Casa di riposo

Pronte le 10 camere della discordia. Ma restano vuote: la Regione proroga lavori già finiti

Ancora un singolare caso a Ripabottoni, il piccolo Comune molisano il cui sindaco Orazio Civetta è titolare di un bar per i quale paga l’affitto a se stesso. Ora al centro della polemica c’è la casa di riposo costruita dopo il terremoto e gestita dalla Fondazione, nella quale la Regione ha fatto realizzare 10 stanze supplementari finite da un pezzo, dopo i ritardi imputabili all’Amministrazione comunale, ma che restano vuote. Perché? E come mai la Regione Molise ha concesso a Civetta una proroga, per giunta irregolare, se il cantiere è stato smantellato lo scorso anno? Mentre cresce la richiesta di posti letto nelle strutture per anziani, in un territorio dove la popolazione è sempre più vecchia, resta senza risposta anche la richiesta di accreditamento per trasformare la “casa dei Nonni d’Italia” in una rsa.

Un anno fa – era la primavera del 2016 – i lavori di completamento della residenza per anziani “Casa dei Nonni” erano in alto mare, e alla Regione Molise sembrava non importare nulla. Ora che invece sono finiti, e le dieci camere supplementari realizzate con un finanziamento pubblico di 335mila euro sono finalmente pronte, la Regione concede al sindaco una proroga per ultimare i lavori.

Come? Cosa? Dove? A Ripabottoni, dove i paradossi sono di casa e di bar. Il bar è quello del sindaco Orazio Civetta, che mensilmente paga 650 euro di affitto a se stesso per disporre dei locali nel palazzo comunale dove ha appunto il bar più in vista del borgo. E la casa è, in questo caso, la casa di riposo alle porte del paese. Costruita con fondi regionali ex articolo 15 prelevati nel capitolo sul rilancio del Molise massacrato dal terremoto per 1 milione e mezzo di euro,con fondi comunali provenienti dalla solidarietà di tutta Italia, la casa dei Nonni d’Italia Pietro Ramaglia funziona dal 16 febbraio 2012 ospitando 36 anziani.

La Regione Molise, nel 2014, ha concesso alla struttura, gestita dalla cooperativa Sirio e curata dalla Fondazione Arturo Giovannitti di cui è presidente l’ex sindaco Michele Frenza,un contributo di 335mila euro per aumentare le camere a disposizione degli ospiti e ricavare uno spazio comune. I lavori sono stati appaltati dal Comune guidato da Orazio Civetta, che pare proprio non essere in buoni rapporti col suo predecessore. Invece di concludersi a ottobre 2015, come stabilito dalla convenzione, l’intervento di ampliamento ha subito ritardi fortissimi, dovuti – nelle giustificazioni addotte dal sindaco – a problemi di maltempo e freddo e a una lunga pausa estiva, che si è protratta da agosto a dicembre 2015.

Ritardi che hanno fatto rischiare al Comune di perdere il finanziamento. Ritardi documentati, dei quali la Regione Molise, concessionaria del beneficio, era perfettamente a conoscenza anche perché documentati da visite e sopralluoghi. Come quello della consigliera Nunzia Lattanzio, presidente della IV commissione, che l’11 marzo 2016, durante una visita sul posto, avvertiva con tanto di comunicato stampa: «L’ampliamento della Rsa renderebbe possibile l’accreditamento di un modulo come struttura socio- sanitaria protetta. Sulle ragioni del ritardo della fruibilità chiederò chiarimenti al sindaco Orazio Civetta».

