Non è stato possibile salvare il dito indice dell’operaio di 45 anni che la notte tra sabato e domenica è rimasto vittima di un grave infortunio nel reparto M40 della Fiat di Termoli. La lacerazione della falange era troppo grande: il dito, finito tra le lame dell’avvitatore, è stato letteralmente strappato e non c’è stato nulla da fare per tentare una ipotetica ricostruzione. A.M. si trova ricoverato in ortopedia, al San Timoteo di Termoli con il dito amputato.
Un infortunio molto grave, il suo, passato sotto silenzio nelle ore immediatamente a ridosso del fatto, avvenuto intorno alle 4 di notte, trapelato solo grazie a qualche timore espresso dai compagni di stabilimento. E ora anche i sindacati cominciano a prendere una posizione, chiedendo più tutela per la sicurezza che, secondo quanto sostento dalla Fiom Cgil, sarebbe penalizzata e presenterebbe anomalie.
Giuseppe Tarantino, denunciando a posteriori l’infortunio a Rivolta del Re, scrive: «Siamo qui per chiedere conto alla direzione aziendale dell’ultimo increscioso episodio di natura infortunistica avvenuta in fabbrica, sulle linee che vedono all’opera maestranze sempre più stressate nel turno di notte tra venerdì e sabato scorso».
L’incidente si è verificato durante l’operazione di svitatura della vite M3 con aviatore elettronico, dove è rimasto impigliato col guanto e si è procurato una lesione alla mano sinistra. Il lavoratore è stato ricoverato nel reparto di ortopedia dell’ospedale San Timoteo e gli hanno amputato un dito. «Abbiamo chiesto un incontro urgente per capire la dinamica del grave infortunio, anche perché sulla questione sicurezza stiamo da tempo segnalando anomalie in stabilimento» dice Tarantino.
Anche la Fim-Uilm-Fiscic chiede un incontro «per capire cosa sia successo>< e avere informazioni sui risultati dell’inchiesta interna avviata dall’azienda per verificare se l’infortunio sia stato causato da una “distrazione” o da qualche problema di corretto funzionamento sulla catena.
Andrea Di paolo, dei Cobas, è molto più esplicito e duro nella posizione assunta: «In una fabbrica caserma dove i lavoratori e giovani promesse provengono da altri stabilimenti e da piani di ricatto come il Jobs act , non un accenno di protesta persino quando si lavora con il piano di risparmio Marchionne con i riscaldamenti al minimo, sbattendo i denti dal freddo grazie ai famosi sindacati partecipativi a senso unico per i padroni. Ed ecco i risultati: svariati incidenti che accuratamente vengono allo scoperto per casualità, con la colpa che quasi sempre passa per distrazione umana. Ma non ci si sofferma sui ritmi alienanti e da arte circense che sono applicati sulle catene di montaggio. La mia piena solidarietà sindacale e politica al lavoratore in questione augurandomi che riesca ad uscire da un sistema di omertà quello che cerchiamo di combattere da molto tempo».
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