Conto alla rovescia

Carrese: per la prima volta sarà “dimezzata”. E con un accordo speciale per l’ordine pubblico

Non è mai accaduto finora, ma le restrizioni e le norme che disciplinano l’uso degli animali nelle manifestazioni impongono una svolta drastica alla tradizione di San Martino in Pensilis. La corsa dei carri trainati dai buoi in questa edizione 2017, per evitare l’intervento della legge, si svolgerà soltanto su metà percorso, quello che va dalla partenza (Sfilaturo) fino al punto del cambio buoi. Questo è il traguardo. I carri arriveranno in paese dopo la vittoria a passo d’uomo, distanziati 15 metri l’uno dall’altro. Il tragitto ricade in gran parte in territorio di Campomarino, tanto che è stato indispensabile scrivere una convenzione con la quale si affidano costi e responsabilità al Comune di San Martino, che per una giornata sarà responsabile in via del tutto straordinaria anche della Polizia Comunale di Campomarino. Il 18 aprile si è svolta una riunione tra le associazioni che ha ufficializzato le modifiche.

Dopo un tira e molla di conferme, smentite, veleni, rivendicazioni di meriti e interpretazioni normative più o meno fantasiose, arriva l’ufficialità: l’edizione 2017 della Carrese di San Martino in Pensilis si svolgerà solo su metà percorso. Per la prima volta nella storia della tradizione secolare, i carri trainati dai buoi seguiti da cavalli e cavalieri non arriveranno al traguardo di porta San Martino, pieno centro abitato, ad andatura sostenuta, per guadagnare fino all’ultimo metro.

Quest’anno, invece, la Corsa inizierà sì al solito punto, quello denominato Sfilatur, nella zona della masseria Macrellino in territorio di Campomarino. Ma si fermerà molto prima dell’ingresso in paese, laddove abitualmente i buoi, stanchi, vengono sostituiti prima di coprire la seconda metà del tragitto.
Tragitto che in pratica è dimezzato. La gara fra Giovanotti, Giovani e Giovanissimi (questo è l’ordine di partenza, stabilito sulla base della vittoria dell’anno precedente) proseguirà a Le Palmette, attraverserà Madonna Grande, lungo la Provinciale 161 chiamata Prima Nazionale, che collega Campomarino a Nuova Cliternia, e poi sulla Seconda Nazionale, che congiunge Portocannone a Nuova Cliternia. Dopo la Ngasciat di Don Enrico iniziano le due strade che proseguono fino al tratto cosiddetto u Levon, per giungere al tratturo. E qui i tre carri si fermeranno. Qui, quest’anno, la Corsa terminerà e sarà decretato il vincitore. Più o meno 4 chilometri e mezzo, quasi tutti compresi nel territorio di Campomarino.

Una assoluta novità per una competizione che è stata, due anni fa, oggetto di una delicata indagine della Procura della Repubblica di Larino. Il 25 aprile 2015, come in Molise tutti ricordano, erano state sequestrate le stalle degli animali ed era stato imposto un fermo forzato. Lo scorso anno la Carrese era ripartita, con nuove regole e dopo mesi di duro confronto, nonché con l’esclusione di pungoli elettrici o chiodati. Trenta persone sottoposte a indagini per maltrattamenti di animali, carri ’Biga’ sequestrati, 49 bovini di razza podolica e 77 cavalli di varie razze requisiti – a San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone, dai Nas in collaborazione con i Carabinieri di Termoli, Larino e Campobasso – alle associazioni che organizzano nei tre centri le Carresi. L’inchiesta, iniziata ad aprile 2014 dopo un esposto-denuncia presentato dall’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), si era sviluppata attraverso test, osservazioni con videoriprese e l’ausilio di medici-veterinari dell’Asrem. L’insieme degli elementi raccolti aveva permesso agli inquirenti di dimostrare che i capi impiegati erano stati «ripetutamente costretti ad attività comportanti sevizie, strazi o, comunque, fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche». Successivamente, il nuovo disciplinare di gara, condiviso con gli inquirenti, aveva poi fissato regole severe e consentito la Corsa dei buoi lo scorso anno. La Carrese, però, per le modalità di svolgimento che prevede e per il fatto stesso che è una “corsa”, non può prevedere l’uso di cavalli purosangue, così come stabilito da un’ordinanza del Ministero della Salute che vieta ai cavalli di razza purosangue inglese di partecipare alle manifestazioni organizzate al di fuori degli impianti autorizzati.

