Cronache

L’infermiera killer sui nazionali. Omicidio per vendetta, la famiglia: “Capire ruolo Asrem”

Anche giornali e tg nazionali parlano dell’omicidio nell’ospedale di Venafro, avvenuto il 22 giugno 2016 e arrivato a una svolta esattamente un anno dopo con l’arresto di quella che il procuratore capo di Isernia ha definito "infermiera killer". Anna Minchella, 45 anni, è ritenuta responsabile di aver iniettato in bocca del 76enne paziente del SS Rosario, il signor Celestino Valentino, dell’acido cloridrico acquistato in un negozio di detersivi tramite una siringa a spruzzo. Una vendetta contro la figlia dell’uomo, una sua collega che per le condizioni del padre non era stata trasferita, come al contrario lei. La famiglia ringrazia gli inquirenti: «Questa notizia ci dà un po’ di serenità, ma occorre valutare la posizione dell’Asrem prima e dopo il delitto».

La vittima, Celestino Valentino di 76 anni, era in un letto d’ospedale immobilizzato e senza possibilità di parlare. Lei, l’infermiera che avrebbe dovuto accudirlo, ha comprato dell’acido cloridrico e glielo ha iniettato in bocca con una siringa a spruzzo. Una scena da film thriller, con scene di macabro. Invece è la realtà che oggi è raccontata da tutti i giornali nazionali. L’omicidio volontario di un’infermiera di Venafro, arrestata questa mattina dai Carabinieri del centro al confine con la Campania, dopo un anno di indagini.

Lei si chiama Anna Minchella, ha 45 anni e attualmente risiedeva a Ciorlano, in provincia di Caserta. Si trova nel carcere femminile di Pozzuoli, in provincia di Napoli. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice delle indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Isernia arriva a poco più di un anno da una vicenda che aveva fatto scalpore.

A ricostruirla stamattina il procuratore capo Paolo Albano in conferenza stampa. «Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai Carabinieri di Venafro, con l’ausilio del Nucleo Investigativo di Isernia e del Ris di Roma, coordinate da questa Procura della Repubblica, l’infermiera nel pomeriggio del 22 giugno dello scorso anno, si è introdotta all’interno del reparto di lunga degenza del SS Rosario iniettando con una siringa a spruzzo nel cavo orale di un paziente ricoverato per ictus, Celestino Valentino, 76enne di Pratella (in provincia di Caserta) acido cloridrico». Una sostanza gravemente dannosa che «gli ha causato gravissime lesioni agli organi interni, per le quali moriva dopo una settimana di atroci sofferenze all’ospedale civile di Isernia, dove era stato successivamente trasferito».

A inchiodare quella che il procuratore definisce «infermiera killer» è stato anche il filmato di una telecamera interna di un negozio di casalinghi di Venafro dove la donna era andata a comprare l’acido. Un omicidio quindi ben studiato. Agghiacciante il movente che l’avrebbe spinta a compiere il gesto.

«Il movente dell’omicidio, ricostruito nel corso dello sviluppo delle attività investigative rivelatesi particolarmente complesse – afferma il dottor Albano -, appare riconducibile al sentimento di vendetta maturato a seguito di un provvedimento di trasferimento per riduzione di organico, dall’ospedale di Venafro a quello di Isernia, che l’infermiera non aveva accettato mettendosi in aspettativa, ritenendo di essere stata in qualche modo danneggiata a vantaggio di una sua collega anch’essa in servizio nel medesimo ospedale». Si tratta infatti della figlia della vittima, che proprio per la grave situazione del genitore, a differenza sua, non era stata trasferita.

La notizia dell’arresto di Anna Minchella rasserena almeno parzialmente la famiglia del singor Celestino. «È un risultato rilevante su un piano processuale quanto determinante su un piano emotivo» afferma l’avvocato Alfredo Ricci, ricordando che al momento del fattaccio il 76enne «era immobilizzato in un letto dell’ospedale “SS. Rosario”, senza possibilità di deambulare né di parlare, quando venne aggredito da una persona che gli somministrò violentemente per via orale una sostanza caustica. Non poté difendersi e neanche urlare per chiedere aiuto. La sostanza caustica corrose gli organi interni fino a provocare la morte del signor Celestino dopo una lunga e atroce agonia durata giorni».

Per l’avvocato «questo arresto non restituisce il signor Celestino ai suoi familiari, ma avvia il percorso della giustizia verso un risultato definitivo, confidando che il processo inizi quanto prima e consente di evitare che l’indagata possa fare del male ad altre persone, tenuto conto che da diversi mesi aveva ripreso a lavorare come se nulla fosse». Anna Minchella era stata infatti reintegrata al lavoro, malgrado la grave accusa che pesava sulle sue spalle e tra l’altro a stresso contatto con la figlia della vittima. Anche per questo il legale della famiglia aggiunge: «Il tempo e l’esame del fascicolo di indagine, non appena disponibile, dirà come sono andati in dettaglio i fatti; si capirà anche il ruolo dell’Asrem, sia dei dipendenti ospedalieri sia della direzione aziendale, in questa vicenda, prima e dopo».

Tuttavia Ricci conferma che «per ora l’arresto dell’indagata restituisce un po’ di serenità a chi, i familiari della vittima, da un anno vive un incubo, pur nella fiducia mai perduta nella Giustizia e negli inquirenti. Con l’occasione i familiari del signor Celestino intendono ringraziare, e in modo non formale ma sentito, tutti coloro che hanno profuso in questo anno il massimo impegno professionale nelle indagini. Il ringraziamento di cuore va, in particolare, al Procuratore dottor Albano e a tutti i Carabinieri del Nucleo Operativo di Venafro, comandati dal Maresciallo Falegnami. Potrebbe dirsi che hanno fatto il loro dovere, è vero; ma è vero che il proprio dovere si può fare in molti modi, e chi si è impegnato in questa vicenda lo ha fatto con una serietà, una dedizione e un’umanità che fanno onore alle persone e allo Stato che rappresentano. Per questo a loro va il ringraziamento dei familiari del signor Celestino».

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