Cronache

Dopo 45 anni Giorgione non può più vendere sigarette. Fumatori increduli: “E’ crollato un mito”

Il bar lungo Corso Fratelli Brigida, luogo di ritrovo di fumatori a tarda sera e la domenica, quando il resto dei locali è chiuso, non ha più le sigarette a causa di un inghippo burocratico legato al rinnovo del patentino ai Monopoli. I fumatori sono sconcertati e increduli: "Siamo andati lì per una vita, è crollato un mito...". Fabio Giorgione, il titolare, spiega perchè non può rivolgersi al Tar Molise e si augura una soluzione alternativa. "In tutti questi anni - racconta - abbiamo venduto circa 12 milioni di pacchetti".

Per 45 anni i fumatori di Termoli hanno avuto un posto dove “rifornirsi” al di là degli orari canonici – e anche rigidi – di apertura e chiusura dei tabacchini. Alle 11 di sera Giorgione era aperto. La domenica Giorgione era aperto. I festivi pure, Giorgione era aperto. Ora Giorgione, il bar storico su Corso Fratelli Brigida, continuerà a essere aperto. Ma non potrà più vendere sigarette.

Lo hanno scoperto i fumatori. Di colpo, senza preavviso. «L’altra sera (martedì, ndr) io e altri come me abituati a comprare le sigarette tardi ci siamo ritrovati al “solito posto” e abbiamo scoperto, con grande sorpresa e grande amarezza, che le sigarette non si potevano comprare più» racconta un cliente abituale. La fila di pacchetti dietro il bancone era sparita, sostituita da espositori di caramelle e gomme da masticare.

«E’ crollato un mito – racconta un altro termolese, sconcertato – dopo una vita in cui io e i miei amici abbiamo acquistato le Marlboro da Giorgione, ora siamo costretti a ricorrere al distributore automatico». Che significa: ricordati di portare il tesserino sanitario, ricordati di avere soldi spicci. «Ma quello che più conta è viene meno l’occasione per fare due chiacchiere, e che dobbiamo rinunciare a un’abitudine che è soprattutto un costume sociale».

Magari è una notizia che ai non fumatori sembrerà inutile, che farà sorridere più di qualcuno, che strapperà giudizi sarcastici. Ma dietro questo “mutamento” si nasconde l’ennesima storia di inghippi burocratici, e vale la pena spenderci due parole. Il bar Giorgione vende sigarette da quasi mezzo secolo grazie non a una licenza, ma a un patentino. Di cosa si tratta? Di una sorta di certificato autorizzato dall’Ufficio Dogane e Monopoli grazie al quale il locale acquista vende le sigarette del tabaccaio geograficamente più vicino, il quale gli cede le stecche e incassa quasi per intero il ricavato.
«E’ una sorta di servizio – spiega Fabio Giorgione, 57 anni dei quali gli ultimi 40 passati nel bar – che faccio perché i miei orari, essendo un bar, sono molto più flessibili di quelli di una rivenditoria. Funziona così da sempre: ogni due anni rinnovo il patentino».

Ma a partire dal 2017 l’operazione è diventata impossibile da un punto di vista legale, perché la norma che giustifica il patentino dice in sostanza che il bar può vendere le sigarette della tabaccheria più vicina a meno che la tabaccheria non si doti di un distributore automatico. Cosa che è improvvisamente accaduta: il titolare della rivenditoria di sigarette ha deciso di attrezzarsi con un macchinario, e l’Ufficio Dogane di Isernia (competente per tutto il Molise) ha risposto picche quando Fabio Giorgione ha chiesto il rinnovo del solito patentino.

«L’ho scoperto anch’io in questo modo – racconta – da un giorno all’altro. Ho ricevuto la lettera di diniego a una istanza fatta una infinità di volte in 45 anni». Insomma, burocrazia ferrea e un mare di carte bollate. Quelle che Fabio conserva nella cartellina che ha appena mostrato a un avvocato, sperando che si possa fare qualcosa per rimediare e tornare a essere il solito posto, il più gettonato dai fumatori. Ma fare un ricorso al Tar, il Tribunale Amministrativo del Molise, è oneroso. «Troppo, per me. Non posso permettermelo, anche perché non c’è alcuna garanzia di averla vinta. Se poi mi dice no anche il Tar che faccio?».

Intanto, mentre si studiano possibili alternative, niente sigarette, e tanta delusione. Sua, e dei clienti, che non capiscono come mai il tabaccaio fornitore abbia optato per un distributore automatico quando, che diamine, c’era Giorgione a vendere i “suoi” pacchetti a tutte le ore, e senza bisogno di tessera sanitaria e soldi contati. «In questi anni – continua il titolare – ho venduto almeno 12 milioni di pacchetti di sigarette per conto del tabacchi in questione. E credimi, è una stima per difetto».

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