Questa mattina un bellissimo esemplare di magnolia è stato trapiantato nel cortile della scuola media di Portocannone. L’albero, donato alla comunità dal primo cittadino Giuseppe Caporicci, è divenuto il simbolo della legalità all’indomani delle stragi del 1992 che provocarono la morte di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e della loro scorta. L’Albero della legalità ha messo, dunque, radici a Portocannone in un luogo simbolo dell’educazione e della formazione come la scuola. Albero che non vuole essere «solo un simbolo da ricordare annualmente – dichiara Caporicci – ma un monito affinché, a partire dalle giovani generazioni, l’intera comunità possa ritrovare quel sano spirito di partecipazione e collaborazione attiva e diventare nuovamente protagonista».
Così, dopo il trapianto dell’Albero della legalità, l’esecuzione dell’Inno nazionale di Mameli eseguito dagli studenti dell’istituto, il convegno si è aperto con i saluti ai presenti del primo cittadino che nel ricordare «dell’enorme significato che acquisterà nel tempo», ha letto i due telegrammi di saluti inviati per l’occasione da Maria Falcone e Salvatore Borsellino, rispettivamente sorella e fratello dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
«Bisogna iniziare a combattere e a eliminare quel poco di mafia che c’è dentro ognuno di noi. Bisogna essere comunità attive e partecipare, partire dell’educazione delle giovani generazioni per avere un futuro migliore».
La parola poi passa al Dirigente scolastico Cristina Acciaro che ha presentato i relatori e ha ringraziato «tutti i docenti della scuola che da molto tempo dedicano il loro tempo non solo all’insegnamento scolastico ma anche all’attivazione di percorsi di legalità all’interno della scuola».
È stata la volta poi del Presidente emerito della Corte Costituzionale, il professor Paolo Maddalena. Due sono le parole d’ordine per il professore Legalità Costituzionale. «I principi e valori della nostra carta Costituzionale si rafforzano attraverso questo tipo di iniziative fatte in luoghi simbolo come la scuola, luogo di educazione, di formazione e di crescita».
Il professore dapprima ricorda ai presenti «di essere arrivato a Portocannone all’età di otto da Napoli dove vi era la guerra» e di «essere stato accolto in maniera straordinaria dalla comunità» e di essere rimasto affascinato «dall’italianità delle genti nonostante queste parlassero tutte albanese». Infine, dopo aver letto alcuni articoli della Costituzione, ha invitato i cittadini a partecipare alle iniziative pubbliche delle istituzioni quali i consigli comunali. «I politici sono uomini e in quanto tali possono sbagliare. Noi come cittadini possiamo aiutarli a commettere meno errori possibili attraverso le nostre osservazioni e critiche. La partecipazione è fondamentale in un percorso di trasparenza».
A chiudere il convegno il professor Vincenzo Musacchio, direttore scientifico della Scuola di legalità “Don Peppe Diana” di Roma e del Molise. Musacchio ha ricordato le vittime di mafia e in particolare la figura di Peppino Impastato, del quale ieri ricorreva l’anniversario della sua uccisione. «La mafia ha fatto vittime in ogni settore della società: professori, uomini di legge, uomini della chiesa, politici, sindacalisti e semplici cittadini». Infine ha citato un dato impressionante: «il numero delle nostre vittime di mafia è pari alle vittime della criminalità organizzata del mondo» e facendo chiudere il convegno con un «W Falcone! W Borsellino!» fatto urlare a squarciagola ai presenti.
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