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Scissione Pd, Leva: “Vado via”. E la gente non capisce: “Ci chiede che cavolo facciamo”

Danilo Leva ufficializza la sua uscita dal Partito Democratico, fedele alla posizione assunta da Massimo D’Alema, ormai suo punto di riferimento. «Mi impegno per costruire un nuovo partito e un’alternativa all’attuale presidente del Molise». Ma non sembra lo seguiranno in molti. Dal governatore Frattura al sindaco di Termoli, stanno quasi tutti con Renzi. «Non si capisce cosa vogliano gli scissionisti». Laura Venittelli intanto plaude alla scelta di Emiliano e Battista resta in attesa, mentre Fanelli invita a restare uniti. Ma molti avvertono: «Le persone non capiscono cosa stiamo facendo e questo lo pagheremo».

Uno dei tre parlamentari molisani del Pd lascia il partito. «Me ne vado» dice Danilo Leva. Un altro, il senatore Roberto Ruta, ci sta pensando e potrebbe fare lo stesso. L’altra, la termolese Laura Venittelli definisce la scissione «una sconfitta e un fallimento». Opinione condivisa da molti, soprattutto da chi afferma di non capire il perché dell’addio di Bersani, D’Alema e tanti altri. E se chi è dentro il partito fatica a capire, a chi guarda da fuori sembrano discussioni sul sesso degli angeli. «La gente ci chiede che cavolo stiamo facendo e ce la farà pagare. Subiremo un tracollo» prevede Pasquale Marcantonio.

Con una scissione ormai avvenuta sebbene non ufficializzata, alcuni degli esponenti più noti del Pd in Molise hanno detto la loro sullo strappo di domenica scorsa. A cominciare dalla delegazione parlamentare, per proseguire con il governatore Frattura, i sindaci di Campobasso e Termoli, assessori e consiglieri vari.

DANILO LEVA
È già pronto al salto nel nuovo gruppo parlamentare dei bersaniani il deputato molisano Danilo Leva: «Non rinnoverò la tessera del Pd e mi impegnerò per costruire, anche in Molise, un soggetto politico capace di ancorare e riscoprire i valori autentici del centrosinistra. Il che significa costruire l’alternativa a Paolo Frattura. L’idea di democrazia che ha Renzi non la condivido e non posso accettare che il Pd sia solo il Pd di Renzi, pertanto, coerentemente coi miei voti in parlamento su riforma della scuola o sul Jobs act, aderirò al gruppo parlamentare che andremo a costituire in questi giorni. Gruppo in cui, oltre a Bersani, Epifani e Speranza, ci sono anche Zoggia e Stumpo. Sarà un elenco di deputati e senatori lungo, vedrete».

LAURA VENITTELLI
«Una scissione nel Partito Democratico sarebbe una sconfitta e un fallimento». Laura Venittelli, da 4 anni impegnata come parlamentare per il territorio molisano, ma diventata referente nei settori della marineria e dell’agricoltura anche per altre regioni italiane, non ha dubbi. E il «ragionamento che ha fatto Emiliano», dice al telefono mentre si prepara a un’altra impegnativa giornata romana, «è giustissimo. Emiliano – chiarisce – ha deciso di restare nel partito sfidandolo dall’interno per non perdere un immenso patrimonio anche di idee, oltre che di consenso».
Potrebbe vincere e diventare il Segretario nazionale Pd? L’onorevole ha molti dubbi, e da renziana della prima ora qual è, pur ammettendo che «qualche problema caratteriale Matteo ce l’ha, non possiamo nasconderlo», ricorda come il Governo Renzi sia stato composto da esponenti del partito vicini a correnti diverse, da Boccia a Martina «che non sono certo renziani». Insomma, la guerra intestina sarebbe un pretesto che indebolire Renzi. «La verità è che l’esito del congresso non è mai stato accettato, ma io mi auguro che ora si riparta da un punto di vista comune e condiviso. Una scissione, ripeto, è la peggiore prospettiva possibile».
Ma intanto gli stati d’animo sono segnati da ripicche, rancori, dispetti. E le conseguenze di quello che potrebbe accadere nello scenario nazionale si possono ripercuotere anche sul Molise. Un indebolimento di Renzi indebolirà ulteriormente Paolo Frattura e potrebbe compromettere radicalmente la sua ricandidatura alla guida della Regione Molise. Tanto più che lo scontro con Danilo Leva, appartenente alla minoranza del partito, è di fatto un dato acquisito. «Al Molise serve una scossa forte, anche se è ancora presto per capire cosa accadrà. Certamente vedo un Governatore non al massimo della popolarità e contro di lui correnti e persone politicamente vicine». D’Altronde il Molise rispecchia – ora come in passato – il clima nazionale.

