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Fiamme in paese, evacuato il borgo, danni enormi. Canadair dopo 5 ore. “Incendio doloso”

Un incendio senza precedenti quello che ha distrutto circa cento ettari, arrivando fino al borgo vecchio e seminando distruzione fra alberi e tralicci. La zona antica, circondata dalle fiamme, è stata evacuata: danni enormi alle coltivazioni, disagi per l’elettricità, e un ritardo incredibile nell’arrivo del canadair, che solo dopo 5 ore ha effettuato qualche lancio. "Serviva a Termoli, lo capisco. Ma qui abbiamo rischiato grosso" commenta il sindaco, che ha seguito per l’intera giornata l’evoluzione preoccupante del fronte del fuoco. Fra i vigili e le forze dell’ordine, che hanno chiuso alcune strade per motivi di sicurezza, nessun dubbio: l’incendio è doloso. Lo stato d’animo generale è di rabbia e incredulità.

Alla fine di un pomeriggio di straordinario terrore, il cuore di Guglionesi è ancora bianco e irrespirabile. La cappa fa fatica ad alzarsi e la fuliggine continua a piovere frammenti sempre più piccoli, come in un finale di film apocalittico.
«Se i vigili del fuoco non avessero dato anche l’anima per aiutarci, non so davvero come avremmo fatto» commenta Leo Antonacci, dopo ore di apprensione e rabbia. La prima per le sorti del borgo, delle coltivazioni, e della gente: decine le case evacuate, specialmente quelle abitate da anziani che hanno lasciato gli appartamenti del paese vecchio per restarsene “al sicuro” nei bar o a Castellara, la villa comunale.

E la seconda, la rabbia, per i ritardi nell’arrivo del mezzo aereo, il canadair che ha lasciato Termoli solo 5 ore dopo l’inizio del rogo. «Inutile nasconderlo, fingere che non sia successo niente. Ci siamo sentiti abbandonati, è stato un inferno». Il sindaco ha gli occhi rossi per il fumo acre che le fiamme, spinte dal vento impetuoso e arroventato, hanno trascinato dappertutto.

La gente va in giro con una mascherina sulla bocca e sul naso oppure, alla meno peggio, con strofinacci e fazzoletti bagnati sul volto. Guglionesi, meno di 6000 abitanti e in questo periodo dell’anno piena anche di turisti e emigranti rientrati per le vacanze, ha vissuto oggi – 24 luglio – una delle sue giornate più terribili. Il fuoco che intorno alle 14, fomentato dall’afa e dalla temperatura altissima e soprattutto dalle violente raffiche di garbino, è partito dalla zona di Monte Capraro è arrivato fin sotto il paese in poche decine di minuti.

Ha attraversato chilometri correndo fra campi e sterpaglie, divorando alberi e saltando da una strada all’altra come in una corsa a ostacoli. Le lingue rosse hanno mangiato la periferia del paese, dalla parte sud-ovest prima e poi nella zona cosiddetta del “portello”, che purtroppo non è nuova ai roghi.

Il risultato è che decine di alberi, molti piantati decenni fa, sono stati letteralmente carbonizzati. Il tetto di una vecchia casa raggiunto dal fuoco è crollato. Per fortuna nessuno abitava all’interno. Rischia la volta della chiesa di santa Rita, abbandonata da molti anni, il cui portale è stato sfondato dai Vigili per consentire l’accesso da dentro. Ma salire sul tetto è impossibile. Ed è il tetto che è stato toccato dal fuoco, e il processo di combustione, anche se lenta, mette a repentaglio una struttura già fatiscente, che si trova fra abitazioni e ambulatori.

La polizia municipale ha interrotto la circolazione stradale lungo via Capitano Verri per ragioni di sicurezza, mentre le squadre del 115 hanno lavorato senza sosta, aiutate anche da alcuni cittadini che si sono messi a disposizione con pompe private e tanta fatica, pur di dare una mano. Lungo via Milano, che dalla zona delle Mura arriva fino nel giardino pubblico, è stato un inferno: il costone sottostante ha bruciato ininterrottamente, come pure il costone nella zona di Via Po, anche questa non nuova agli incendi.

Nessuno però, anche nel ricordo degli anziani, di questa portata e con questo carico di paura. Ad aggiungere elementi di inquietudine e interrogativi la certezza – condivisa fra amministratori e forze dell’ordine e dagli stessi Vigili del Fuoco – che il rogo sia stato di natura dolosa. Qualcuno, non si sa per quale folle ragione, ha studiato direzione del vento e percorsi, scegliendo di distruggere in questo modo un intero territorio e di creare panico e disagio, un disagio che ha avuto ripercussioni nefaste soprattutto sui più anziani e deboli.

Guglionesi ha vissuto un pomeriggio di timore e caos. Soprattutto perché il primo mezzo aereo, provvisto di un serbatoio di acqua sufficiente a sedare o almeno arginare il fronte del fuoco, è arrivato solo 5 ore dopo l’allarme. Una manciata di minuti dopo le 20, e solo dopo l’ennesimo sfogo telefonico del primo cittadino che ha protestato con veemenza per il ritardo dei soccorsi aerei. Soccorsi che la Regione Molise non ha, e che devono arrivare da fuori. E che inoltre oggi erano impegnati sul Nuclei Industriale, per il rogo che ha sfiorato la Fiat e fatto evacuare, per la prima volta dopo l’alluvione del 2003, l’intero stabilimento.

Certo sono arrivate in paese 2 mezzi del 115, con i soliti instancabili pompieri acclamati da ragazzini e ammirati dagli adulti, oltre alle associazioni di volontariato e alla Protezione Civile di Campomarino. Ma l’incendio, che ha mangiato quasi 100 ettari bruciando vegetazione incolta come campi coltivati a oliveti e vigneti, e spingendosi fino in paese, non era certamente roba che con gli idranti si potesse spegnere. E se il vento non avesse provvidenzialmente cambiato direzione in serata, nessuno se la sarebbe sentita di fare una previsione ottimistica.

«E’ certamente le incendio più grave degli ultimi decenni» spiegano gli amministratori e gli esponenti delle forze dell’ordine, presenti con la Municipale, i carabinieri della stazione locale e rinforzi da Termoli. Il fatto che sia doloso, appiccato volontariamente, aggiunge amarezza e rabbia. La sera, in paese, l’aria punge ancora la gola, mentre gli ultimi vigili fanno avanti e indietro con carichi di acqua per spegnere i focolai che circondano il paese come in una guerra.

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