Cronache

Il Viminale revoca l’appalto del Cara di Foggia alla Senis Hospes, la holding di Aceto

Lo ha annunciato a “La Gabbia”, su La7, la Prefetta Gerarda Pantalone, braccio destro del Ministro Minniti per immigrazione e accoglienza. Le condizioni terrificanti nel centro di prima accoglienza di Borgo Mezzanone, documentate dal programma di Gianluigi Paragone dopo lo scandalo fatto emergere da Fabrizio Gatti su l’Espresso, ha spinto il Viminale a sospendere la gara d’appalto alla cooperativa potentina che in Molise gestisce tre strutture per l’accoglienza dei migranti e la cascina Global Service, commissariata per infiltrazioni mafiose nell’inchiesta di Mafia Capitale. Il presidente di Senis Hospes, interessata alla gestione del centro Hub di San Giuliano di Puglia, è un guglionesano: Camillo Aceto, presidente.

Il Viminale stoppa la gestione del centro di prima accoglienza di Foggia alla Senis Hospes, la holding che anche in Molise gestisce alcune strutture per l’accoglienza dei migranti, e il cui presidente è un guglionesano. Camillo Aceto, che fino a qualche mese fa era anche vicepresidente della Cascina, regina delle mense e del catering nel centro-sud, è il numero uno della società potentina, finita diverse volte nel mirino di inchieste giornalistiche e giudiziarie.


Dopo l’inferno di Borgo Mezzanone che Fabrizio Gatti ha raccontato su L’Espresso nello scorso settembre, con un reportage esclusivo nel quale il giornalista, fingendosi un migrante e nel ruolo di infiltrato, ha documentato le terribili condizioni della struttura e il sovraffollamento, arriva un’altra rogna. Questa volta la denuncia sulle pessime condizioni di vitto e alloggio del centro di Foggia affidato alla Senis Hospes (grazie a una offerta molto bassa finita nel mirino dell’Autorità Nazionale Anticorruzione), arriva dal programma in onda su La7 “La Gabbia”. Nei giorni scorsi e la trasmissione si è occupata del Cara di Foggia, mostrando con video inediti violenza, criminalità, prostituzione, migranti sistemati in corridoio o nella mensa perché in numero doppio rispetto alla reale capienza della struttura.

Il Cara, uno dei più grandi in Italia, al massimo può arrivare ad accogliere 700 migranti, ma questo è vero solo sulla carta. Nella realtà, complice l’emergenza che con l’arrivo della bella stagione moltiplica gli sbarchi e gli arrivi dalle coste libiche, ospita fino a 1500 profughi.Che non avendo spazi né servizi vivono in condizioni precarie e perfino raccapriccianti. Così il caso sollevato da La Gabbia e avvalorato da video-reportage, è arrivato all’attenzione del Ministero agli Interni.

In una intervista di pochi giorni fa, successiva alla inchiesta giornalistica, la Prefetta responsabile per il Viminale di immigrazione e accoglienza, Gerarda Pantalone, fa un annuncio importante. Il centro di Foggia non si può chiudere, dice, ma «il contratto alla Senis Hospes è stato revocato, e la gara d’appalto dovrà essere rifatta».Anticipando addirittura lo spacchettamento dei servizi in quattro settori funzionali , che decreteranno la fine del monopolio della holding potentina su uno dei centri di prima accoglienza più importanti e redditizi d’Italia, che incassa un milione ogni mese. Una cifra record.

Eppure la notizia, che lascia intuire una indagine ministeriale sul gestore del Cara, è ancora avvolta nel silenzio, non ha ancora incrociato l’attenzione dei media pugliesi. Una notizia che coinvolge anche il Molise per una doppia ragione. Prima di tutto perché il presidente della Senis è un molisano, e poi perché proprio la Senis, già finita in diverse inchieste della stampa nazionale e nelle carte giudiziarie di Mafia Capitale, è una delle ditte candidate a vincere, forte di una esperienza nel campo e della possibilità di presentare una offerta economicamente vantaggiosa, la gestione del futuro centro Hub di San Giuliano di Puglia.

Nata nel 2008 come cooperativa sociale, ha il suo cuore amministrativo a Senise, provincia di Potenza. Qui c’è una sede legale dove, sempre sulla carta, lavorano oltre 300 persone, delle quali gli inviati de “la Gabbia” ne hanno però trovate solo due, che peraltro si sono rifiutate di incontrarli e spiegare.
Sono più di seimila i migranti che la società potentina gestisce nel centro sud, dalla Calabria a Lazio, dalla Puglia al Molise, regione quest’ultima in cui i centri di accoglienza che fanno riferimento alla Senis si trovano a Petacciato (Le Dune) e a Larino e Agnone (centri Sprar). Coinvolta nella inchiesta di Mafia Capitale sulla cupola romana che gestiva il business dei migranti, è stata commissariata in uno dei suoi rami di azienda principali, la Cascina Global Service, della quale fino ad alcuni mesi fa Camillo Aceto era vicepresidente.

Già finito nei guai per lo scandalo delle mense di Bari e condannato, è lui – originario di Guglionesi – il numero uno della società, che grazie al Cara di Foggia incassa un milione al mese per l’accoglienza. Una gara vinta ma ora sospesa, che dovrà essere rifatta e che non prevederà più un solo gestore, almeno secondo le parole della Prefetta Pantalone.
Mentre il Viminale sta seguendo i lavori della nuova recinzione che separa il Cara dal campo-ghetto, dove i clandestini sono arrivati a tremila e cinquecento, la Senis Hospes ha cominciato a “svuotare” il centro di Borgo Mezzanone del surplus di ospiti, mandati presso strutture ricettive vicine.

Intanto a San Giuliano di Puglia il progetto che trasforma gli chalet del villaggio provvisoriodove i cittadini hanno vissuto anni, nell’attesa della ricostruzione post terremoto, va avanti. Qui dovrebbero trovare ospitalità 500 migranti. Il Comune – al quale dovrà essere corrisposto l’affitto per il villaggio, che appartiene a San Giuliano – ha espresso preferenza per famiglie con bambini o minori non accompagnati, ma difficilmente l’intero spazio disponibile potrà essere destinato esclusivamente a questo tipo di migranti, considerati più docili e meno ostici a parte della popolazione. Per ora è in dirittura d’arrivo l’appalto da 3 milioni di euro che trasformerà le casette di legno nei nuovi alloggi per richiedenti asilo.

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