La interpretazione di un funzionario del Ministero, malgrado il trionfalismo di qualche politico che aveva frettolosamente annunciato il salvataggio di una tradizione nella sua forma originaria, non ha risolto il problema alla radice. Lo stesso avvocato Antonio De Michele, uno degli autori del disciplinare, ferratissimo in materia, ebbe modo di dirlo già settimane fa, frenando gli entusiasmi e facendo presente che «per il ministero i cavalli purosangue possono partecipare alla corsa dei carri solo perché quella dei carri non è una corsa. Ma se quella non è una corsa, che motivo c’è di adoperare a tutti i costi un cavallo che ha nella sua natura la capacità di sviluppare velocità che altri cavalli non sono in grado di esprimere? E’ come se ad accompagnare i ciclisti che partecipano al giro d’Italia, ci dovessero essere per forza auto di formula uno, le Ferrari, piuttosto che una Fiat Freemont, o una Audi A6».

Una osservazione acuta, oltre che un’analisi tecnica della questione, che aveva ulteriormente arricchito l’acceso dibattito su una questione che a San Martino tiene banco gran parte dell’anno. L’avvocato ha avuto ragione, in fondo. L’utilizzo dei purosangue su un percorso che non è un impianto autorizzato non è concepibile, visto che la Carrese è una corsa. Non è un caso se si chiama Corsa dei carri da sempre, e se gli sfidanti si contendono il palio di San Leo. Ecco perché, intrappolati nelle restrizioni e nelle norme non liberamente interpretabili, alle associazioni che si sono confrontate con il Comune e la Commissione tecnica non è rimasto che rassegnarsi a “dimezzare” il tragitto, quasi tutto su strada battuta più consona agli zoccoli rispetto all’asfalto. I carri, con i buoi sostituiti e i cavalli e cavalier al seguito, proseguiranno dal tratturo al centro del paese fuoricorsa, dopo la vittoria. A passo d’uomo, in processione, e distanziati di 15 metri uno dall’altro.

D’altra parte a San Martino in Pensilis erano pronti al percorso dimezzato da svariati mesi, e la stessa Amministrazione si sarebbe trovata in difficoltà a dover sborsare decine di migliaia di euro per coprire li tratti di asfalto di terra battuta. Dunque nessuna deroga, nessuna possibilità di eludere la legge.
Manca poco più di una settimana e c’è a malapena il tempo per organizzare le misure di sicurezza. Che, a proposito, saranno “trasferite” in blocco nella parte a valle, sui 4 chilometri del percorso della Corsa. Percorso che appartiene geograficamente in gran parte al Comune di Campomarino, il quale abitualmente cede la strada in “comodato d’uso” in base a una vecchissima abitudine. Ma quest’anno il problema si è posto in modo diverso: che succede se migliaia di spettatori, come appare scontato, assisteranno alla gara dallo Sfilatur al cambio, visto che in paese non ci sarà alcuna corsa? Che rischia il Comune di Campomarino, estraneo a una tradizione che si perde nel tempo e che trascina folle e tifoserie oltre le recinzioni? «Abbiamo risolto la questione – spiega il sindaco di Campomarino Gianfranco Cammilleri – con una convenzione in virtù della quale il Comune di San Martino, dunque non il mio, si assume la responsabilità dell’ordine pubblico sul territorio coinvolto dalla Carrese e diventa, in via del tutto straordinaria e per la durata della manifestazione, competente anche per quanto riguarda la gestione e l’organizzazione della polizia comunale di Campomarino».

In sostanza Campomarino declina ogni responsabilità penale, amministrativa e finanziaria: è il Comune di San Martino a farsi carico di eventuali straordinari ai vigili, di montare eventuali recinzioni, di provvedere a sistemare la strada, di tutto quanto, insomma, è collegato alla Carrese 2017.

In questi giorni si definiranno i dettagli e si cercherà di arrivare puntuali all’appuntamento di domenica 30 aprile. Con qualche piccola incognita da chiarire. E con l’enigma rappresentato dalla seconda Carrese in programma, quella del 3 maggio di Ururi che si svolge, come da tradizione, su un percorso solo in parte asfaltato e che prevede, oltre ai buoi, l’impiego di cavalli da corsa. Faranno in tempo le associazioni dei carristi a sostituire i purosangue con mezzosangue? E in caso contrario, cosa accadrà?

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