Cronache

La monnezza clandestina nella discarica legalizzata in pieno centro. Partono le denunce

I residenti di palazzo Narducci, in piazza Monumento, stanno pensando di rivolgersi alla Procura della Repubblica se non vedranno tutelato il loro diritto a non dover convivere con il degrado, la puzza e i rischi di una discarica abusiva nella loro isola ecologica. "Finora ci hanno proposto soluzioni ridicole, tipo tenere i bidoni chiusi. Ma qua vengono a portare l’immondizia da tutta la città, e nessuno controlla. E i ristoranti gettano gli scarti del pesce nell’inerzia di Asrem e Comune" spiega uno degli inquilini, mostrando in che stato è ridotto il box di legno la cui porta è rotta praticamente da sempre.

Se il Comune di Termoli e la Asrem non interverranno «prima che noi residenti passiamo un’altra estate di puzza, degrado e rabbia», scatteranno le denunce. In fondo la tutela della salute pubblica è un impegno inderogabile per le Istituzioni, e «noi rischiamo di prenderci malattie, in questo immondezzaio praticamente tollerato da tutti».

L’immondezzaio in questione è tecnicamente una “isola ecologica”. Quella di via Saverio Cannarsa, che serve il più grande palazzo della città, il condominio Narducci. «Ma ovviamente – spiega Massimo, che lì ci abita, indicando le montagne di buste puzzolenti una sull’altra, dentro e fuori il box di legno – è impensabile che una quarantina di condomini producano rifiuti in quantità industriale come mostra questa scena che si ripete da anni».

L’ultimo atto della saga, che a sfiorato il ridicolo e l’incredibile in più di una occasione, risale allo scorso autunno, quando l’ufficio Igiene della Azienda sanitaria, chiamata in causa insieme con la Teramo Ambiente e con il Comune, ha ordinato ai residenti di chiudere i bidoni con le apposite chiavi, per evitare “interferenze” esterne. «Cosa che è stata fatta, ma come si vede i rifiuti veri qua dentro non li portiamo noi. Anzi, noi rischiamo di non poterceli portare più, visto che una donna anziana che abita nel palazzo l’altro giorno si è sentita male appena entrata…».

La porta è rotta, praticamente da sempre. Se anche inquilino di buona volontà si prende la briga di chiuderla ogni volta, viene puntualmente spalancata da chi arriva, in modo clandestino, da altre zone. E comunque il fatto che l’ingresso dell’isola sia chiuso non cambia troppo le cose: «Qua scaricano rifiuti di ogni tipo, dall’umido agli elettrodomestici rotti, lasciandoli anche fuori. Non è possibile».

Le tracce di percolato gocciolato da bustoni di rifiuti organici impresse sul pavimento, la cui scia finisce proprio nel box di via Cannarsa, sono inequivocabili. Raccontano di ristoranti («e noi sappiamo anche chi sono») che la notte, dopo una serata di tavoli pieni e cucina a pieno regine, si libera degli scarti di pesce in modo facile. E a quanto pare tollerato.

Sembra che a nessuno importi molto della discarica legalizzata a due passi da piazza Monumento, immagine-simbolo della città che in questo periodo comincia a riempirsi anche di turisti. Della puzza che il caldo amplifica, dei topi che banchettano, degli insetti che svolazzano, dell’appiccicume che attacca come un morbo tutta la zona.

Una infinità di note e solleciti ha raggiunto finora anche il Prefetto e i carabinieri, oltre ai Vigili Urbani, chiamati nelle giornate peggiori di odori nauseanti e inciviltà. «Ma, gira e rigira, rassicurazioni verbali a parte, non è stato fatto nulla per risolvere il problema». Nemmeno una telecamera, una di quelle che costano poco ma che sono utili a monitorare gli abusivi dell’isola.
«Non ci hanno dotato di un sistema a codici né di un minimo di controllo. Arrivano da tutta la città, e in modo particolare dai ristoranti qua attorno. Adesso non se ne può più, ricorreremo alla Procura della Repubblica se non si risolve questo schifo».

Ha il sapore di una minaccia, e in un certo senso lo è. Ma i condomini di Palazzo Narducci non hanno più strumenti per difendersi dall’inciviltà, dalle violazioni della legge, e anche, avvertono, «dal sopruso delle istituzioni che non solo non ci difendono, ma che ignorano il nostro diritto a vivere in un ambiente sano, così come il diritto, e non solo il dovere, di fare la raccolta differenziata».

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