Intervista a vittorio facciolla

“Ecco le prove della mia onestà, so chi è il regista di queste accuse”. Frattura? “Sto con lui”

L’assessore all’Agricoltura, assediato da inchieste, giornalisti e Corte dei Conti, si difende: "Tutto è cominciato con la denuncia di Campopiano, un atto di vendetta e cattiveria. Ma non è lui il mandante di questo processo di piazza contro di me. Ho fatto il nome alla Procura". Durante l’intervista mostra carte e documenti relativi alla questione dei fondi per la ristrutturazione della sua casa e all’appartamento affittato a Campobasso per cui è finito nell’occhio del ciclone. "Non ho niente da nascondere, non ho fatto nulla di illecito". Facciolla ribadisce l’ottimo rapporto con Frattura: "legati allo stesso destino politico: ha rimesso i conti a posto e ogni sua scelta l’ho condivisa". Pronto a dare battaglia per le Primarie: "Se le facciamo per il governatore, facciamole anche per i parlamentari Ruta e Venittelli".

Vittorio Facciolla apre faldoni che si allargano sulla scrivania in una cascata di carte. Istanze, delibere, contratti, pareri, sentenze, stampe di mail. Ma stavolta il suo lavoro di avvocato penalista non c’entra: è il “materiale” con il quale l’assessore alle Politiche Agricole e vicepresidente della Regione si è difeso e si difende dalle accuse di abuso e truffa ai danni dello Stato. E’ indagato dalla Procura di Larino, che ha iniziato a scavare sui fondi per la ristrutturazione post terremoto di cui beneficiano tre locali acquistati a San Martino, il suo Comune, dopo la trasmissione de Le Iene su Italia Uno e la denuncia di Oreste Campopiano, anche lui avvocato e anche lui candidatosi alla Regione con Unione per il Molise, ma rimasto fuori dal Consiglio. Facciolla infatti, una volta entrato in Giunta, non si è dimesso.

I guai sembrano non dover finire mai per il numero due della Regione Molise, che in questi giorni fa i conti con il clamore mediatico attorno all’appartamento campobassano di via Garibaldi, affittato con i soldi del suo gruppo politico – di cui è unico membro – ma che secondo la Corte dei Conti non è rendicontabile.

Assessore, ancora una tegola su di lei. Perché ha affittato un appartamento a uso abitativo con i soldi di Unione per il Molise?
«Perché non è un appartamento a uso abitativo, e posso dimostrarlo facilmente. Sono due stanze vicine al mio assessorato dove da tre anni a questa parte incontro persone, amministratori in prevalenza, per ragioni politiche che nulla c’entrano con l’attività di assessore, esattamente come previsto dal Consiglio regionale che ha autorizzato l’apertura di questa sede, così come ha autorizzato l’apertura di sedi per il Pd, per Niro, per Micone, per Cristiano Di Pietro, per tutti i consiglieri che ne fanno richiesta. E’ previsto dal regolamento».

Nel suo contratto però la Corte dei Conti ha ravvisato una anomalia e ha contestato la spesa, circa 6mila euro di canone annuo.
«Ecco qua (tira fuori i documenti e i contratti, ndr), sul contratto che ho firmato come capogruppo di Unione per il Molise c’è un errore. C’è scritto per “uso personale del locatore”, che peraltro è sbagliato tecnicamente visto che io sono il conduttore. E subito dopo c’è scritto “uso abitativo per esigenze lavorative”, che per me sono quelle del Gruppo. La Corte dei Conti ha ritenuto legittima la spesa per i due anni precedenti, con lo stesso identico contratto. Stavolta ha cambiato idea. Riconosco la mia distrazione, il mio errore nel non averci fatto caso. Ma se per due anni quel contratto andava bene, non avrei immaginato che il terzo anno sarebbe stato contestato. In ogni caso, appena ho visto il provvedimento dei giudici contabili, ho chiesto al Consiglio regionale di darmi l’Iban per restituire i soldi del gruppo e versare l’importo di tasca mia. Questo nell’attesa di impugnare il provvedimento. Mi assumo l’errore nella dicitura del contratto, ma voglio vedere se la sezione unita della Corte dei Conti mi dà ragione o torto».

Un contratto per uso abitativo comporta benefici fiscali rispetto a un contratto per uso lavorativo?
«No, per nulla. Io sono stato danneggiato da questa tipologia di contratto».