PAOLO DI LAURA FRATTURA
Per Paolo Frattura, presidente della Regione Molise, «quando si parla di scissione l’impegno di ciascuno deve essere perché ciò non accada. Le posizioni sono distanti ma spero ancora che non accada, sia a livello nazionale che locale».
Sul perché una parte del partito abbia deciso di andarsene, il governatore guarda a quanto accaduto all’assemblea di domenica scorsa. «Le posizioni sono state chiarite, è stato chiesto di prorogare i termini del congresso per definire la piattaforma programmatica e poi andare al congresso». Solo questione di tempi? «No, certo, anche di metodo».
Ma Frattura ha ben chiaro il motivo per cui Bersani, D’Alema e diversi altri scelgono un’altra strada? «Dovremmo chiederlo a loro. Il congresso per statuto si doveva fare a fine anno e Renzi per evitare problemi interni ha accettato di fare le primarie di coalizione anticipando la celebrazione del congresso. Però ho timore che tutte queste richieste siano strumentali. Io dico: facciamo il congresso, chi vince guiderà il partito e la coalizione- Senza alzare i toni né creare spaccature, altrimenti si rischia di regalare l’Italia ad altre forze».
Paura di ripercussioni in Molise? «No, la coalizione è chiara. Se ci sarà una spaccatura potranno esserci divisioni, ma non credo si romperà l’alleanza. Per le regionali fra un anno troveremo il sistema per stare insieme». Con Frattura candidato presidente? «Se ci sono i presupposti sì. Sono stati cinque anni difficili in cui abbiamo salvato una regione prossima al fallimento. Mi piacerebbe quindi continuare e concretizzare il lavoro svolto. Non è vero che ho ambizioni di candidarmi in Parlamento».

MICAELA FANELLI
Non è un mistero la posizione della segretaria regionale del Pd, Micaela Fanelli, renzianissima della prima ora e dunque sostenitrice dell’ex premier, del suo governo e delle sue battaglie.
«Qualcuno penserà che è utile questa scissione – ha detto – ma seguire un altro percorso rispetto all’unità è solo molto pericoloso perché non andrà a impoverire solamente il più grande partito italiano ma anche il paese. Basta guardare a ciò che accade in Francia dove le spaccature interne al centrosinistra rischiano di favorire la destra di Marie Le Pen. Qui da noi potrebbe succedere la stessa cosa con l’avanzata della destra di Salvini, di Grillo o di una destra più tradizionale. L’invito pertanto non può che essere quello di restare nel Pd dove sicuramente ci sono posizioni divergenti ma anche temi e riforme migliorabili come la scuola o il lavoro. Non dimentichiamo che il governo di Matteo Renzi ha portato a casa risultati importanti sul fronte dei diritti civili e sociali e questo perché siamo una comunità che parla e dialoga».
La sindaca di Riccia annuncia poi che «lunedì 27 febbraio alle 16 nella sala Axa della tipografia Palladino, a Campobasso, faremo una grande assemblea pubblica di discussione dal tema ‘Il futuro ci unisce’. Sarà un momento per ascoltare la base e per fare autocritica, in primis sul referendum che ci ha lanciato un segnale importante di distanza dai giovani e dalle classi meno abbienti».

ANTONIO BATTISTA
Non si sbilancia il sindaco di Campobasso e presidente della Provincia, Antonio Battista: «Rinnovo il mio appello all’unità come già fatto nei giorni scorsi perché ritengo che un tentativo per ritrovare compattezza vada sempre fatto. In questi mesi, per non dire in questi anni, il partito ha espresso tante volte difficoltà e malumori, vedremo, pertanto, come andrà a finire ma per ora preferisco stare alla finestra».

BIBIANA CHIERCHIA
Meno ambigua la vice sindaca campobassana Bibiana Chierchia, tra le ultime ad aver preso la tessera del Pd: «Sono la referente regionale di Rifare l’Italia che, come è noto, è un movimento interno, e ripeto interno, al partito. Non c’è un leader anche se fa riferimento come area al senatore progressista Francesco Verducci e al ministro della Giustizia Andrea Orlando».
Il guardasigilli, voluto da Renzi e riconfermato dal premier Gentiloni avrebbe annunciato la sua candidatura alternativa a Renzi. «La mia posizione – ha dichiarato Chierchia – è quella dell’unità fino alla fine, anzi ho sperato che nessuno uscisse dal partito. Non sono renziana ma questo è noto già dai tempi delle primarie quando appoggiai Pippo Civati, a mio avviso più a sinistra di Pierluigi Bersani. Mai come in questo momento mi trovo dentro il partito con la barra rivolta a sinistra».

