Il ricordo della strage di san giuliano

Una generazione di ventenni che non c’è. “La ferita non si chiude, in altro Paese avremmo evitato”

Con i 30 rintocchi delle campane nel cimitero del paese, la comunità di San Giuliano di Puglia e l’intero Molise hanno ricordato i 27 bambini morti nel crollo della scuola Jovine, la loro maestra e le due donne decedute per il sisma di quindici anni fa. Alla presenza del capo della protezione civile e della autorità, non sono mancate le riflessioni anche sulle condizioni delle scuole italiane e sulla sicurezza negli edifici pubblici e privati. «Dobbiamo lavorare sempre di più per questo - ha affermato il capo Angelo Borrelli - anche con la pianificazione delle emergenze. Questa sarà una ferita che non guarirà mai». Presente anche l’ex capo Guido Bertolaso: «Abbraccio le famiglie, in un altro paese non sarebbe successo e avremmo evitato la morte».

Quei bambini adesso sarebbero ragazzi, ventenni. Chissà cosa avrebbero fatto, quali sogni avrebbero inseguito, quali studi avrebbero intrapreso e avrebbero scelto per raggiungere un futuro magari lontano dal loro paese d’origine, San Giuliano di Puglia o magari chissà in quel posto che per loro era casa. Una comunità di qualche migliaio di cittadini che non potrà mai rispondere a queste domande. Dei 27 bambini, molti dei quali nati nel 1996, adesso resta il loro ricordo e un angolo del cimitero del paese tra le colline dell’hinterland molisano. Un angolo che non sembra dentro un luogo sacro, ma una cameretta come tante. Dove i fiori non mancano mai, colorano quello spazio, dove i gagliardetti appesi delle squadre del cuore sono vicini l’uno all’altro, senza contese sportive, dove peluche e frasi in ricordo sono accanto ai cappelli degli agenti e ai caschetti dei vigili del fuoco che quel 31 ottobre del 2002 arrivarono per primi in quella scuola divenuta in pochi istanti un cumulo di macerie alle 11.32.

Quindici anni dopo, oggi – martedì 31 ottobre 2017 – quella comunità come tutto il Molise non dimentica e non può farlo. Oggi come allora e forse anche più l’emergenza sicurezza nelle scuole è il tema fondante di ogni città, di ogni comunità e dell’Italia intera. Perché oggi non si ricordano solo i 27 bambini, la loro maestra e le due donne morte in paese con il sisma, si ricorda che un errore del genere non deve più accadere. Si ricorda che quando una mamma e un papà lasciano a scuola un figlio, devono sapere di poterlo rivedere, devono sapere di poterlo riabbracciare e di poterlo riportare a casa.

Oggi, quei genitori trascorrono le loro giornate davanti alle tombe dei loro figli, troppo piccoli per andare via, troppo piccoli per trovare una foto da mettere al cimitero. Perciò i loro volti sono sorridenti con il grembiulino stirato nel primo giorno di scuola, in posa davanti alla macchinetta fotografica di papà per l’ingresso in un mondo nuovo. Oggi, come ogni giorno, sono lì di buon mattino, davanti alle tombe dei loro figli con accanto i ragazzi sopravvissuti e quelli nati dopo. Quelli che non hanno conosciuto i loro fratelli e sorelle maggiori, ma che sanno perfettamente perchè ogni giorno con mamma e papà fanno tappa al cimitero per portare un saluto.

30 rintocchi di campana, lenti e fortissimi hanno squarciato il silenzio di una mattinata di sole in paese, nel cimitero forse troppo piccolo per contenere le tante persone arrivate per il ricordo delle vittime. Non solo autorità civili e militari, ma anche e soprattutto un paese che continua ad andare avanti, a vivere le giornate con una parte del cuore fatta a pezzi, «con una ferità che non potrà mai rimarginarsi», come ha affermato il nuovo capo della Protezione Civile italiana Angelo Borrelli.

«E’ fondamentale investire in prevenzione, continueremo a farlo – ha affermato poco prima di presenziare alla cerimonia di commemorazione al cimitero – a distanza di 15 anni l’Italia è più sicura, ma bisogna continuare ad investire sulla prevenzione strutturale, sulla messa in sicurezza delle scuole e degli edifici privati, oltre alla prevenzione non strutturale con la pianificazione delle emergenze e con interventi per limitare eventi sismici e dannosi. Tornare – ha aggiunto con un pensiero personale – era doveroso, ci sono stato e sono tornato anche altre volte, ma come capo dipartimento ritenevo giusto essere qui oggi, il paese è bello, ma si deve capire che qui le nostre coscienze saranno turbate e le ferite non saranno mai guarite».

In paese, arrivato senza grandi proclami e grandi annunci, anche l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, cittadino onorario di San Giuliano. « Ho un ricordo affettuoso del paese, mando un abbraccio alle mamme e ai papà e ai parenti degli insegnanti, sarebbero 21enni adesso quei bambini lo sappiamo. Continueremo a crescere con loro fino a quando avremo la forza di ricordare questa grande tragedia che se fossimo stati in un paese diverso saremmo anche riusciti ad evitare».
Poi il corteo verso il Parco della Memoria, dove sorgeva la scuola Jovine, lì alla presenza anche delle associazioni di volontariato il ricordo e la posa delle corone.
Da quel 31 ottobre 2002, qualcosa è cambiato, ma si deve continuare a a lavorare perchè nessun bambino in un normale giorno di scuola non torni più a casa.

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