe artigiano, ad esempio, o la zona del mercato che alla fine del mese si svolge nella zona industriale o anche la fiera di corso Bucci. «Non ci vuole niente che un’automobile falcia i pedoni. La sicurezza non può essere legato ad una scelta di immagine, soprattutto a danno dei più deboli e dei portatori di handicap». Dunque, «è stata calpestata la libertà delle persone e soprattutto dei più deboli di poter venire in chiesa».

Infine, il prete ricorda la tragedia al teatro Savoia, quando un infarto ha colpito il professore Giorgio Palmieri: «C’è stata una situazione problematica per l’ambulanza». A suo avviso, «quando si arriva a decisioni che possono modificare la vita della cittadinanza, la cittadinanza va interpellata per capire la soluzione migliore. Io in maniera riservata avevo suggerito che le soluzioni potevano essere le telecamere o installare un sistema che, tramite il numero di targa e un’apposita autorizzazione, identifica le auto dei disabili e degli invalidi e consente loro di passare nella zona a traffico limitato».

Il sacerdote non è solo in questa battaglia. Al suo fianco ci sono i commercianti di piazza Prefettura. Per loro i problemi sono peggiorati: la zona è sempre più vuota, così come sono deserte le loro attività. «In sei anni qui sono stati persi almeno 50 posti di lavoro e nessuno ha espresso solidarietà per il commerciante che magari aveva investito i risparmi di famiglia o per il dipendente del negozio che è stato licenziato», rimarca il titolare del Caffè Savoia, Piero Stella. «C’è un negozio che dopo un mese ha chiuso».

«Bisogna rimettere i parcheggi a orario o dobbiamo andare via tutti», incalza un altro esercente. I commercianti hanno il dente avvelenato. Carmine Trematerra, proprietario di una gioielleria, sottolinea: «La perdita per le attività commerciali è stata enorme. Avrebbero potuto mettere qui il mercatino al posto della pista di pattinaggio sul ghiaccio». Invece per Andrea, giovane proprietario di Chocolat, «non si può fare l’isola pedonale semplicemente chiudendo la piazza. Il centro sta morendo, si è deciso di decentrare il commercio a favore dei centri commerciali».

Cosa succederà se non cambierà nulla? «Non prenderemo i bastoni, speriamo nel buonsenso di questi amministratori», specifica Trematerra. Lui e gli altri che sono già scesi in trincea sperano in un autorevole intervento del vescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, ancora silente su questa vicenda che coinvolge la Cattedrale.
SP

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