Cronache

Molise, popolo anziano e malato di Alzheimer. “Peggio del cancro, non si guarisce”

Nella giornata mondiale dedicata a questa patologia, la nostra regione scopre numeri drammatici: c’è il doppio dei malati registrati in tutta Italia. Ma la situazione potrebbe essere più grave: "In tanti piccoli paesi magari ci sono anziani affetti da Alzheimer ma non lo sanno neppure. Purtroppo l’assistenza offerta dal sistema sanitario regionale è insufficiente", sostiene il dottor Mino Dentizzi, responsabile del centro di via Toscana a Campobasso, l’unica struttura pubblica presente su tutto il territorio regionale e che assiste una trentina di persone allo stadio iniziale della malattia. Ad ottobre saranno coinvolti in un progetto sperimentale con l’Università del Molise per capire i benefici del nordic walking sulla patologia. L’assessorato alle Politiche sociali del Comune, invece, è al lavoro per realizzare l’iniziativa ’Città amica della demenza’.

Avete mai letto il libro di Nicholas Sparks ‘Le pagine della nostra vita’? Moglie e marito divisi dall’Alzheimer, una forma di demenza ancora sconosciuta ai più. Forse un po’ come quello che sta succedendo a Pasquale Ciamarra e alla moglie Maria Teresa. La donna, un’insegnante di Torella del Sannio, non aveva nemmeno 60 anni quando ha scoperto di soffrire di una malattia ancora incurabile. «Questa malattia è più terribile del cancro perché da lì si può anche guarire, dall’Alzheimer no», spiega il signor Pasquale. Racconta il suo calvario a margine della conferenza stampa organizzata in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer nel Centro di via Toscana a Campobasso, l’unica struttura pubblica presente sul territorio molisano per persone che soffrono di tale patologia. Un punto di riferimento anche per le famiglie che spesso si ritrovano impotenti di fronte al morbo che trasforma chi ne soffre.

«Come ci siamo accorti della malattia di mia moglie? Aveva deficit di memoria, ripeteva le cose, faceva le stesse domande. E poi il cambiamento di umore: si passa dall’ilarità all’aggressione, dalla gioia alla volontà di suicidio. Sono cose indescrivibili, ci ritroviamo a vivere con altre persone», dichiara ancora il signor Ciamarra. Per le famiglie è un peso anche dal punto di vista economico: «Noi spendiamo 2500 euro al mese per venire a Campobasso da Torella del Sannio con l’auto e per pagare l’assistenza sanitaria nel pomeriggio visto che il servizio sanitario regionale paga solo per la mattina. Tuttavia, se non c’era questo centro che assiste tutti con un’umanità incredibile, credo che i malati sarebbero morti. E poi forniscono un’assistenza anche a noi familiari».

In Molise si contano circa 5000 malati, l’1,7% della popolazione.Forse ce ne sono anche di più: nei paesi più piccoli non si riesce a monitorare perfettamente il fenomeno né gli anziani fanno controlli adeguati. Ad ogni modo, il dato regionale è un numero elevato, quasi il doppio della media italiana: 1% della popolazione, 600mila casi nel 2016 su 60 milioni di abitanti. Ci vorrebbero, dunque, più strutture per rispondere meglio alle esigenze della popolazione. Invece la realtà è tutt’altra. «Le famiglie hanno pochissimi sostegni: al di là dell’assistenza domiciliare che riesce a coprire 150 malati di Alzheimer in Molise e calcolando che i malati con demenza sono circa 5000 in questa regione, ci accorgiamo del divario enorme che c’è tra la richiesta di assistenza e l’assistenza offerta», conferma il dottor Mino Dentizzi, responsabile del Centro di via Toscana. «Non ci sono strutture residenziali dedicate ai malati di Alzheimer, quelli che non possono più stare nelle loro abitazioni vengono portati in normali case di riposo dove non hanno adeguate cure e spesso danneggiano anche l’assistenza di altri malati».

Un grosso buco nero, inoltre, è l’assenza di un piano regionale per le demenze anche se il G8 l’ha definita come una priorità, fissando l’obiettivo di trovare una cura entro il 2025. Qualche anno fa il governo ha dato il via ad un piano nazionale imponendo alle Regioni di adottarlo e di adattarlo alle proprie realtà. «Il Molise ancora non si è dotato di questo piano, da cui dovrebbero discendere anche le linee guida sui servizi che bisognerebbe assicurare a questi malati».
Nel frattempo il Comune, il Centro Alzheimer dell’Asrem e l’Istituto di Neurologia della Università del Molise si uniscono per dare vita a due progetti. Il primo prenderà il via ad ottobre e coinvolgerà trenta persone affette da questa patologia: sarà verificato scientificamente come il nordic walking può avere benefici per contrastare il morbo. Un’idea sperimentata durante la ‘Settimana del buon invecchiamento’ organizzata dall’Assessorato alle Politiche sociali di palazzo San Giorgio.

Inoltre Campobasso diventerà una ‘città amica della demenza’. «Lavoreremo con il Centro Alzheimer dell’Asrem e l’Università per organizzare corsi di formazione per operatori del settore e speriamo anche di coinvolgere le attività commerciali perché può capitare che una persona con problemi di demenza si trovi spaesato in un negozio e possa essere aiutato. Cercheremo di creare una rete sul territorio», spiega l’assessora Alessandra Salvatore. In cantiere ci sono altre iniziative che potrebbero consentire di alleviare il calvario vissuto dai malati e dalle loro famiglie.
«E’ una malattia che purtroppo non è possibile curare, non esiste una terapia in grado di bloccare la malattia», conferma il docente dell’Unimol, il professore Alfonso Di Costanzo. «I farmaci in uso hanno come effetto di rallentare un po’ gli effetti o controllare i disturbi comportamentali. Dunque, sono estremamente importanti la ricerca e la prevenzione, anche perché con il progressivo invecchiamento della popolazione i casi aumenteranno».

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