La situazione ora è stata sanata: ci sono le ricevute a dimostrarlo. Vittorio Facciolla ha chiesto l’Iban il 27 aprile scorso. Ma il giorno dopo sono tornate Le Iene. E ora non si parla d’altro…
« Si, è tornato Filippo Roma, al quale il Molise evidentemente piace un bel po’. Me lo ritrovo in Consiglio Comunale con un blitz, forse perché Le Iene ritengono le istituzioni in generale e quelle molisane in particolare totalmente calpestabili. Ho chiesto a Roma di aspettare la fine del consiglio che avrei spiegato tutto, ma lui non ha avuto pazienza. Certo, a giudicare dal fatto che sono andati in giro sperando di trovare prove del fatto che io in quell’appartamento ci dormissi e mangiassi, deduco che non volessero sentire la verità ma far quadrare il loro pregiudizio con la solita costruzione artificiosa. Mi aspetto perciò una nuova onta mediatica. Un nuovo servizio falso e strumentale. Cosa che mi fa stare male, non mi fa dormire la notte».

Lei in quell’appartamento di via Garibaldi non ci ha mai dormito?
«Mai, nemmeno una volta. Sono disponibile alla verifica delle celle agganciate dal mio cellulare per vedere se anche una sola notte sono rimasto in via Garibaldi. Non c’è neanche il letto. Il contratto è omnicomprensivo di bollette perché spendo 10 euro al mese di gas e luce, cosa impossibile se ci vivessi. Le stanze sono arredate con le stesse scrivanie della mia sede politica di San Martino, recuperate dal precedente studio legale. Non ci avrei nemmeno potuto schiacciare un pisolino, come i maligni sostengono. Ci sono decine di testimoni che possono dichiarare di avermi incontrato lì per scopi politici».

Allora perché teme altro clamore mediatico su questa vicenda?
«E’ evidente che c’è un accanimento contro di me. D’accordo, Le Iene si dovrebbero vergognare e farsi schifo da sole per il tipo di informazione-maquillage che fanno, che altera i fatti mettendo insieme pezzi utili solo a un disegno, che non ha niente a che fare col giornalismo. Ma c’entrano fino a un certo punto. Ormai è chiaro: dietro ogni mia vicenda c’è una organizzazione ben rodata, una regia che opera con una cattiveria sistematica. Tempistica, tipo di informazione, fuga di notizie, ingerenza nelle indagini, strumentalizzazioni: sono tutte cose che in uno stato di diritto preoccupano. D’altra parte questa vicenda fa audience, ora la gente vuole vedere il sangue specialmente se è il sangue dei politici, quindi le notizie devono essere quanto più spinte possibile e quanto più in grado di rubare la dignità delle persone, specie se queste persone sono politici».

Ammesso che lei abbia ragione sull’esistenza di un “disegno”, ha idea di chi siano i mandanti?
«Una idea ce l’ho. Ho fatto esposti, segnalato anomalie e coincidenze. Poi le indagini non le faccio io, le fa la magistratura».

Oreste Campopiano?
«Campopiano era il primo dei non eletti e resterà il primo dei non eletti. Ha fatto legittimamente una denuncia, dal suo punto vista. Una denuncia sulla quale la magistratura farà attività di indagine. Certo io non sarei mai stato capace di quella cattiveria, non mi aspettavo un modo tanto vigliacco di reagire a una delusione politica, ma mi interessa poco Campopiano. Non mi interessano nemmeno le cose che sono venuti a raccontarmi di lui diversi amministratori. No, c’è un mandante politico ben più importante di Campopiano».

Che non intende rivelare…
«Ho fatto nome e cognome alla preposta autorità giudiziaria. C’è un esposto circostanziato, con tutta una serie di anomalie su questa vicenda che riguardano comportamenti altrui. E’ la Procura che dovrà fare le indagini e mi auguro che scoprano quello che devono scoprire».

Si riferisce al dietro le quinte della storia dei fondi post sisma?
«In particolare a quello, ma non solo. Ho avuto la percezione che dietro il comportamento di alcuni ci sia stata una voluta alterazione della realtà, quindi ho chiesto di fare le verifiche. Penso che più di me siano altri a doversi preoccupare: io non ho mai alterato nulla e posso documentare che il mio comportamento non ha nulla a che fare con artifici o raggiri, il presupposto della condotta truffaldina, per restare in tema di ipotesi di reato».

