Cronache

La particella della discordia vale 55mila euro. Il caso urbanistico si chiude, dopo 8 anni via i sigilli

Con l’assoluzione piena degli ex imputati per il palazzo di via Milano, fra cui il sindaco Greco e il costruttore Agnusdei, termina una delle vicende urbanistiche più controverse degli ultimi anni. La Procura dovrà ora rimuovere i sigilli agli alloggi sequestrati, rimasti invenduti finora. L’avvocato del costruttore, Vincenzo Scarano, commenta: "Il tribunale, nelle sue nelle motivazioni ha censurato l’ipotesi accusatoria e ha messo in evidenza che è stato lo stesso Comune di Termoli a imporre al costruttore, all’epoca, l’allineamento del fabbricato sul suolo comunale, inglobando necessariamente quei 17 metri quadrati di suolo pubblico. Non c’è stato alcun dolo. Finalmente si è messo il punto a una storia costata moltissimo al mio cliente sia in termini economici che di danno all’immagine": Una storia oggetto anche di un acceso scontro politico.

Otto anni di ricorsi, denunce, una guerra di carte bollate e una montagna di denaro speso per uno “scandalo” urbanistico finito nella più classica bolla di sapone.La storia della particella della discordia, come era stato ribattezzato il fazzoletto di 17 metri quadrati di proprietà pubblica in via Mario Milano, inglobato nel palazzo stile Mondrianrealizzato fra il 2008 e il 2009 dal costruttore Agnusdei, è finita. Dopo le assoluzioni per gli ex imputati, fra cui l’ex sindaco Vincenzo Greco, si è chiuso l’ultimo capitolo in sede civilistica.

La società proprietaria dello stabile ha riscattato la superficie “abusiva”, versando nelle casse comunali 55mila euro, così come valutato – col criterio della proporzionalità – dal consulente tecnico di ufficio nominato dal giudice. Dunque la Zeta Costruzioni Srl è diventata proprietaria di quel pezzetto di suolo, e dopo tanti anni può sperare di vedere rientrare presto nella sua disponibilità i quattro appartamenti sequestrati. Già. Perché nel palazzo di via Milano, moderno e con affaccio vista mare, realizzato in bianco, rosso, giallo, nero e azzurro, ci sono quattro unità abitative che la Procura aveva sottratto al costruttore perché insistono sulla famosa particella. Per due, già acquistate, era tata concessa la facoltà d’uso. Su altre due invece erano stati apposti i sigilli giudiziari «e non sono mai state vendute per questo problema», precisa l’avvocato che difende il costruttore assolto con formula piena dal giudice di Larino.

Vincenzo Scarano, si appresta a chiedere il dissequestro degli appartamenti, “blindati” sul presupposto che fosse stata commessa una violazione con dolo, in una delle indagini sull’edilizia termolese che è diventata, negli anni passati, motivo di forti scontri politici, nonché principale spina nel fianco della ex amministrazione guidata dal sindaco notaio Vincenzo Greco.

Il processo penale era terminato nell’aprile scorso con 4 assoluzioni. Scagionati da ogni ipotesi di reato Vincenzo Greco, gli ex dirigenti all’Urbanistica e alle Finanze Luigi Berchicci e Carmela Cravero, oltre al costruttore Agnusdei. Erano imputati per abuso, falso, invasione di terreni in concorso. Ma il giudice ha smontato completamente l’impianto accusatorio portato avanti dal Pm Venturi. “Il fatto non sussiste” e “il fatto non costituisce reato”: questo il verdetto dei giudici al termine del procedimento sulla particella 182 del piano regolatore del Comune di Termoli.

Le motivazioni da poco depositate mettono in evidenza diversi aspetti che hanno segnato la storia di quel palazzo, oggetto di una lunga indagine che ha visto il coinvolgimento di Guardia di Finanza e Carabinieri, con blitz in Comune per acquisire o fascicoli in municipio per ricostruire una vicenda complessa cominciata nel 1970, quando la famiglia Cieri fece una permuta con il Comune di Termoli per una particella di via Mario Milano, proprio dove oggi svetta il variopinto palazzo a quattro piani. Ma per una dimenticanza dell’allora segretario comunale , che avevo omesso di fare la voltura , la permuta non era mai diventata effettiva. Una falla che aveva aggiunto un bel po’ di caos a una storia già sufficientemente controversa.

Il tribunale, nelle sue nelle motivazioni «ha censurato l’ipotesi accusatoria» spiega l’avvocato Scarano, e «ha messo in evidenza che è stato lo stesso Comune di Termoli a imporre al costruttore, all’epoca, l’allineamento del fabbricato sul suolo comunale, inglobando necessariamente quei 17 metri quadrati di suolo pubblico». Non c’è stato però, secondo i giudici, alcun dolo. «È caduta completamente l’accusa secondo la quale Greco e Berchicci avrebbero omesso deliberatamente di rivendicare la particella per attribuire un vantaggio ingiusto al costruttore, con conseguente danno a carico del Comune» prosegue il legale di Agnusdei, sottolineando anche che nel processo si è scoperto che la rappresentazione dei terreni catastali non coincideva con la situazione reale dei luoghi e che la condotta del costruttore e quella dell’amministrazione, «oggetto di attacchi politici da parte dell’opposizione di quegli anni, che ha fatto denunce e d esposti, non sono state illegittime, ma sono state tenute in maniera corretta per garantire l’interesse pubblico».

Il sindaco Greco d’altronde, una volta preso atto che quei 17 metri di terreno occupati dalla proprietà privata erano in realtà di proprietà pubblica, aveva voluto mettersi a posto revocando i due permessi a costruire dati nel 2003 e nel 2009. Ma il Tribunale Amministrativo del Molise aveva accolto subito il ricorso della Zeta Costruzioni e aveva a sua volta annullato il provvedimento di revoca dei permessi. «Sono stati considerati insussistenti tutti e tre i diritti – spiega ancora Scarano – ed è stato rilevato il difetto di suolo nella occupazione della particella. Si pretendeva che il costruttore pagasse non solo l’occupazione del suolo, ma anche la sopraelevazione, mentre la vicenda si è chiusa con un esecuzione dal punto di vista civilistico solo per la cifra ritenuta idonea».
Ora Agnusdei può vendere i due appartamenti sequestrati, chiudendo una lunga storia che ancora una volta, al di là delle vittorie e delle sconfitte giudiziarie, mette in luce come l’urbanistica, a Termoli, continui a essere una patata bollente.

Più informazioni
commenta