Cronache

Sea cambia nome e scoppia la guerra col Comune. Tutti contro tutti e ci rimettono i cittadini

Nuova polemica sul cambio di denominazione della municipalizzata che dovrebbe chiamarsi "Siamo": una modifica "costosa e inutile" secondo sindacati e lavoratori che rientra in una riorganizzazione più generale disattesa secondo Palazzo San Giorgio. Non la pensano così i vertici della Sea: "Abbiamo fatto tutto" afferma il presidente Sabatini. Polemica tra 5 Stelle e sindaco. Gravina: "Battista interviene solo quando gli fa comodo e scarica le responsabilità sul suo assessore".

C’è una nuova battaglia in atto tra il Comune e la Sea, la municipalizzata che si occupa di rifiuti e pulizia strade a Campobasso. A farla scoppiare questa volta è il ventilato cambio di denominazione della società che da Sea dovrebbe iniziare a chiamarsi Siamo. Una formalità solo apparente, capace di trascinarsi dietro vecchi rancori e diventare la miccia che innesca l’ennesima polemica tra assessore, consiglieri, sindaco, dirigente, vertici aziendali, sindacato e lavoratori.
Per capire cosa sta accadendo bisogna fare un passo indietro a un anno fa quando la giunta di Antonio Battista, su proposta del dirigente Antonio Iacobucci, ha deliberato delle linee di indirizzo per rivoluzionare la Sea. Il documento in questione (delibera 251 del 24 novembre 2016) illustrava una serie di azioni relative alla riorganizzazione generale della società e dei suoi servizi, in particolare rispetto alla raccolta differenziata partita per ora solo al centro storico e con non poche difficoltà.


La delibera di Palazzo San Giorgio – che detiene il 100 per 100 delle quote Sea – parlava anche del piano assunzionale, della rimodulazione dei contratti e delle mansioni, del nuovo piano industriale, spingeva, insomma, verso un riassetto societario che si sarebbe dovuto concludere con questo cambio del nome «anche per rendere l’azienda più moderna e dinamica dal punto di vista della percezione dei cittadini. Ma è chiaro che cambiare solo il nome senza modificare tutto il resto non ha alcun senso. E’ come cambiarsi i vestiti senza fare prima la doccia» questo spiega oggi l’assessore all’AmbienteStefano Ramundo.


La sua metafora non è casuale: un mesetto fa, giorno più giorno meno, il proponente di quella delibera, il top manager Antonio Iacobucci, ha chiesto alla Sea di fare il punto su quanto già fatto e ancora da fare rispetto a quelle linee di indirizzo presenti nella delibera. E qui le versioni sono contrastanti. Per Ramundo la delibera sarebbe stata disattesa, per Stefano Sabatini, presidente della Sea, no. «Abbiamo adempiuto in modo puntuale a tutto quanto dice quella delibera – ribadisce a telefono l’avvocato – in questi giorni chiudiamo anche il contratto di servizio mentre sul cambio di denominazione stiamo valutando cosa fare. Certo che se il socio unico (cioè il Comune, ndr) ce lo chiede non possiamo sottrarci, ma prendo anche atto della preoccupazione dei sindacati e dei lavoratori che hanno espresso la loro contrarietà».
Insomma, il cambio è ancora da valutare «ma non sarà un’operazione a costo zero perché bisogna andare da un notaio, cambiare le pec, i libretti di circolazione dei mezzi, insomma ci saranno dei costi e ci vorrà del tempo. Per questo vogliamo rifletterci per bene. Ieri, intanto, la Sea ha ottenuto il rinnovo della certificazione di qualità aziendale e ne sono soddisfatto perché vuol dire che siamo sulla strada giusta».


Contrarissimo all’operazione è anche il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Roberto Gravina il quale, nel consiglio comunale dell’8 novembre, ha presentato una interrogazione sul cambio di denominazione societaria. Nella sua risposta l’assessore Ramundo gli ha ricordato il contenuto della delibera di un anno fa «anche se non si parla di cifre» gli ha fatto notare Gravina.«Ma poi Ramundo a che titolo parla? Forse avrebbe dovuto rispondere il sindaco visto che l’assessore non ha la delega alle Partecipate e neppure alla Sea. E’ strano che Battista intervenga sulle questioni della Sea solo quando gli fa comodo e scarichi sul suo assessore quando non ha argomenti».
Il consigliere pentastellato non è l’unico a pensarla così. Lo stesso Ramundo, al centro di una mezza rivolta di lavoratori e sindacati, dice: «Quella delibera non l’ho proposta io ma Iacobucci, la mia delega è l’Ambiente e, per una piccola fetta, la raccolta differenziata. Senza Partecipate e Sea – deleghe che invece aveva il mio predecessore Nicola Cefaratti – ho le mai legate».

Il tentativo di sfilarsi dalla polemica, però, non ha convinto le Rsu di Cgil e Ugl che dopo l’interrogazione di Gravina scrivono: «Il cambio di denominazione non è motivato e toglierebbe tempo ai dipendenti, per tutto l’iter necessario. Gli adempimenti burocratici, amministrativi ed economici sposterebbero, giocoforza, per diverso tempo, le attenzioni dei dipendenti su questa operazione, rispetto alle più importanti e urgenti questioni che, quotidianamente, la Sea porta avanti, perché svolge un servizio pubblico essenziale. L’operazione, a nostro avviso, è superflua anche per il prestigio che la Sea gode nei confronti dei cittadini, conquistata grazie al lavoro quotidiano di tutti i dipendenti».
Un’opera per la quale i lavoratori esprimono «stima e considerazione (reciproca) – e in questo passaggio è chiaro che ce l’hanno col Comune – per il Consiglio d’Amministrazione, la Direzione e la struttura amministrativa, che svolgono un lavoro quotidiano di valore. Concludiamo, ribadendo la contrarietà al paventato cambio di denominazione e sottolineando come, con il denaro occorrente per il cambio di nome dell’azienda, si potrebbero acquistare nuovi macchinari, migliorando il servizio già ottimamente svolto».
Giudizio non condiviso da molte associazioni cittadine (Isde Medici per l’ambinente, Malatesta e Centro storico), come espresso nell’assemblea di ieri sera, 8 novembre. Nel pomeriggio del 9 novembre la Sea ha spiegato che sulla questione differenziata la raccolta “è realtà da maggio” e che nelle contrade “è iniziata la consegna dei mastelli con l’avvio previsto non appena tutti i cittadini entreranno in possesso del materiale necessario per differenziare. Per la raccolta differenziata c’è bisogno di coesione e diffusione di una cultura positiva, anziché gettare discreto su chi sta facendo moltissimi sforzi organizzativi per portare in tutto il capoluogo molisano la raccolta differenziata”.

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