Disobbedienza civile e religiosa

Fuoco di Sant’Antonio Abate vietato: i fedeli dicono no e mandano avanti la tradizione

Il parroco della chiesa più antica della città don Ugo Iannandrea, il comitato festa Sant’Antonio Abate e il Comune di Campobasso hanno informato la popolazione che quest’anno "a causa del maltempo" sarebbero saltati i festeggiamenti legati alla tradizionale accensione del fuoco. I fedeli però hanno disobbedito ardendo ugualmente un po’ di legna sul sagrato pur in assenza di autorizzazioni. "E’ come se a Corpus Domini non facessero uscire i Misteri perché fa troppo caldo, non ha senso, qui il 17 gennaio c’è stata spesso la neve e non mi pare si sia mai optato per un rinvio".

Quella del fuoco di Sant’Antonio Abate è una tradizione centenaria a Campobasso. Sul sagrato della chiesa più antica della città da secoli ardono braci nel giorno dedicato al santo protettore degli animali e di chi coltiva la terra. Quest’anno, con una comunicazione arrivata il 13 gennaio, il Comune (o, per essere più precisi, l’ufficio stampa del Comune che sta curando le comunicazioni legate al cartellone natalizio), ha fatto sapere che “a causa delle avverse condizioni meteo e poiché sono previste ancora nevicate (effettivamente giunte puntualissime, ndr), la tradizionale festa di Sant’Antonio Abate è stata posticipata in un sabato del periodo carnevalesco”.
Il quartiere, appresa la notizia, si è rivoltato e ha acceso ugualmente un piccolo fuoco antistante la parrocchia pur in assenza di autorizzazioni che – spiegano i vigili urbani – deve rilasciare la Questura.
Gli agenti della municipale hanno anche tentato di convincere i “santantunari” a spegnere la legna ma non c’è stato verso. Anche perché il vescovo Giancarlo Bregantini, che alle 17 e 30 ha officiato una messa assieme a don Ugo Iannandrea, ha fatto sapere – con una nota ufficiale – che «a conclusione della celebrazione, e come tradizione vuole, sarà simbolicamente celebrato il rito di accensione del fuoco e la benedizione degli animali anche attraverso la semplice accensione di una candela dal braciere preparato in chiesa, viste le avverse condizioni del tempo».
Il messaggio di padre Giancarlo, però, è stato interpretato come un invito alla disobbedienza. «Siamo qui anche per sua volontà» dice Franco Baranello, artigiano di Campobasso e sostenitore della festa. «Siamo mortificati per questa decisione – ha aggiunto – io partecipo da sempre, sono stato battezzato in questa parrocchia e qui voglio morire quando sarà la mia ora. I miei nonni abitavano in campagna, a contrada Macchie, e ricordo bene che anche con 2 metri di neve venivano qui, legna in spalla, per la benedizione degli animali. Il fuoco per noi andava fatto».
Andava fatto nonostante la parrocchia di don Ugo e il Comitato festa abbiano affisso all’ingresso della chiesa una comunicazione quasi identica a quella del Comune che rinviata “a data da destinarsi” i festeggiamenti.
Questo Comitato è quello che, da qualche anno, ha reso un po’ più… folkloristica, diciamo così, la benedizione col fuoco sacro. Sono loro che cucinano i cavatelli venduti al piatto ai partecipanti assieme a un bicchiere di vino. «Anche se noi non li compriamo mai – interviene Paola Mariano – perché i cavatelli li cuciniamo a casa come si usava anticamente».

Il maltempo di oggi avrebbe certamente scoraggiato la gente a uscire. «Ma non ha comunque alcun senso – dice ancora Franco – è come se quest’anno si rinviasse l’uscita dei Misteri a Corpus Domini perché fa troppo caldo. La festa di Sant’Antonio Abate cade sempre il 17 gennaio e non è certo strano che a Campobasso in questa giornata nevichi o piova. E’ veramente assurdo» conclude sconsolato.

Cosa sia successo tra Curia, Comune, Parrocchia e Comitato è quello che si domandano un po’ tutti. C’è chi pensa che gli ipotizzabili mancati guadagni derivanti dalle avversità climatiche possano essere una spiegazione, chi è convinto che ci sia stato un litigio alla base della decisione e chi ancora vede di pessimo occhio l’operazione di marketing religioso che si sta tentando di compiere con musica, balli e spettacoli come quelli di Nicola Mastropaolo e Antonio Mandato “Vuless turna a Cambuasc”, previsto quest’anno e poi rinviato assieme a tutto il resto.
Sta di fatto che il divieto non è andato giù a molti parrocchiani. Non a tutti, però. C’è chi si è rimesso alla volontà del signore, no, non dell’Altissimo, ma del signor parroco e dei signori del Comitato festa che assieme al Comune hanno fatto saltare una tradizione antica quanto la parrocchia edificata nel 1572 sopra i resti di un convento del 1200.

Più informazioni
commenta