Cronache

Termoli Jet, il sogno finisce a mollo nel Pacifico. Iorio: “Rifarei tutto, tranne certi errori…”

All’indomani della partenza del catamarano simbolo di sprechi e inefficienze, salpato alla volta della Corea dopo la vendita all’asta, l’ex Governatore del Molise, strenuo sostenitore del progetto di collegamento tra il porto di Termoli e gli scali croati, ammette qualche responsabilità della parte pubblica in tutta la faccenda. "Ci voleva più determinazione, e oggi cambierei la procedura per evitare rallentamenti giudiziari. E forse anche gli uomini..." dice Michele Iorio.

Sa benissimo che il Termoli Jet, la “sua” nave – nel senso che era il Governatore del Molise con poteri straordinari quando ha deciso di comprarla usando le risorse pubbliche per la ripresa dal terremoto e dall’alluvione – sta navigando in queste ore a bordo di un mercantile. Non sa invece che è diretta in Estremo Oriente. «In Corea, veramente? Non lo sapevo, lo scopro da lei».

Già, il Termoli jet, comprato per collegare il Molise alla Croazia, se ne va nel Pacifico a fare la spola fra gli isolotti coreani
«Eh.. che peccato. Sapevo che era finita all’asta ed era stata venduta. Chissà, ma i coreani la faranno funzionare. Hanno i soldi».

Veramente Presidente è stata svenduta: un milione e seicentomila euro per una imbarcazione che la sua Giunta all’epoca aveva comprato a 7 milioni di euro.
«Beh, la decisione fu presa dal mio governo perché c’era una società che lo aveva acquisito e proponeva il trasporto tra Termoli e la Croazia».

Larivera?
«Sì, esatto. Noi facemmo questa operazione convinti di poter realizzare un sogno, collegare il porto di Termoli con la Croazia, mettere su un filo diretto due territori legati anche da ragioni storiche e sentimentali».

Un sogno che si infranse prestissimo, però. Una manciata di viaggi e poi basta per sempre…
«Il problema è che ci fu una società ricorrente, la Snav, che faceva lo stesso trasporto da Pescara e bloccò la nostra iniziativa appellandosi ai giudici».

La Snav fece ricorso perché la Regione aveva individuato un socio privato senza gara pubblica, si ricorda?
«Infatti, si, sì. Anche se era una procedura legittima, come poi hanno stabilito i giudici, ci ha fatto perdere comunque un sacco di tempo. Una volta fatta la società mista, rimanemmo intrappolati a lungo nella storia dei contenziosi, pur avendo cercato di cominciare lo stesso questa attività, durata purtroppo pochissimo, di collegamento tra il porto di Termoli e il porto di Ploce…»

L’autostrada del mare
«Era una buona idea. Ne sono convinto. La politica deve programmare, guardare lontano. Io ho provato a farlo».

Ma alla fine si è rivelato un cattivo affare per il Molise: 7 milioni di euro per acquistare il catamarano da un società norvegese, più un altro milione e mezzo per la manutenzione e il resto. Una nave che per dieci anni è rimasta a marcire in porto e poi è stata svenduta.
«Le mie intenzioni erano completamente diverse. Sono assolutamente convinto della bontà di quella iniziativa».

Il Termoli Jet però è diventato il simbolo degli sprechi, è finito su tutti i giornali e le tv nazionali.
«Così funziona qua in Molise: è più facile criticare che programmare, il Termoli Jet solleticava un interesse negativo quando avrebbe potuto spronare verso un interesse positivo. Capita di continuo qua in Molise. E aggiungo: purtroppo».

Quindi non è pentito?
«Pentito? No. Certo, in effetti…»

In effetti?
«Beh, bisogna dire che ci voleva una maggiore decisione nello sfruttamento della iniziativa, bisogna ammettere che qualche responsabilità nella parte pubblica c’è stata».

A cosa si riferisce?
«Al fatto che avremmo dovuto prevedere i ricorsi. Sa, quando gli aspetti giudiziari cominciano a creare preoccupazioni in termini di responsabilità, vuol dire che si poteva agire magari diversamente».

Oggi lo rifarebbe?
«Lo rifarei, ma magari cambiando la procedura. Anche se la vicenda penale e quella finanziaria sono andate a buon fine, perché ci sono state tutte assoluzioni (e prescrizioni, ndr) abbiamo perso tempo prezioso e l’investimento è di fatto saltato».

Naufragato
«Naufragato. Però io sono sempre stato convinto di questo progetto, e con me gli altri assessori»

Antonio Chieffo specialmente?
«Antonio è stato un grandissimo sostenitore di questa iniziativa».

Eppure fino al 2012, quando era al vertice del Molise, la sua Amministrazione ha lasciato che la nave restasse ferma in porto…
«Per la verità io qualcosa ho provato a fare. Proprio negli ultimi mesi di mandato ero riuscito a concludere un accordo con la Snav…»

La società che vi aveva messo i bastoni fra le ruote?
«Sì, la Snav. Malgrado fossimo in piena attività giudiziaria, eravamo rimasti sulla possibilità di usare il Termoli Jet tre giorni da Termoli per il collegamento con la Croazia e tre giorni da Pescara. Alla Regione Molise sarebbe costato 70mila euro l’anno, ma ci sarebbe stato un buon ritorno. Anche perché a bordo la Snav avrebbe offerto e venduto prodotti molisani. Un vantaggio anche a livello di immagine per il Molise».

Ah. E lei portò in Giunta questa idea? Questo accordo?
«Sì, l’ho fatto. Ma la mia Giunta non mi seguì in questa iniziativa. La mia proposta non passò, non fu condivisa».

Veramente? Che strano però: le sue proposte sono sempre passate senza che nessuno battesse ciglia.
«Infatti. Fu la prima e unica volta che una mia proposta non passò. Mi suggerirono tutti di soprassedere, che non era il caso».

E perché mai?
«Immagino per le preoccupazioni di carattere giudiziario. Tra polemiche e problemi legati ai ricorsi e alle indagini, gli assessori erano preoccupati».

Lei no, invece
«Io non ho mai avuto dubbi di aver fatto una cosa in totale buona fede e nell’interesse esclusivo del Molise».

Forse oltre alle procedure diverse sarebbe stato meglio avere accanto persone diverse. E imprenditori diversi. Che dice?
«Magari anche quello, in parte. Mah, io sono del parere che occorra difendere con le unghie e con i denti il patrimonio molisano. Vale la pena guardare un po’ più lontano, immaginare lo sviluppo. Il Termoli Jet per me significava quello. Sono andato pure in Croazia a parlarne con l’ambasciatore e il presidente croato dell’epoca. Mi pare Mesić. Ebbene, ne parlava anche lui come di una cosa interessante, per favorire gli scambi in un contesto di Euroregione Adriatica».

Insomma, in Croazia erano interessati?
«Si, lo erano»

Non quanto i coreani, però
«Ma io questa cosa della Core la devo approfondire. Meglio loro che niente, però»

Ma non le dispiace?
«Mi piange il cuore, sono sincero. Una brutta fine per un bel sogno». (mv)

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