PIETRO MAIO
A sinistra nel centrosinistra anche l’assessore comunale di Campobasso Pietro Maio, segretario della federazione del Medio Molise: «Sono in uno stato di grande sofferenza, per me è un errore abbandonare il partito anche se le questioni poste dai bersaniani, e penso alla scuola, al fisco, al lavoro, sono validissime. Il metodo, però, non lo condivido quindi, a prescindere dalla futura guida del Pd, io non ho intenzione di uscire fuori poiché ritengo più utile cambiare dall’interno visto che dall’esterno si incide poco»

ANGELO SBROCCA
Il sindaco di Termoli, Angelo Sbrocca, ritiene che «una scissione non porta giovamento a nessuno. E poi il cittadino non capisce. Comunque da quel che leggo anche se fosse attuata la scissione, non andrebbe via una parte cospicua. Mi riferisco al fatto che Emiliano e chi stava con lui non vanno lui. Il loro peso è importante, il Pd in Puglia è grande».
La chiave di lettura del primo cittadino termolese sulle posizioni di bersaniani e dalemiani è da non scartare. «A parte Speranza, la vedo come un fatto generazionale. Una nuova leva contro una vecchia, è in atto uno scontro generazionale. Gli scissionisti sono quasi tutti soggetti datati, forse anche politicamente. Io poi non ho capito qual è la loro richiesta, se non quella generica di più sinistra nel partito».
C’è il rischio che una separazione si riveli un assist per i rivali politici. «Non penso. Io credo che il popolo italiano sia molto più intelligente dei suoi dirigenti. Chi vuole seguire i populismi lo fa, chi invece razionalizza fa una sorta di filtro. Per me il Pd è l’unico partito esistente in Italia. Forse ci sarà qualche debacle ma io lo vedo ancora forza trainante, di governo».
Sbrocca non vede cambiamenti clamorosi all’orizzonte in Molise. «Bisogna vedere che tipo di scissione ci sarà. Se peserà poco non vedo cosa cambierà. Vediamo l’evoluzione, senza essere faziosi».

PINO GALLO
«La scissione sicuramente non è produttiva e si poteva evitare». La pensa così l’assessore termolese Pino Gallo, membro della direzione regionale del partito. «Non ne ho capito la portata, visto che Emiliano resta e corre come segretario. Io penso una cosa: se devi combattere, fallo dall’interno. Se non sei in grado di vincere non è che l’altro non può farlo».
Gallo sta apertamente dalla parte dell’ex premier. «Gli hanno chiesto le dimissioni da presidente del Consiglio e l’ha fatto. Gli hanno chiesto il congresso e l’ha convocato. Gli hanno chiesto di lasciare la segreteria e l’ha fatto. Le regole si stanno decidendo. Non ho capito cosa vogliono se non salvaguardare vecchie rendite di posizione. Il nostro è rimasto l’unico partito in Italia, contendibile e con delle regole. Io posso dire di essere stato in minoranza nel partito, in passato. E la stessa gente che ora reclama non è che desse molto spazio per parlare a chi non la pensava come loro».
Le ragioni della scissione per Gallo sono da ricercare nell’ipotesi che di vada a votare con un sistema proporzionale. «Loro (Bersani, D’Alema, ndr) cercano un ruolo politico di minoranza ma determinante. Vogliono mantenere rendite di posizione legittime. È il grande guaio frutto del No del 4 dicembre. Si è tornati indietro di 30 anni e gli italiani non l’hanno capito. Fossi in Renzi ora farei una proposta di legge elettorale col maggioritario».
L’assessore nega che al Comune possano avvenire stravolgimenti. «No, anzi. Siamo tutti renziani. In Regione l’unico che potrebbe avere un ruolo è Francesco Totaro. I parlamentari? Penso che Leva abbia già deciso di andarsene, mentre a Ruta non so se convenga uscire».

PASQUALE MARCANTONIO
Con un’espressione chiara e senza filtri ci pensa Pasquale Marcantonio, segretario della Federazione Pd in Basso Molise a spiegare come la gente sta percependo quel che succede nel partito. «Le persone mi fermano, chiedono spiegazioni. Mi dicono: “Ma che cavolo state facendo?». E per Marcantonio non è un buon segno. «La gente ce la farà pagare, subiremo un tracollo. È vero anche che tanta gente si sta avvicinando al Pd proprio in questi mesi, abbiamo avuto dei nuovi iscritti».
Anche per l’esponente politico di Guglionesi «questa spaccatura si doveva evitare, non capisco qual è il problema. La gente è arrabbiata, si sta regalando il Paese al M5S. Come partito nelle ultime due settimane abbiamo fatto ridere. Io provengo dal Pci. Lì c’erano delle regole. Se uno vinceva il congresso guidava il partito e si rispettavano le regole».
Sull’evoluzione del caso Marcantonio anticipa che «lunedì prossimo ci sarà una direzione regionale a Campobasso e se ne parlerà. Non so ancora chi andrà via. Ruta? Mi risulta sia molto legato a Emiliano che fra l’altro presto dovrebbe essere in Molise. Alla fine credo resterà nel Pd».
Il diretto interessato non conferma né smentisce. Sentito al telefono, il senatore campobassano dice solo che sta riflettendo, pur anticipando di condividere la posizione di Danilo Leva. Il che farebbe pensare a un altro pesante addio per il Pd molisano.

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