Politica

Battista: “Pronti alle dimissioni di massa se il Governo non darà aiuto concreto alle Province”

Palazzo Magno ha approvato il rendiconto 2016 per un totale di 90 milioni di euro tra pagamenti e riscossioni. La situazione resta complessa: “Legislatore e cittadini hanno deciso di far restare le Province ma per assolvere alle funzioni a noi ascritte occorre che si abbiano le condizioni per poter lavorare, e parlo di risorse – spiega il presidente dell’ente di via Roma –. Oggi è l’emergenza che ci guida, si agisce solo sullo straordinario. Non possiamo continuare ad essere un ammortizzatore fingendo di stare bene, ok il dialogo, però a un certo punto il filo si spezza”.

La Provincia di Campobasso ha appena approvato il rendiconto 2016. Un consuntivo ‘copia e incolla’ rispetto a quello dell’anno passato: la situazione finanziaria è rimasta la stessa e gli enti provinciali possono ormai soltanto assicurare lo straordinario. «Abbiamo chiuso nel rispetto della norma il rendiconto del 2016 – dice il presidente Antonio Battista – ma le difficoltà che ci sono in campo nazionale con le Province non ci aiutano a fare una programmazione. E non parlo di una programmazione seria, ma di una programmazione minima. Le prospettive sono uguali a quelle che ci siamo lasciati alle spalle, quindi andremo a riprodurre pari pari la stessa condizione dell’anno passato».

Per inquadrare bene la situazione, è bene ricordare che le Province, a seguito del referendum di dicembre 2016, sono rimaste al loro posto. Solo, con risorse ridotte al lumicino. Le Province italiane denunciano di avere le casse vuote e per cautelarsi rispetto a tragedie che potrebbero essere causate dalla mancata manutenzione di scuole e strade, nei mesi scorsi hanno presentato un esposto cautelativo alle procure della Repubblica, alle Corti dei conti regionali e alle prefetture per “la mancata previsione di un adeguato finanziamento”.
Battista, come extrema ratio, paventa anche le dimissioni: «A livello nazionale stiamo facendo iniziative di protesta, sempre garbate per un dialogo col Governo. Si sta discutendo molto, qualcuno sta alimentando l’idea di poter dare le dimissioni di massa, tutti quanti. Io sono pronto anche a questo, perché così noi siamo un ammortizzatore che finge che stiamo bene. E invece bene non stiamo. Non è una volontà di non prendersi le responsabilità ma semplicemente bisogna fare chiarezza. Fingo per la quiete pubblica, a un certo punto il filo si spezza».

«Questa è una storia preoccupante sulla quale contiamo di organizzare un bilancio di previsione capace di dare risposte – continua il primo inquilino di Palazzo Magno –. Ma se non arrivano aiuti dal Governo difficilmente potremo fare qualcosa. Si agisce praticamente sullo straordinario per quel che riguarda strade e scuole. I lavoriche man mano stiamo facendo sono riferiti a vecchi appalti che riusciamo finalmente a sbloccare».

Il rendiconto approvato in sede di consiglio parla di circa 90 milioni di euro, tra pagamenti e riscossioni. Una cifra molto bassa, non c’è dubbio. E cosa si fa allora? «Bisogna mettere mano alla norma nazionale. Il destino delle Province è scritto ormai dal legislatore e dal cittadino: restano rispetto alle funzioni che tengono – spiega il presidente della Provincia –. C’è la legge 56 del 2014, il cittadino ci ha messo le proprie mani con il referendum del dicembre scorso. Le Province rimangono, ma per assolvere alle funzioni a noi ascritte occorre che si abbiano le condizioni per poter lavorare, di natura finanziaria naturalmente, per avere respiro e soggettività politica. Invece oggi è l’emergenza che ci guida, si agisce per esempio sulla strada che è messa peggio. Ma se non si arriva al punto di rottura non si può procedere».

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