Cronache

Ospedale, attese record: un anno per il test da sforzo. E così vanno tutti dai privati

Tempi lunghissimi per gli esami in strutture pubbliche del Basso Molise e in particolare all’ospedale San Timoteo: secondo l’ultimo report dell’Asrem occorrono 368 giorni per sostenere una visita medico-sportiva, il classico test da sforzo con prova spirometrica ed elettrocardiogramma. E basta andare al Cup per confermare questi dati. Solo i minorenni con richiesta della propria associazione sportiva possono sostenerla in tempi più rapidi e senza pagare.

Una mattina a ridosso di Pasqua 2017, dopo un’ora di fila al Cup del San Timoteo: «Salve, voglio prenotare una visita medico sportiva qui in ospedale». L’impiegato inserisce i dati, digita le cifre e poi fa: «Il primo giorno disponibile è il 20 aprile 2018. Fra un anno». Roba da rimanere a bocca aperta e non è uno sbaglio né un’eccezione. Che il test da sforzo in strutture pubbliche del Basso Molise sia una mezza impresa è cosa risaputa. Così come che per altre visite di routine si debba attendere tempi biblici.

Lo rileva il report periodico dell’azienda sanitaria regionale, che calcola in 368 giorni l’attesa per la prova da sforzo e 295 giorni per l’ecografia all’addome superiore al San Timoteo. Non va meglio al Vietri di Larino: 324 per lo stesso tipo di ecografia, mentre al Cardarelli di Campobasso ci vogliono 371 giorni per una visita specialistica come quella endocrinologica.

Sono gli effetti perversi dei tagli alla sanità pubblica che hanno diminuito le opportunità per i pazienti, costretti oggi a fare salti mortali, nonché a esborsi per spostamenti e visite. Il caso della visita medico-sportiva è emblematico. «Mi sono informata per fare il test a inizio stagione (settembre, ndr) e mi hanno detto per vie traverse che prima di aprile non se ne parlava, così sono andata da un privato». L’affermazione è di una sportiva locale che come tanti ogni anno deve rinnovare la visita.

Si tratta di un test di routine che occorre per prendere parte a qualsiasi manifestazione a carattere agonistico. In Italia, a differenza di altre nazioni in cui la prevenzione è affidata alla sensibilità soggettiva, quel certificato è obbligatorio per qualsiasi tesserato che prende parte a gare o partite. La visita consiste in una prova da sforzo (su cyclette o tapis roulant, mentre i privati usano spesso il gradone), una prova spirometrica (la capacità polmonare) e nell’elettrocardiogramma che fornisce tutte le informazioni utili a capire se sotto sforzo il cuore può avere problemi oppure se presenta anomalie.

Di solito in mezz’ora si fa il tutto e si ottiene l’abilitazione. Ma aspettare mesi è impensabile per molti sportivi, specie se ci sono appuntamenti agonistici all’orizzonte. Così la soluzione scelta praticamente da tutti è quella di rivolgersi a medici che svolgono visite in ambulatori privati. Visite che, seppure diverse da quelle svolte in ospedale, sono perfettamente conformi ai regolamenti e a costi persino inferiori a quelli del ticket che si aggira sui 50 euro.

Ed è anche in questo modo che la sanità pubblica perde pezzi e risorse. Unica consolazione è quella relativa ai minorenni che sono esentati dal pagamento se si presentano con un documento apposito firmato e timbrato dalla propria associazione sportiva. «Per loro c’è un percorso privilegiato e tempi più rapidi. Non possono aspettare tanto tempo per una visita sportiva». E al Cup confermano, seppure i tempi non siano brevissimi. Circa sei settimane dalla prenotazione per poter svolgere il test e, se tutto è nella norma, ottenere il certificato.

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