Raid nei vigneti di nuova cliternia

30 ettari distrutti da unica mano: fucili in ogni vigna. Agricoltori aspettano “pizzo autorizzato”

Sette le aziende di Campomarino colpite dai “vandali” nell’arco di dieci giorni, e danni per circa 400mila euro che nessuna compagnia assicurazione risarcirà. Chi si è per ora salvato dagli scempi notturni presidia i vigneti con i fucili durante la notte. Gli agricoltori di Nuova Cliternia hanno un sospetto definito: “Non si tratta di sgarri, né dispetti personali. E’ un’azione di avvertimento e ora ci aspettiamo la richiesta di pagare la vigilanza rurale, che copre anche i danni per dolo”. Finora, sostengono, non ci sono state richieste di pizzo, ma l’ipotesi è che i vigneti siano stati rovinati nell’imminenza della vendemmia per giustificare la protezione dei vigilantes privati che già coprono tutta l’alta Puglia con servizi di pattugliamento, anche armati, durante la notte.

C’è un fucile in ogni vigneto di Campomarino e comuni limitrofi che si è (per ora) salvato dal massacro. Gli agricoltori che non hanno avuto dammi, imputabili a una chiara matrice dolosa, presidiano durante la notte i rispettivi appezzamenti coltivati a uva. Armati. «Non abbiamo alternative – spiegano – non possiamo rischiare di compromettere la vendemmia, che è imminente e che alcuni colleghi hanno già iniziato a fare».

Sono consapevoli però che non si potrà garantire in eterno la difesa delle coltivazioni nelle ore notturne. Troppo dispendioso e troppo impegnativo. Quello che si aspettano – e lo ammettono durante incontri chiaramente riservati nei quali comprensibilmente nessuno vuole esporsi con il nome e la faccia – è che a breve arrivi la richiesta di vigilanza privata. Niente di illegale, anche se si potrebbe definire, e senza troppa fantasia, una sorta di “pizzo autorizzato”.

Sono tante le compagnie che nel corso degli ultimi anni, nell’alta Puglia, hanno approntato squadre di guardiani che durante la notte difendono gli appezzamenti “della zona e delle aree limitrofe”. Nuova Cliternia, che confina con la Daunia, rientra nell’obiettivo. «È un sospetto il nostro, non ci sono certezze su quello che è accaduto. Ma è un sospetto preciso, valutato con attenzione» confida uno dei sette agricoltori che ha avuto danni per 100mila euro dall’operazione erroneamente classificata come ‘vandalica’ che nell’arco di 10 giorni ha distrutto quasi 30 ettari di vigna, prevalentemente coltivata a uva nera destinata al Montepulciano, seppellita ora tra la terra e i piloni di cemento sradicati dalle zolle.

La tipologia di vigna presa di mira si definisce “a capanna” o “a tendone”, e si basa su un sistema a incastro. Una mano esperta, che conosce il sistema, può far collassare un intero vigneto tranciando i cavi in punti precisi. «È chiaro che chi ha fatto questo – continua l’agricoltore che ha perso ben 7 ettari nei quali sta ora tentando una vendemmia di fortuna a terra, perché raddrizzare i pilastri è operazione lunga e complessa e richiederebbe una manodopera numerosa che al momento non è disponibile – sapeva perfettamente dove e come colpire». E aggiunge: «In azienda abbiamo fatto perfino i conti. Per fare questo danno sono servite 4 persone che hanno lavorato almeno 2 ore e mezza». Una versione di un addetto ai lavori, che stride fortemente con l’ipotesi di una bravata, di vandali ubriachi che hanno voluto creare un danno a casaccio.

«Ma quali ubriachi, quali drogati. Questa è la stessa mano che ha lavorato con le stesse cesoie. Lo abbiamo verificato e sappiamo quello che diciamo». Se inizialmente si è fatto strada il sospetto che la distruzione dei vigneti potesse essere uno sgarro personale, un dispetto finalizzato a creare un danno a Tizio o Caio, al termine di questo raid la posizione degli agricoltori è ben diversa. «Siamo sette aziende ad aver subito un danno, troppe perché si possa pensare a una ipotesi individuale, che non si spiegherebbe visto che qui non c’è un sistema di racket per cui chiedono il pizzo e qualcuno non lo paga. Qui – aggiungono gli agricoltori interpellati – finora non è mai successo niente, è ancora un posto tranquillo da questo punto di vista, ma è evidente che le cose stanno per cambiare».
Chiarezza inquietante, che apre alla eventualità che dietro alle incursioni notturne nelle vigne ci possa essere il tentativo di creare un problema per offrire la soluzione. E la soluzione potrebbe essere, come già accaduto in Puglia una quindicina di anni fa, la vigilanza rurale.
Le normali compagnie assicurative, alle quali la stragrande maggioranza dei proprietari dei oltre 1200 ettari di vigneti coltivati in Basso Molise nella zona tra Campomarino, Portocannone e San Martino in Pensilis, non risarciscono il danno cosiddetto doloso. «C’è un indennizzo previsto per le grandinate o altre calamità naturali – spiega un altro imprenditore agricolo proprietario di un bel po’ di appezzamenti a nuova Cliternia – e noi abbiamo anche provato a verificare se esiste un modo per rientrare in questo tipo di danno. Non c’è».

Ben diversa l’offerta del Consorzio di vigilanza rurale per esempio, istituto che ha sede a Foggia ma “opera in tutta la provincia e nelle zone vicine”, come si legge sul sito web. “I servizi offerti dal Consorzio vigilanza rurale sono molteplici, e vanno dalla guardiania al portierato alla reception fino alla vigilanza e sorveglianza armata di terreni, piantagioni e capannoni industriali. L’obiettivo è proteggere persone e beni per evitare che qualcuno porti via la produzione o quello che è un determinato sito custodisce”. Niente di illegale, al contrario: si tratta di enti di vigilanza perfettamente riconosciuti che stipulano contratti e fatturano regolarmente. Eppure quanto si è verificato a Nuova Cliternia apre alla possibilità che la matrice sia proprio finalizzata a mettere gli agricoltori nella posizione di doversi difendere e quindi pagare un servizio di controllo del quale finora non c’è mai stato bisogno, «perché questa è una terra tranquilla».

Colpire qualcuno a caso per dare un segnale a tutti. Un agricoltore più esperto degli altri, che ha seguito con attenzione anche le cronache pugliesi degli ultimi decenni relative ai racket delle campagne, ha ben pochi dubbi: «Le infiltrazioni pugliesi ci sono, non è una novità e voi stessi avete riferito di interrogazioni parlamentari in proposito nelle ultime ore. Ora la verità – ammette – è che noi stiamo aspettando che arrivi la richiesta, la proposta di dotarci di vigilanti rurali per la notte. Succederà, fidatevi. Se non tra un mese, tra sei mesi, ma arriverà».

Più o meno 100 euro l’anno per ogni ettaro: questo il tariffario delle varie compagnie che gestiscono il settore. Una ipotesi condivisa con le forze dell’ordine che proprio nell’ultimo periodo sono state impegnate in una operazione di racket nelle campagne del Basso Molise. Per ora, e con la sfiducia che caratterizza chi non si sente troppo tutelato anche perché è un fenomeno diffusissimo nelle zone vicine, gli agricoltori hanno lucidato i fucili e aspettano la vendemmia, presidiando le loro terre durante la notte. Non si direbbe che siamo nella “isola felice” del Basso Molise, ma è proprio così. (mv)

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