L’accusano di aver concorso a una truffa ai danni dello Stato, di aver acquistato anni dopo il sisma del 2002 tre vani adiacenti alla sua abitazione privata di San Martino per i quali ha usufruito di un ingente contributo per la ristrutturazione.
«Sono tranquillo sapendo di aver usato solo procedure legittime, senza la minima coscienza né volontà di violare una norma. Questo non si discute proprio. In due ore e mezza di interrogatorio ho spiegato perché l’effetto speculativo dell’acquisto dei vani lesionati dal terremoto non era nemmeno ipotizzabile».

Perché?
«Ho comprato il primo vano un mese dopo il terremoto perché avevo una zia la cui casa era inagibile e non sapeva dove andare. All’epoca non ero né sindaco né niente. L’ho preso per lei, l’ho ristrutturata parzialmente e ci è rimasta fino a poco tempo fa. Poi ho acquistato un vano di 22 metri quadri all’asta. Preciso che nel bando c’è scritto (lo mostra, ndr) che se compri il bene lo compri col contributo per la ristrutturazione post terremoto. Ho portato la documentazione in Procura. Infine ho acquistato un terzo vano per chiudere il compendio immobiliare da un terzo soggetto che mi è venuto a proporre di compare il bene. Erano locali comunicanti e l’unico proprietario aveva interesse a realizzare. Mi ha chiesto se ero interessato, ha fatto lui il prezzo. Per questo non sono andato in Procura tacendo su aspetti di merito. Mi interessano di più gli aspetti di merito: la vicenda giuridica è ininfluente, ma io volevo spiegare al magistrato che l’effetto speculativo non c’è mai stato, ho voluto spiegare perché e come ho fatto questo tipo di acquisto eccetera. Era fondamentale, per la mia dignità e il mio lavoro».

Lei ha usufruito di una sanatoria fatta dalla Giunta comunale di San Martino, Comune del quale era sindaco e del quale ora è consigliere.
«Questa procedura, che estende il beneficio per la ristrutturazione al nuovo proprietario dell’immobile, non se l’è inventata il Comune di San Martino per fare un favore al sottoscritto. La prima volta che è stata usata la sanatoria era nel 2006, io ero assessore del Comune e l’ho avallata a vantaggio di altri. C’è una delibera che lo dimostra, la n. 116. Molti Comuni molisani hanno fatto questo tipo di operazione. Era naturale, fisiologico, perché c’è il parere dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile. Ci sono delibere di sanatoria a Campomarino, Montenero, Montorio, Pietracatella, e qui addirittura nel 2005. Ne stiamo trovando altre. Il parere in questione è reiterato. E’ tutto indicato negli atti e nelle memorie che abbiamo portato in Procura. La Protezione Civile ha detto più e più volte che il contributo poteva passare dal bene al proprietario, in base al decreto 76 del 1990. L’ordinanza commissariale 2003 di Iorio dà una interpretazione restrittiva che comprime molto il diritto di proprietà. Ma è solo una interpretazione, come quella del Tar Molise che invece ha stabilito che il contributo si può trasferire dalla casa al nuovo proprietario. Non c’è nulla di illegale».

Magari sotto il profilo giuridico è tutto perfettamente in regola, questo lo vedranno i magistrati. Ma sul piano politico non le sembra inopportuno?
«Avrei potuto fare una furbata e farmi ristrutturare le parti comuni del Peu per ragioni di sicurezza comune. Ma a me sembrava corretto attivare procedure garantite e legittime. Ho seguito la strada usata per tutti. Ho fatto 7 anni sindaco e sono assessore da oltre 4 anni, e non mi sono mai trovato in vicende che legassero la mia persona a miei interessi patrimoniali, e mai mi ci troverò. Ho rapporti diretti con almeno 40 Comuni e non ho mai fatto una telefonata per indicare una ditta, favorire un appalto, fare un nome. Ho i conti in rosso dappertutto, per capirci. Sono a posto. Chi ragiona come ragiono io rispetto ai quelli che ritiene essere i propri diritti non fa un passo indietro, non retrocede. Io mi devo preoccupare che chi amministra lo faccia con onestà, non che rinunci a qualche diritto semplicemente per dare la parvenza di onestà. Io ho l’obbligo, rispetto ai miei cittadini, di essere onesto, non devo sembrare onesto».

