Economia & Lavoro

Vibac, lunedì l’assemblea degli operai. “Cerchiamo un dialogo con l’azienda. Nessuno scontro”

I 150 operai della fabbrica che produce nastro isolante nella zona industriale di Termoli si preparano a una assemblea per decidere come perseguire la loro richiesta «di parlare con l’azienda - affermano - vogliamo il confronto, il dialogo con loro. Non cerchiamo lo scontro». Lo sciopero di mercoledì 1 febbraio durato fino alle 6 di giovedì, ovvero alla fine dei tre turni, era nato per contrastare la dirigenza e soprattutto «per far capire che le potenzialità ci sono, ma non vengono tirate fuori a causa della disorganizzazione, soprattutto nella gestione del personale». Non si esclude che nelle prossime settimane si torni a scioperare davanti ai cancelli della fabbrica.

E’ durato esattamente 24 ore lo sciopero degli operai della Vibac, l’azienda che da 27 anni ha uno stabilimento produttivo nella zona industriale di Termoli. I suoi 150 dipendenti, divisi in base ai loro tre turni – dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6 – hanno manifestato davanti alla fabbrica ieri, mercoledì 1 febbraio, «per chiedere un confronto alla dirigenza – raccontano – in cui possiamo esporre i problemi e trovare una soluzione. Senza scontro, ma solo con il dialogo».

Al termine della protesta – «a cui siamo arrivati dopo un anno di tentativi di farci sentire, non abbiamo certo deciso il giorno prima», gli Rsu delle tre sigle sindacali rappresentanti del settore – Cgil Filctem, Femca Cisl e Uiltec – hanno annunciato con una nota che il prossimo 6 febbraio, i dipendenti torneranno a riunirsi in assemblea per «decidere democraticamente come proseguire la protesta o come interromperla, nel caso che l’azienda convochi le parti per avviare un percorso virtuoso di ripresa delle relazioni e di risoluzione dei problemi».

Sono diversi infatti i punti che i lavoratori contestano all’azienda: i provvedimenti disciplinari definiti nella nota «a pioggia», perchè troppo frequenti «e spesso non motivati», una serie quindi di lettere di richiamo «che arrivano perchè magari qualche giorno, per fare un esempio – afferma uno dei dipendenti – capita di stare fuori oltre i trenta minuti di pausa che ci è concessa, per motivi fisiologici».

A questi si aggiungono anche le richieste relative alla mancata manutenzione delle macchine e alla sicurezza che in alcuni punti della fabbrica è carente a causa del materiale che occupa gli spazi. «Ma le potenzialità ci sono nella nostra fabbrica – aggiunge il lavoratore – non sono ben utilizzate a causa della disorganizzazione che si trova all’interno, di cui la mancanza di sicurezza e la manutenzione sono un esempio».

Dopo l’assemblea in programma lunedì prossimo, i lavoratori stabiliranno come proseguire la loro contestazione. E non si esclude che torneranno a manifestare nuovamente davanti allo stabilimento incrociando le braccia per un nuovo sciopero.

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