Cronache

Migranti al villaggio, non sarà un normale centro di accoglienza: “Tempi rapidi per i rimpatri”

La prefetta di Campobasso Maria Guia Federico annuncia in una conferenza stampa sul Patto per la sicurezza che il villaggio post sisma sarà un centro diverso da quelli di accoglienza sparsi sul territorio molisano. «La tendenza non è più quella, il Ministro dell’Interno è venuto incontro alle nostre richieste. Lì saranno ospiti persone soggette al rimpatrio volontario». Una procedura poco conosciuta che assiste i rifugiati nel ritorno al Paese d’origine. «Non rimarranno quindi due anni con i problemi che ne conseguono».

È stata la prefetta di Campobasso, un po’ a sorpresa, a svelare il futuro del villaggio post sisma di San Giuliano. Che dovrà ospitare migranti è risaputo da anni, che saranno 250 e non 500 invece è notizia di qualche giorno fa. Ma adesso si sa anche che «non sarà un normale centro di accoglienza ma un centro di rimpatri volontari».

La numero uno del palazzo di governo di Campobasso lo ha pubblicamente dichiarato a margine della conferenza stampa sull’avvio dei lavori di installazione di 503 telecamere sul territorio regionale, così come previsto dal Patto per la sicurezza. «Abbiamo portato a casa un risultato importante – ha detto riferendosi al vertice capitolino col Ministro Marco Minniti -. Abbiamo ottenuto una riduzione del numero di immigrati in arrivo perché il ministero ha riconosciuto come fondate le nostre ragioni. Si sta andando in controtendenza, non più grossi centri di accoglienza come prima».

E non solo, dato che i 250 migranti che arriveranno nei prossimi mesi a San Giuliano non saranno i richiedenti asilo che provano a costruire il loro futuro in Italia o in un altro Paese dell’Unione europea. «Sarà un centro dedicato ai rimpatri volontari, dove il migrante non resterà due anni, quindi nessuna stanzialità ma un movimento continuo. Questo dovrebbe eliminare i problemi di ordine pubblico. Inoltre avremo un posto di polizia e una struttura medica che si occuperà di loro».

Ma cos’è un centro di rimpatrio? La denominazione ufficiale è Rva, rimpatrio volontario assistito e reintegrazione. Consiste in un percorso a favore di coloro che vogliono o devono fare ritorno nel Paese di provenienza. Infatti nonostante la dicitura di “assistito”, la procedura è valida anche per chi viene espulso. Il migrante viene aiutato nella verifica dei documenti, nell’acquisto del biglietto aereo, e riceve una modesta somma da impiegare all’arrivo per le prime necessità nel proprio Paese.

Le categorie che rientrano nella procedura sono molte. Le principali riguardano soggetti vulnerabili, vittime di tratta richiedenti o titolari di protezione internazionale o umanitaria, cittadini stranieri che non soddisfano più le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno, cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento e trattenuti nei Centri di accoglienza, cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione a cui sia stato concesso un periodo per la partenza volontaria.

«Rimarranno a San Giuliano il tempo necessario alle operazioni di rimpatrio – ha spiegato la prefetta – verso il Paese d’origine». Una ulteriore novità potrebbe arrivare in tema di viabilità. «Abbiamo prospettato al ministero le difficoltà di accesso al centro e potranno essere finanziati progetti funzionali all’utilizzo del centro. Mi riferisco non certo alla strada fra Campobasso e San Giuliano quanto a quelle interne al paese che hanno problemi di dissesto».

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