Sta dicendo che questo era un diritto e lei non ci ha rinunciato?
«Diffido dagli amministratori che rinunciano ai propri diritti, lo dico con grande sincerità. La conseguenza di questo atteggiamento è una distanza siderale rispetto a qualsiasi forma di condizionamento. Non sono mai stato condizionabile, così come non ho rinunciato a un diritto che altri hanno ottenuto. Poi certo, mai avrei immaginato che si potessero associare i bambini morti sotto la scuola al mio caso. Ci sono state dichiarazioni pubbliche vergognosamente false, come quella di Campopiano che sostiene che per me è stata usata una doppia velocità. Beh, la velocità del mio Peu è identica a 520 progetti di ricostruzione: hanno seguito tutti lo stesso iter. Ricordo a Campopiano che facevo il sindaco, che avrei potuto “fare carte”, come si dice. Ma non ho mai anticipato la ricostruzione del mio Peu. Se si arriverà al processo porterò a testimoniare i tecnici e le imprese, per vedere se hanno avuto un solo sollecito dal sottoscritto, i sindaci molisani, se mai hanno ricevuto una telefonata da me per un mio interesse personale. La Procura mi deve dire quale è stata la mai condotta. In cosa ho concorso? Ho alterato il giudizio della Giunta di San Martino? E come? Non c’è un sammartinese che ha acquistato case lesionate dal sisma al quale non sia stato dato il contributo».

E le risulta che anche oltre San Martino sia stata applicata la stessa procedura?
«Certo, molti casi. E ci sono anche casi in cui la procedura non l’hanno segnalata e le case sono state vendute col beneficio lo stesso. La mia vicenda farà esplodere un bubbone che non finisce mai. Se domani la Regione andrà a incrociare i dati della Conservatorio del Registro immobiliare, come è stato chiesto di fare, si troverà davanti a una cosa incredibile: molti proprietari sono cambiati negli anni e la proceduta in sanatoria non è stata attivata, ma il beneficio è passato lo stesso».

Lei tuttavia, da vicepresidente della Regione, non può non sapere che in Molise ci sono ancora persone che hanno avuto danni ingenti alle abitazioni e non riescono ancora a tornarci perché non sono state riparate.
«Sapevo e so la lentezza nella ricostruzione e i ritardi. Di certo, vedendo il servizio de Le Iene, mi sono spaventato vedendo che dopo 15 anni dal sisma ci sono sindaci che consentono a signore di stare in case inagibili. Ho scoperto di questa situazione quella sera, guardando la tv, e se è vero trovo incredibile che ci siano sindaci che violano così sfrontatamente le norme, che non sanno fare il loro mestiere. Ma io in questo non c’entro».

Ora cosa si aspetta?
«Sul fronte giudiziario sono estremamente sereno. Ma so che dovrò subire un’altra onta mediatica pesantissima, e questo non mi fa dormire la notte perché questi processi sommari, che piacciono alle persone, sono i più terribili. La cosa che mi fa resistere è che sono convinto che c’è ancora una gran parte di popolazione che sfugge a questa logica, perché se ritenessi tutta la società avvinta al destino dei processi di piazza avrei dovuto abbandonare un secondo dopo. Vado avanti, perché a fronte di tantissima gente che ha augurato sui social la mia morte, la morte della mia famiglia, delle mie bimbe, c’è stata tantissima altra gente che mi ha manifestato vicinanza e sostegno».

Forse avrebbe evitato tutto questo se si fosse dimesso da consigliere facendo entrare Campopiano, come era negli accordi pre-elettorali.
«Io non ho fatto nessun accordo con Campopiano. Lui un accordo lo ha preso con Paolo Frattura e con il gruppo del Pd. Ma il gruppo del Pd non si è dimesso e non mi sono dimesso nemmeno io. Ho detto a Frattura che avrebbe potuto far fare l’assessore a Campopiano e io sarei rimasto un consigliere, ma Frattura ha fatto un altro tipo di scelta e di valutazione».

