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San Giuseppe e la tradizione, non solo cibo. Ecco i canti molisani in onore del Santo

Con il cultore delle tradizioni e dei luoghi molisani, Marcello Pastorini, abbiamo vissuto la vigilia della festa dedicata al Santo patrono dei lavoratori. A Larino, Montorio nei Frentani, Santa Croce di Magliano, Montecilfone, Casacalenda e altrove in Molise, ci s’impegna per tenere viva una ricorrenza che rischia di perdere la sua connotazione popolare.

Non solo le pietanze per ringraziare e le Cappelle per raccogliersi in preghiera. A Larino e in altri centri dell’area, San Giuseppe viene ’cantato’ per tutta la notte di preparazione al pranzo e ai festeggiamenti di oggi. Con il cultore delle tradizioni locali, Marcello Pastorini, che è l’ideatore di quell’interessante realtà di riscoperta e conservazione della memoria popolare che é l’Ecomuseo ’Itinerari Frentani’, abbiamo partecipato alla vigilia della festa in una delle Cappelle della devozione di Larino per celebrare il Santo artigiano, quella allestita nella sala Caritas della chiesa dei Santissimi Martiri larinesi.

Di fianco alla tavola con le tredici portate, tante sono a Larino, e davanti all’altare innalzato al Santo, Pastorini ha introdotto tutti gli elementi della tradizione popolare cristiana che hanno contribuito a rendere unica la festa di San Giuseppe. Se sono abbastanza noti i preparativi e i preparati per il pranzo, su tutti la pasta con la mollica e le zuppe di legumi, non altrettanto può dirsi dei canti che, insieme alle preghiere, contribuivano a rendere più speciale e meno lunga la notte dei devoti. “Le famiglie che avevano ricevuto una grazia, allestivano l’altare per ringraziare San Giuseppe – spiega Pastorini – e, durante la preghiera, offrivano del cibo ’povero’ legato soprattutto alla lavorazione del grano, e cuocevano i legumi per il giorno dopo, quello della tavolata vera è propria”.

Ma nella notte c’era anche il tempo per tramandare di padre in figlio i racconti radicati nella civiltà contadina del luogo o per intonare canti dedicati al Santo patrono dei lavoratori. “Erano per lo più litanie che potevano variare nel coro o in alcune espressioni da un paese all’altro”. Più vivace il canto a Casacalenda, mentre a Larino e Montorio nei Frentani ci sono piccole differenze, interessanti, così a Santa Croce di Magliano dove la tradizione dei ’Marauasce’ ovvero i fuochi in onore di San Giuseppe. Il canto, in questo caso, é il ’Maicandò’ o ’Maichindó’ che Marcello Pastorini ha intonato alla fine, non prima di aver ricordato una filastrocca che a Montecilfone è sempre ispirata alla festa di oggi.

Una bella nottata in preparazione di un giorno importante. E persone e personaggi che s’impegnano affinché la tradizione resti nella cultura dei luoghi un po’ sorda di questi ultimi anni. Ieri sera a Larino c’erano due Cappelle per il Santo, una di fronte all’altra fra via Cluenzio e via degli Emigranti. Neanche troppi anni fa ce n’erano parecchie di più, una decina. Consola il fatto che ci sia ancora qualcuno che si batte per mantenere fresche queste tracce di civiltà.

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