Politica

Egam, la legge sull’acqua passa per un soffio: Lattanzio salva la maggioranza. Teatrino in aula

Con dieci voti a favore e nove contrari è stato istituito il nuovo ente costituito dai Comuni che dovrà affidare la gestione del servizio idrico integrato. Dopo rinvii e sedute a vuoto il centrosinistra frastagliato del presidente Frattura è riuscito a evitare l’ennesimo rinvio grazie all’astensione "anomala" della consigliera Lattanzio. Polemica in aula tra Totaro e Frattura, spaesato anche il centrodestra che prima ha annunciato la ferma intenzione ad abbandonare l’aula e poi ha votato contro il provvedimento.

Sarebbe stata l’ennesima seduta a vuoto quella di oggi in Consiglio regionale sull’Egam se alla fine, a salvare la maggioranza di centrosinistra in crisi numerica, non fosse arrivata Nunzia Lattanzio. La consigliera del gruppo Misto, optando per l’astensione dalla proposta di legge numero 136, ne ha di fatto permesso il suo passaggio diventando un determinante ago della bilancia tra i dieci voti a favore (Ciocca, Frattura, Cotugno, Di Nunzio, Di Pietro, Facciolla, Ioffredi, Micone, Monaco, Parpiglia) e i nove contrari (Cavaliere, Federico, Manzo, Iorio, Fusco Perrella, Niro, Petraroia, Scarabeo e Totaro mentre Sabusco era assente).
Senza di lei il numero legale sarebbe caduto e tutto sarebbe stato rinviato per l’ennesima volta.
L’astensione, giudicata «anomala» dal collega Niro, è arrivata un po’ a sorpresa dopo quattro sedute a vuoto su questa legge che ha fatto nascere l’Egam, ente costituito dai Comuni che, tra le sue funzioni, ha quella di affidare la gestione del servizio idrico regionale a una società ancora da costituirsi e che potrebbe essere a capitale interamente pubblico, misto o privato.

Sullo sfondo di una giornata lunga e tutta giocata col pallottoliere in mano, è andata in scena una tragica farsa fatta di guerre personali e lotte intestine interne alla maggioranza di centrosinistra a cui ha preso parte anche l’ex governatore Michele Iorio.

Ma andiamo con ordine: alle 14, dopo una mattinata di rinvii e tentativi per trovare una ’quadra’ impossibile tra i banchi del centrosinistra, il consigliere Francesco Totaro (ex Pd oggi Dp) scriveva sulla sua bacheca facebook: «In consiglio nasce una nuova maggioranza: Iorio – Frattura. Con la stampella del centrodestra, la proposta di legge che prevede la gestione del servizio integrato regionale sarà sicuramente gestita da privati, così com’è accaduto in altre regioni, con tutti i rischi che ne conseguono (aumento della bolletta ecc). Il dado è tratto… Amen» concludeva mistico e in tema da settimana santa.
Contemporaneamente Michele Iorio annunciava che «per il bene del Molise e per senso di responsabilità» lui e gli altri del centrodestra avrebbero abbandonato l’aula al momento del voto.
«Nelle passate sedute – scriveva Iorio alle 14 e 4 minuti esatti – abbiamo costatato più volte che il governo regionale non ha la maggioranza in aula eppure, con 10 voti, riesce a far passare i propri emendamenti per plasmare la legge sull’acqua a propria immagine e somiglianza. Una legge su cui noi di centrodestra siamo assolutamente in disaccordo».
Il sistema per evitarlo era, per l’appunto, quello di far cadere il numero legale: «Troppo comoda la posizione dei membri della maggioranza che si dicono contrari alla proposta di legge» accusava il consigliere invitando esplicitamente «Totaro, Scarabeo, Niro, Petraroia, Lattanzio, Federico e Manzo» a seguire il suo esempio virtuoso «per mettere il governo regionale in condizione di dover rivedere le proprie posizioni sull’acqua».
Un paio di ore dopo Iorio e gli altri colleghi del centrodestra restavano incollati alle sedie esprimendo contrarietà alla proposta di legge. Non che la loro astensione (oggi in aula non c’era neppure Pippo Sabusco) potesse cambiare qualcosa, ma almeno sarebbero stati coerenti con loro stessi.
E scarsa coerenza con se stesso ha mostrato anche Totaro il quale, dopo aver innescato un dibattito sulla sua bacheca facebook ed essersi preso una tirata di orecchie da Frattura in aula (lo ha invitato a rettificare sulla nascita di questa nuova maggioranza con il centrodestra di Iorio) alle 16 e 20 ammetteva: «Valutazione sbagliata sull’intesa… riconosco».

Ora, ammesso pure che legge sarà approvata dalla Corte costituzionale (il Tar l’ha già bocciata con due sentenze ritenendo illegittima una legge che non era passata per il vaglio del Consiglio ma solo della Giunta), c’è chi, come Vincenzo Niro, ha fatto anche due conti veloci sui costi: «Per un Comune che serve 400 utenze ci saranno 300mila euro di costi in più all’anno».
Un bel regalo di Pasqua, non c’è che dire. Ma non la pensa così Frattura. Sull’aumento delle tariffe infatti il governatore ha spiegato che «l’obiettivo resta quello di avere uniformità sull’intero territorio», dunque arrivare a una tariffazione uguale per tutti «ma solo dopo aver ammodernato e resa efficiente l’intera rete distributiva».

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