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I carotaggi si spostano in mare: 16 prelievi nei fondali per avviare il dragaggio del porto

Sette prelievi nel bacino portuale e nove nei fondali in mare aperto, a otto miglia dalla costa. La tecnica utilizzata dal geologo e dall’ingegnere dell’Envitech di Firenze è simile a quella dei carotaggi per il tunnel: il fango del fondale è stato tirato su con una canalina e uno stantuffo che hanno creato la carota. Il prelievo è stato poi inserito in barattoli e sarà trasferito refrigerato ai laboratori toscani per le analisi. Tra una ventina di giorni arriveranno i risultati e la scheda tecnica che daranno il parere utile al dragaggio del porto. «E’ fondamentale per noi - spiegano i pescatori - rientrare con la barca soprattutto quando il mare è agitato è un pericolo, rischiamo di affondare oltre che danni economici».

Come quelli su terra, ma in mare. Con la stessa tecnica utilizzata dai geologi abruzzesi per il campionamento del terreno in vista della costruzione del tunnel, al porto di Termoli si sono svolti nei giorni scorsi i controlli del fondale. Il principio è lo stesso, quello cioè di prelevare dal terreno – che sia sulla terraferma o in mare – quello che è nascosto al di sotto, studiarlo e analizzarlo per capire la composizione dell’area in vista deglii interventi.

In questo caso si tratta del futuro dragaggio del porto che permetterà di ripulire il fondo subacqueo e ottenere quindi una maggiore profondità utile alle barche per rientrare in sicurezza e attraccare in banchina e in futuro potrebbe anche aprire all’arrivo di navi più grandi. Mercoledì 8 e giovedì 9 novembre i carotaggi marini sono stati effettuati in sette stazioni nel porto e in nove punti esterni, a otto miglia di distanza dalla costa.

A lavorare ai campionamenti marini sono stati gli esperti venuti appositamente da Firenze per svolgere i prelievi. Il geologo ambientale Jacopo Tinti e l’ingegnere ambientale Diego Malatesta hanno lavorato per due giorni nelle acque dell’Adriatico nel territorio termolese e hanno prelevato e riempito numerosi contenitori di fango, utile a capire di cosa è fatto il fondale del porto termolese in vista dell’intervento di dragaggio da anni annunciato e atteso da pescatori e armatori.

Tecnicamente si tratta di «sedimenti», come spiegato dagli esperti della ditta toscana Envitech al rientro dalla seconda e ultima spedizione, mentre si preparano a caricare l’auto con attrezzi e prelievi per raggiungere i laboratori. «Abbiamo fatto i prelievi al canale di accesso al porto e poi all’avanporto perché il sedimento che verrà eliminato sarà poi sversato in mare aperto, per questo bisogna conoscere bene la composizione dell’area nei diversi punti, per capire dove verrà spostato e se il mare aperto lo potrà ospitare. Bisogna valutare quindi se sono compatibili per questo intervento a livello ambientale».

A bordo di una barca di dieci metri della Marinucci Yatching Club, accompagnati da Dario Astolfo, i due esperti hanno trascorso le intere giornate in mare aperto per portare avanti le operazioni dei prelievi: attraverso una strumentazione particolare, simile a un tubo, e inserita nel fondale all’interno del quale si inserisce uno stantuffo, si tira su il terreno fino a creare delle “carote”, come si chiamano nel gergo tecnico. Vengono poi effettuati dei tagli nelle varie sezioni e il prodotto prelevato viene conservato. I prelievi sono stati anche effettuati con un altro strumento, una benna calata fino in profondità aperta e poi chiusa per prelevare il campione.

I numerosi contenitori sono stati custoditi in scatole refrigerate per non modificarne la temperatura e per farli arrivare perfettamente intatti nei laboratori della città toscana dove saranno oggetto di studi da parte dei tecnici. Tra una ventina di giorni poi arriveranno i risultati e la relazione tecnica che saranno consegnati per capire come e quando potrà partire il dragaggio. «Questa è una bella zona – raccontano anche al di fuori degli impegni lavorativi – non la conoscevamo e ci piace, torneremo per visitare le Tremiti – rivelano – ma possiamo dire che si tratta di un porto turistico, con il nostro lavoro abbiamo operato in porti industriali le cui condizioni erano ben più gravi di questo».

Ad attendere l’intervento della pulizia del fondale portuale, sono soprattutto i pescatori che lamentano da anni il rischio che la mancanza del dragaggio crea. «Rientrare in porto quando è maltempo e con il mare grosso diventa pericolosissimo – spiegano – se sbagliamo, rischiamo di spaccare la barca, affondare e magari farci anche male. Il dragaggio è un intervento che deve essere fatto e anche in tempi brevi».
Visti anche i prelievi effettuati, le operazioni dovrebbero essere sempre più imminenti. Ad occuparsene sarà la società La Dragaggi di Chioggia.

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