Economia & Lavoro

Gli infortuni continuano alla Vibac, ma l’incontro col Prefetto è un rebus: sindacati sollecitano

In 5 giorni altri tre episodi finiti al Pronto Soccorso di Termoli, anche se fortunatamente non gravi: nella fabbrica che produce scotch del Nucleo Industriale il clima continua a essere preoccupato. E i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, che avevano chiesto la mediazione del Prefetto di Campobasso per poter avere un confronto con la direzione aziendale all’indomani dello sciopero del 21 giugno scorso, sollecitano l’incontro per il quale, a oggi, non hanno avuto alcuna risposta.

Sabato scorso un operaio si è ferito al braccio con il vetro di una porta, andato in pezzi mentre l’uomo, forse un po’ troppo bruscamente, la stava aprendo per raggiungere la stanza dove si doveva tenere un corso per la sicurezza. Un paradosso, oltre che un infortunio in azienda anche se non durante il turno di lavoro. Fatto che sta che l’operaio è stato portato in Pronto Soccorso per le medicazioni: le sue condizioni non sono gravi. Martedì è toccato a un elettricista farsi male: una leggera sindrome da schiacciamento, che si è risolta con una prognosi di pochi giorni.
E ieri mattina, 12 luglio, un altro infortunio, pure questo senza gravi conseguenze. Anche in questi ultimi due casi le vittime sono state trattate nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Timoteo, dove il numero di casi dovuti a infortuni sul lavoro in questo periodo è in deciso aumento. Tre episodi avvenuti in pochi giorni, tutti nella stessa fabbrica. Si tratta della Vibac, azienda che produce nastro adesivo e sistemi per imballaggio, con sede nel Nucleo Industriale di Termoli.

Qui, all’inizio del mese di luglio, un sessantenne si è tagliato la mano sotto una lama. Sono stati i medici del reparto di emergenza del nosocomio adriatico a salvargli le due dita con un delicato intervento chirurgico, perfettamente riuscito. Diversi infortuni hanno segnato, quasi a scadenze regolari, i mesi del 2017, un anno particolarmente “caldo” per la fabbrica, finita anche sui giornali nazionali per i licenziamento di un dipendente sorpreso a usare facebook sul posto di lavoro dopo essere stato già rireso (e sanzionato) per la stessa cosa.

Un licenziamento che aveva fatto scalpore, e aveva innescato la protesta dei sindacati sulle condizioni di lavoro in una fabbrica che è sempre stata considerata un fiore all’occhiello della realtà economica e occupazionale bassomolisana. La Vibac, oltre a dare lavoro stabilmente a 150 operai, ai quali negli ultimi mesi si sono aggiunti alcuni interinali presi dall’ex Zuccherificio, è una fabbrica consolidata che esiste da oltre venti anni.

Anche per questo, nel solco di una tradizione di buona impresa, i sindacati chiedono il dialogo con i vertici dell’azienda, rappresentati in questo momento da un direttore esterno che non fa parte della storica famiglia titolare del gruppo Vibac. Lo sciopero dello scorso 21 agosto doveva servire anche a raggiungere questo obiettivo. Ma così, evidentemente, non è stato. E in azienda non sembra che le cose siano cambiate, tantomeno che siano stati risolti concretamente i nodi portati all’attenzione, nelle scorse settimane, da Cisl, Uil e Cgil. Ovvero pioggia di sanzioni disciplinari al limite della condotta antisindacale, licenziamenti e spostamenti continui di mansioni, livello di sicurezza ritenuto troppo basso o non adeguato.
I segretari Giuditta, Scarati e Zambianchi avevano chiesto un incontro con il Prefetto di Campobasso, Maria Guia Federico, massima istituzione di sicurezza del territorio. Incontro che non è ancora avvenuto, malgrado siano trascorse settimane dall’istanza di “avere un dialogo con i vertici della fabbrica grazie alla mediazione del Prefetto per scongiurare problemi di ordine pubblico”. Ora arriva un sollecito per concretizzare l’incontro, con l’auspicio che il dialogo, fra gli altri risultati, possa anche portare a una riduzione degli infortuni, almeno quelli attribuibili a problemi di macchinari piuttosto che all’errore umano.

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