Il suo rapporto con Frattura sembra ottimo.
«Ho un rapporto speciale con Paolo e lui sa benissimo di potersi fidare totalmente di me come io ho imparato – non da subito, lo ammetto – a fidarmi totalmente di lui. Non disgiungerò il mio destino dal suo, nemmeno se sarà una scelta che ci porterà entrambi al suicidio politico».

In giro si dice che lei voglia prendere il suo posto.
«Quattro mesi fa di me si diceva che volevo fare il concorrente di Frattura, il presidente della Regione. Probabilmente lo dicevano perché vedevano che sul lavoro non mi risparmio mai, abbasso la testa e lavoro tantissimo. Io non ho le caratteristiche del genio, ma ho le caratteristiche di un uomo che lavora moltissimo, ha una ostinazione non da poco e una organizzazione discreta del lavoro amministrativo».

E che organizzazione è?
«Molto aziendalista, molto incline al rispetto delle procedure amministrative e molto attenta ai risultati e agli obiettivi».

Non crede di essersi inimicato un bel po’ di gente negli ambienti per la sua rapida scalata al potere?
«So di avere molte inimicizie. Questo sì. Ma so che Paolo, del quale ho condiviso tutte le scelte, si fida di me».

Il Governatore non è al massimo della popolarità in questo momento. E la sentenza di Bari ha contribuito, non crede?
«Da avvocato posso solo dire che non avendo il giudice disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica non ha certo ritenuto Frattura responsabile di calunnia».

Mi riferisco al fatto che le Primarie per scegliere il candidato alla regione nel 2018 vengono sollecitate ora da più parti, con sempre più insistenza.
«Se l’esigenza è quella di scalzare Paolo, allora è l’esigenza di scalzare un modello amministrativo del quale lui è rappresentante di punta. Paolo Frattura sta cercando di rendere una regione normale, a cominciare dai tagli degli ospedali. Non è più pensabile avere 6 ospedali in Molise, non ci crede più nessuno. Ma a molti fa comodo continuare a illudere le persone».

E lei, che ora è nel Pd a tutti gli effetti, è favorevole alle Primarie?
«Se le Primarie sono considerate un metodo giusto per scegliersi un governatore, allora dobbiamo poter scegliere anche i parlamentari con lo stesso metodo. Non è possibile che i parlamentari li sceglie il partito a Roma mentre noi dobbiamo scegliere il governatore con le Primarie democratiche. Siccome i parlamentari sono i parlamentari di questo territorio, sia Ruta che la Venittelli che vogliono fare le primarie le facessero anche per conservare le loro poltrone. Lo dirò nell’assemblea del 27, e immagino che questa sfida la accettino: non puoi invocare un metodo e invocarlo solo per gli altri».

Lei si candiderà alle Primarie?
«No».

Tornando al processo di Bari: dopo due anni di silenzio sembra ora improvvisamente diventato un motivo dirimente per la sostituzione di Paolo Frattura.
«Un governo regionale non cade per queste cose, né cadrà questo governo. Non lo vuole nessuno. Questo processo non condiziona la politica regionale, ma solo quelli che da questa vicenda volevano farsi condizionare. Chi aveva motivi per sperare di disarcionare Frattura ora ne ha uno in più. Chi non ne aveva non ce l’ha certamente adesso. E poi, riprendendo il discorso di prima, sulla gente che vuole il sangue…»

Cosa?
«C’è un rovescio della medaglia in questa voracità paurosa della società dei network che ti porta a valutare le notizie come consumate dopo un giorno, il che è una follia. Il teorema è che il web vuole il sangue, il corollario è che lo vuole ogni volta fresco, nuovo. Leggevo un titolo di giornale nel quale si pronosticava fra i candidati alle Primarie Massimiliano Scarabeo. Scarabeo è stato arrestato due anni fa, in Consiglio mi sono alzato per difenderlo solo io e dopo di me Frattura, ma ora siamo qua a dare per scontato che possa fare il candidato alla presidenza della Giunta. Voglio dire, con questo, che ormai le notizie sono come il messaggino di Telegram, che scompare dopo 10 minuti».

Cosa resta, allora?
«Per me il patema d’animo che mi debba ritrovare ancora una volta alla gogna mediatica. La paura per quello che potrà vedere mia madre, per quello che potranno dire alle mie figlie. Ma chi plaude a questo meccanismo farebbe bene a ricordarsi che può toccare a chiunque: oggi a me, domani a lui». (mv)

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