Una storia di paradossi, crudeltà e amore

Dodici non ce l’ha fatta: morto il cane strappato all’abbandono e alla malattia nei giorni della neve

Lo avevano chiamato Dodici perché quello era il numero del suo box al canile di Ripabottoni. Era uno dei cani rimasti a lungo senza assistenza a causa della straordinaria nevicata di inizio gennaio. Denutrito e già in gravi condizioni, era stato adottato da Carlotta, una volontaria arrivata da Viareggio, che avrebbe voluto portarlo con sé subito, ma al canile le hanno detto che, senza sterilizzazione, il cane, non sarebbe potuto uscire. Così Dodici è rimasto altri giorni al freddo e nemmeno il grande amore ricevuto successivamente in Toscana è riuscito a ridargli la forza per riprendersi. Dodici è morto ieri mattina dal veterinario. Grande è la tristezza mista a rabbia di chi ha provato a strapparlo a un destino segnato.

“Oggi doveva essere una giornata di gioia…. E invece il dolore e’ straziante.
Siete dei maledetti… Dodici, perdonaci se puoi”. La pagina Facebook di Carlotta Marzano è intrisa di rabbia e listata a lutto da ieri mattina. Dodici non ce l’ha fatta. E’ morto a centinaia di chilometri di distanza dal canile di Ripabottoni dove il freddo e la mancanza di buonsenso lo avevano ridotto a un mucchio di ossa prima che il tentativo estremo di Carlotta, volontaria arrivata da Viareggio, gli restituisse almeno un po’ di quell’amore e di quella dignità che gli erano stati negati.

Carlotta arriva a Ripabottoni con un Fiorino Rosso all’indomani dell’allarme lanciato in Molise per i due canili di Santo Stefano a Campobasso e Ripabottoni. Le due strutture sono sommerse dalla neve, temperature polari e, dentro, i cani sono senza possibilità di essere raggiunti e assistiti.

Una nevicata pazzesca, quella di inizio gennaio. La notizia fa il giro d’Italia su Facebook.Decine e decine di volontari arrivano da diverse città e regioni, rendendo meno penosa la situazione dei poveri animali, rimasti senza assistenza per ore e ore, e in alcuni casi per giorni. Gravissima la situazione al canile diRipabottoni dove al box numero dodici c’é un meticcio che soffre. Immobile per il freddo, denutrito, Carlotta descrive così l’incontro sotto la neve: “Eri appallottolato su un gelido, sporco pancale… lì inerme ad aspettare la morte. Tu, Dodici, magari non avrai un’aspettativa di vita lunghissima, ma se non altro avrai conosciuto una casa, l’amore, il calore, le pappe buone, una famiglia meravigliosa. Ma tutti gli altri Dodici che moriranno soli privati di ogni dignità. Maledizione, che tristezza”.

Il calvario, però, non è finito: il destino di Dodici é tutto da decifrare, perché quando Carlotta chiede immediatamente l’affido, la risposta é una mezza condanna a morte per il cane. Senza sterilizzazione nessun animale può lasciare il canile. Dodici è costretto a restare un’altra settimana nella nicchia dove aveva rischiato di morire, il box in cui da tre mesi giace deperito con in corpo diverse patologie. Una lunga settimana in cui per fortuna il cane può ricevere le cure e l’amore di Maria Lanzillo della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente.

Restando al freddo del canile, per Dodici è difficile rimettersi in sesto. Ci vorrebbe una casa per lui, sta troppo male. Questo il post che Carlotta scrive prima di tornare in Toscana: “Dodici… ecco il tuo nome tesoro, come il numero di box dove ti ho lasciato. Il tuo compito è resistere. Al resto ci pensiamo noi”.

Quando arriva il momento di abbracciare il cane e di strapparlo a quella drammatica condizione di malato cronico senza via d’uscita, è un momento speciale per Carlotta: “Una giornata meravigliosa impegnativa alla morte, ma meravigliosa!!! – scrive la volontaria su facebook – tutti i cani hanno una cuccia, tutti hanno sgambato… Grazie a tutti davvero, anche al mio ‘instancabile’ compagno di viaggio Carlo e a Cecilia sempre presente. Stanchi ma molto più ricchi. Ho conosciuto persone speciali. Andiamo Dodici che si va a casa”.

Ma Dodici esce quando i parassiti gli hanno già perforato lo stomaco. Nonostante la presenza costante di Carlotta, che lo ha custodito amorevolmente nella sua calda casa di Viareggio, muore dal veterinario. E’ una storia triste, senza lieto fine. Una storia che fa riflettere oltre che accapponare la pelle. Lo sdegno di tutti quelli che hanno accompagnato il percorso di Dodici è alto.

Questa è la dichiarazione di Paola Liberanome, volontaria dell’Enpa di Campobasso: “Ci chiediamo a cosa sia servito approvare la Legge numero 281 del 1991, che introdusse il principio di civiltà del ‘no kill’ vietando la soppressione dei randagi ricoverati nei canili sanitari. A che serve quando poi si condannano i cani a una morte lenta, con la sola speranza di trovare per strada persone come Carlotta? Dodici – prosegue Paola – è stato ucciso dalle patologie che aveva contratto ma anche dalle cure e dall’amore che gli sono stati negati”.

La rabbia di Paola Liberanome non è fine a stessa. Tutt’altro. “La nostra associazione, nella sua sezione provinciale, aveva in animo da tempo di mettere in piedi una campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza. Una testimonial sarebbe stata Pollon, la gatta che non ha mai smesso di fare le fusa, nemmeno tra le più atroci sofferenze, quando quasi scuoiata viva, lottava tra la vita e la morte, lasciata a soffrire per una giornata intera in un cortile, sotto gli occhi di tutti. E invece no. La nostra iniziativa non potrà che chiamarsi “Progetto 12” non ispirata a una storia di riscatto come avremmo voluto, ma alla dignità negata che ha portato alla morte di un povero cane. Quello che è successo a Dodici dovrà essere un monito per tutti quelli che hanno a che fare con le strutture pubbliche e private che si occupano di animali. Ci consola solo pensare che questo piccolo e malnutrito cane il suo piccolo riscatto lo ha avuto: non è morto solo in un box al freddo, ma ha conosciuto, anche se per poco, la parte migliore degli uomini, che una ragazza venuta da lontano ha saputo mostrargli. Grazie Carlotta e grazie Serena e Andrea che hanno ospitato Dodici garantendogli le cure più amorevoli. Un abbraccio anche a Marco e alla Leidaa, sezione di Campobasso che hanno seguito questa storia”.

La storia di Dodici, un nome che non sarà più soltanto il numero affisso su un anonimo box di un canile di un piccolo paese del piccolo Molise, un nome che evocherà per sempre altre due parole in drammatico contrasto tra loro: disinteresse e dignità.

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