Bene. Ora la Fondazione ha chiesto di accreditarsi come residenza sanitaria assistita per ben 18 posti letto, eppure invece di rispondere all’istanza la Regione Molise concede una proroga al sindaco.
Si tratta dello stesso sindaco – Orazio Civetta, sempre lui – che per non perdere i fondi regionali aveva firmato, il 10 marzo dell’anno scorso, il giorno prima che la consigliera Lattanzio andasse a fare visita agli anziani ospiti, un verbale con il quale certificava, nero su bianco, che i lavori di riqualificazione della casa protetta per anziani erano belli e finiti, che i 335mila euro in parte già ottenuti e in parte promessi dalla Regione Molise erano stati spesi fino all’ultimo centesimo. Con tanto di timbri del Protocollo e relazione tecnica dell’ingegner Michele Coralbo, factotum amministrativo del sindaco, il quale scrive che «le opere si sono concluse il 29 dicembre 2015» e che «entro sessanta giorni verranno sanati aspetti di assoluto dettaglio che non influiscono sull’uso e la funzionalità dell’opera».

Capito? Lo dicono il sindaco e il suo responsabile ai Lavori Pubblici. Ma non è vero: i lavori in quella data non erano finiti proprio per niente. Ci sono le foto, le testimonianze, a riferirlo. Sono finiti però alcune mesi dopo, nella primavera 2016, quando le camere aggiuntive sono state completate e lo spazio comune ultimato. E, incredibilmente, proprio mentre il cantiere viene smantellato, il sindaco – smentendo se stesso e il suo verbale con il quale certificata che era tutto a posto – chiede «una proroga in sanatoria della convenzione per la durata di mesi sei e successiva chiusura del rapporto di concessione».

Intanto la casa di riposo è pronta, ma nessun anziano può andare a occupare quei nuovi posti malgrado le tante richieste che arrivano alla struttura. A dicembre scorso la Regione Molise prende in mano la richiesta di proroga di Orazio Civetta e, dimenticando che i lavori per lo stesso sindaco dovevano essere finiti da un pezzo, concede la proroga. Riapre i termini di concessione e dà tempo fino al 30 arile 2017 al Comune per ultimare la “riqualificazione dell’immobile casa protetta per anziani”.

Tipico della regione Molise: a Campobasso non sanno mai che succede in posti diversi dai palazzi della politica. Basterebbe andare a fare un rapido sopralluogo a Ripabottoni per verificare che non c’è l’ombra di un operaio, né l’ologramma di un martello o di un secchio di vernice. Che le camere sono bell’e pronte, in attesa di essere occupate mentre la lista d’attesa degli anziani che hanno bisogno di un letto e di assistenza aumenta spaventosamente. Basterebbe poco, ma la Regione “si fida”. E concede altri cinque mesi di tempo, che peraltro calcola da quando firma la proroga, con una stranezza singolare. I cinque mesi dovevano essere conteggiati, semmai, dal 20 ottobre 2015, data in cui si sarebbero dovuti concludere i lavori che erano in colpevole ritardo. E invece.

Invece in questa storia è tutto un giallo, un caos. Mentre si giocherella con le date, le scappatoie formali, i verbali, le camere nuove restano chiuse, con grande sconcerto della trentina di persone tra operatori, infermerie che lavorano nella casa di riposo e assistono all’incomprensibile mistero dell’abbondanza di posti e richieste e delle stanze sottochiave. Della domanda e dell’offerta che non si incrociano. Della richiesta di accreditamento alla quale nessuno si prende la briga di rispondere. «A che serve la proroga, se l’impresa è andata via portandosi fino all’ultimo pezzo di impalcatura?»

Misteri del Molise. Domande che cadono nel silenzio. Sulla vicenda è stata fatta anche una interrogazione a risposta scritta, peraltro di ispirazione bipartisan, firmata da Salvatore Ciocca e Angela Fusco Perrella. Chiedono di sapere se le opere sono state tutte realizzate entro i termini previsti dal disciplinare di concessione, e se la Regione ha fatto il controllo tecnico e amministrativo sull’intervento di riqualificazione. Hanno più di un dubbio, i due consiglieri uno di maggioranza e uno di minoranza. Ma a Ripabottoni è inutile avere dubbi: questo è il paese del dogmi, dove le verità prescindono dalle evidenze e perfino dalle prove scientifiche.

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