Cronache

Scuolabus e capannone in fiamme, si sospetta il dolo: le incognite dietro l’incidente

Un gigantesco fabbricato vicino a una pompa di benzina è stato divorato dalle fiamme divampate nella notte tra il 1 e il 2 febbraio a Cercemaggiore. Dopo venti ore di lavoro i pompieri hanno domato il fuoco che ha inghiottito anche i due pulmini utilizzati dal Comune per portare i bambini a scuola. Tanti sono i dubbi su questo spaventoso incidente che non ha fatto vittime ma solo molti danni: la Procura di Campobasso è in attesa dei dettagli, non si esclude il dolo e la conseguente apertura di un fascicolo d’indagine sul caso

Ci sono volute 20 ore di lavoro, 30 uomini e svariati mezzi per domare le fiamme divampate nella notte del 1 febbraio all’interno di un capannone a Cercemaggiore. Il fabbricato, vicinissimo a una pompa di benzina, è andato completamente distrutto e nessuno, neppure i vigili del fuoco, possono ancora metterci piede a causa del pericolo crollo del tetto divorato dal fuoco.
Intorno alle 19 del 2 febbraio le operazioni di spegnimento e interdizione della struttura sono terminate: adesso bisognerà metterlo in sicurezza prima di riuscire a ispezionare il suo interno e capire da dove sia partita quella prima, micidiale scintilla.

Il sospetto che possa esserci la mano dell’uomo non è da escludere, come pure l’apertura di un fascicolo d’indagine su questo strano incidente avvenuto a contrada Pescocupo sulla statale 17.
Nel capannone, grande all’incirca 500 metri quadri, c’erano due scuolabus della ditta “Cricca Viaggi” di Castelpagano. Si tratta dell’azienda che per conto del Comune di Cerce gestisce il servizio di trasporto dei bambini a scuola. Durante l’incendio i due mezzi sono andati distrutti. Il primo aspetto da chiarire è proprio questo: cosa ci facevano i pulmini dentro il capannone? Per quale ragione gli autisti, che la mattina dell’incendio li avevano utilizzati per accompagnare i ragazzi a scuola, usavano quella ex officina come deposito? Che tipo di accordo c’era con Domenico Zappone, gestore della vicina pompa di benzina e proprietario, con suo fratello, dell’attività di gommista chiusa da svariati anni?
Nel capannone, un tempo sede di lavoro dei fratelli Zappone, c’erano almeno 5 tonnellate di pneumatici usati. Continuavano a lavorare nell’attività chiusa o erano i vecchi copertoni mai correttamente smaltiti? Anche su questo aspetto bisognerà fare chiarezza visto che il fumo, nero e denso sprigionato dalla loro combustione, non è innocuo. Non a caso ieri mattina oltre ai pompieri c’erano anche i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale.
La stessa attività del distributore – posta a circa 30 metri dal capannone bruciato – non è ben chiaro se fosse aperta o chiusa. In paese c’è chi sostiene che da qualche giorno le cisterne fossero vuote ma che la pompa non era in disuso.
Se si tratti di autocombustione (improbabile visto il freddo e l’umidità), di un difetto al quadro elettrico (che Domenico Zappone pare staccasse ogni sera) o di una scintilla partita dal surriscaldamento dei due scuolabus, potranno dirlo solo i vigili del fuoco.
Anche i carabinieri della stazione di Bojano e Cercemaggiore sono in attesa di conoscere qualche dettaglio tecnico in più che gli verrà fornito solo dopo le ispezioni.
Ciò che in paese è già di dominio pubblico sono i precedenti incendi ai beni della famiglia Zappone che sempre a causa del fuoco ci ha già rimesso un fienile (di proprietà di uno dei due fratelli) e una rimessa (sempre di un parente).
(AD)

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