Economia & Lavoro

Sciopero alla Vibac, gli operai: “Se si produce poco non è colpa nostra, serve manutenzione”

I dipendenti della Vibac, l’azienda che produce scotch al nucleo industriale di Termoli, hanno iniziato una manifestazione di protesta davanti ai cancelli della fabbrica questa mattina. «Ci dicono che siamo noi i responsabili della poca produzione dell’azienda, ma in realtà la colpa è dei macchinari, bisogna fare manutenzione». Da parte dei lavoratori, che resteranno in sciopero per tutta la giornata, alternandosi con i colleghi degli altri turni, c’è la volontà di confrontarsi con i dirigenti per risolvere i problemi.

Gli operai della Vibac, l’azienda del Nucleo industriale produttrice di scotch, sono in sciopero. La manifestazione di protesta è cominciata questa mattina, mercoledì 1° febbraio, con il primo turno delle ore 6. «Scioperiamo per le vessazioni al reparto taglio soprattutto – spiegano alcuni rsu – Discutiamo il modo in cui i dirigenti mettono in atto determinate richieste, come i modi di gestire il personale, sono basati su prepotenza e intimidazioni con lettere di richiamo».

Tradotto in parole povere gli operai rimandano all’azienda il messaggio arrivato nei giorni scorsi: «Non siamo noi i responsabili della poca produzione dell’azienda, ma i macchinari che devono essere controllati e soprattutto deve essere svolta la manutenzione – rivelano all’unanimità i quaranta lavoratori fermi davanti all’ingresso della fabbrica – anche gli spazi sulla sicurezza sono compromessi e occupati dal prodotto semi lavorato».

«I lavoratori sono qui da 27 anni, da quando nel’’89 l’azienda ha aperto la sua sede a Termoli – afferma Carlo Scarati, segretario della Uiltec – lo stabilimento in questi anni si è triplicato grazie ai dipendenti, allo sforzo, al loro impegno e anche al sacrificio di tutti. Qui manca anche la formazione al personale. Sono comunque tutte questioni che si possono risolvere e su cui siamo pronti a confrontarci con la dirigenza».

Nel corso degli anni l’azienda, la più grande al Nucleo industriale dopo la Fiat, ha attraversato un periodo di crisi da cui era uscita con i contratti di solidarietà per due anni, adesso conclusi. Proprio nel 2013 il rischio era di chiudere lo stabilimento termolese. Nei mesi successivi le trattative sono andate avanti, come lo stato di agitazione, fino al novembre dello stesso anno quando i dipendenti hanno scelto di rinunciare a parte del premio di produzione, del premio risultato e dei buoni pasto per investirli nella nuova produzione del nastro isolante prodotto nell’azienda. Con la nuova riorganizzazione, il numero dei dipendenti si era ridotto a 130, mentre ora è tornato ad essere nuovamente 150 come nel periodo precedente all’intervento dei lavoratori.

Lo sciopero davanti all’azienda andrà avanti per tutta la giornata con gli operai degli altri turni. «Vedremo cosa succederà nel corso della giornata – concludono gli operai – ovviamente ribadiamo la nostra volontà di confrontarci con l’azienda».

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