Cronache

La beffa dello screening: dopo 15 anni e sprechi di denaro si scopre che è servizio essenziale

Trattato per 15 anni come "progetto", gestito da 4 persone formate ad hoc che ora sono state licenziate in tronco, beneficiario di finanziamenti statali. Il caso degli screening oncologici dell’Asrem Molise nasconde un spreco di denaro pubblico grazie all’interpretazione "furbesca" del termine progetto. La Asrem ha utilizzato personale interno come fosse esterno, pagandolo a prestazione con extra, e riconoscendo il servizio di prevenzione oncologico ordinario solo nel 2016, ossia dopo 15 anni dal decreto del Presidente della Repubblica Italiana. Nessun provvedimento per dirigenti fautori della "furbesca" interpretazione ma solo il licenziamento dei quattro. Nel frattempo il servizio è stato affidato a ditte esterne e si son persi 9 milioni di euro perché nessuno ha inviato i dati dello screening al Ministero.

Quante famiglie molisane nel corso dell’ultimo decennio si sono viste recapitare una lettera da parte dell’Asrem con l’invito a svolgere esami specialistici di prevenzione ai tumori? Tante, tantissime. Dopo una lunga interruzione durata quasi un anno, finalmente lo scorso mese di ottobre, e fino a dicembre 2016, i cittadini hanno ripreso a ricevere l’invito con la possibilità di svolgere gratuitamente i controlli specifici per la prevenzione.
Negli anni il “Progetto Mimosa“, denominato poi “Progetto Screening Oncologici Regionali” ha ottenuto risultati eccellenti. Fu perfino definito “fiore all’occhiello della sanità molisana” dall’allora presidente regionale Michele Iorio. Nella lettera d’invito, che arriva nelle case, vengono evidenziati oltre alla tipologia di esame da svolgere, la fascia di età a cui si rivolge la prestazione specialistica e, ovviamente, il luogo e la data di svolgimento della stessa. Infine, vi è un numero telefonico dove chiamare nel caso in cui si volesse spostare (anticipare o posticipare) la data dell’appuntamento. Il numero è quello della segreteria amministrativa e organizzativa dei programmi di screening. Nulla da eccepire, se non fosse che i quattro dipendenti incarica del servizio sono stati tutti licenziati. L’ultimo lo scorso giugno. Ma, dietro a quello che potrebbe sembrare un “semplice” licenziamento, si nasconderebbe un grande spreco di denaro pubblico oltre che di risorse umane.


Tutta la faccenda ruota attorno alla parola progetto e all’interpretazione che l’Asrem ha dato, per oltre un decennio, ai programmi di prevenzione per il tumore al seno, alla cervice uterina e al colon retto. Gli screening rientrano a tutti gli effetti nell’ambito dei Lea, ossia nei Livelli Essenziali di Assistenza, dal lontano 2001. Sono da considerarsi attività volte a realizzare i fini istituzionali delle aziende sanitarie. Invece, stando a quanto la stessa azienda sanitaria ha affermato, le prestazioni connesse ai programmi di screening oncologici “costituiscono attività aggiuntiva rispetto all’attività ordinaria delle Aziende Sanitarie”. Ed è su questa affermazione che si costruisce un vero e proprio business che dura da oltre un decennio. Ma andiamo per ordine.

Nell’ottobre 2002, a seguito di un concorso pubblico, viene creata e istituita la segreteria organizzativa composta da quattro dipendenti assunti a tempo determinato. Un contratto senza data di scadenza ma “per la durata del progetto”. Progetto durato quasi 14 anni, sino a giugno 2016 quando anche l’ultimo amministrativo della segreteria organizzativa viene licenziato. La segreteria sino al febbraio del 2003 ha impostato le basi del lavoro, implementato i dati anagrafici, organizzato gli ambulatori e preso le adesioni degli operatoti sanitari, sia medici che infermieri. Dal febbraio del 2003, quindi, sono iniziate ad arrivare le prime lettere nelle case dei molisani.
Ma perché la segreteria chiedeva l’adesione volontaria o meno al servizio di screening oncologico quando questo è, invece, un servizio ordinario, quindi obbligatorio, di ogni Asrem?
La prevenzione è un obbligo per le Aziende Sanitarie, le quali possono espletare il servizio sia utilizzando il proprio personale, qualora le risorse economiche e umane lo consentano, sia appaltando il servizio a ditte esterne. L’Asrem regionale, invece, ha scelto di effettuare lo screening con personale interno ma trattando l’attività di prevenzione come una attività esterna, o meglio: aggiuntiva. Quindi se il medico o il tecnico “X” aderiva volontariamente al servizio percepiva un compenso extra al suo stipendio base. Cosa significa questo? Significa che per 14 anni l’azienda sanitaria regionale ha trattato un servizio essenziale come un progetto affidato a operatori interni, ma trattandoli da esterni, con il paradosso di aver speso milioni di euro invece che risparmiarli.

A tentar di porre fine a questo spreco di denaro ci ha provato la dottoressa Marinella D’Innocenzo, la Direttrice della Direzione Sanitaria Regionale. La D’Innocenzo nel febbraio del 2016 scrive all’Asrem chiedendo che le attività di screening non debbano più “essere trattate a progetto ma come attività istituzionali”. Ma soprattutto sottolinea che il fiume di soldi per radiologi e per i medici delle anatomie patologiche si deve interrompere. Tuttavia, il primo atto che compie l’Asrem non è quello di riorganizzare il servizio in maniera idonea o di trovare una soluzione più congrua all’accaduto bensì quello di inviare provvedimenti di licenziamento verso i quattro dipendenti della segreteria organizzativa. I quali, ricordiamolo, erano stati assunti con contratto a tempo determinato per il progetto “screening oncologici” nel 2002. Un contratto a tempo determinato, ma senza scadenza. Nel provvedimento di licenziamento degli addetti alla segreteria, a conferma di quanto detto, si legge che: «[…] la Direzione Generale per la Salute della Regione Molise ha comunicato in data 16.02.2016 ( nota Gestione Risorse Umane del 03.03.2016) che le attività progettuali screening oncologici debbano ritenersi compresi negli adempimenti LEA e, conseguenzialmente, come tali debbano essere assicurati nell’ambito dell’ordinaria attività di servizio».


L’Asrem, quindi, solo 15 anni dopo riconosce l’inclusione degli screening nei Lea nonostante l’inclusione è stata definita nel novembre 2001 tramite il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Da un lato quindi si disconosce la natura ordinaria ed istituzionale delle attività svolte dell’unica Segreteria organizzativa dei programmi di screening ritenendo le stesse “legate ad uno specifico progetto”. Dall’altro, si rinvia a una comunicazione regionale che ricomprende le attività“progettuali” degli screening oncologici nei Leae, conseguentemente, “nell’ambito dell’ordinaria attività di servizio”. Fatto sta che con quest’ultima comunicazione si poneva la parola fine a tutta la fase progettuale degli screening.

Entrando nel merito degli aspetti economici progettualibisogna dire che gli screening, essendo inclusi nei Lea, godono di un doppio finanziamento: quello permanente della quota indistinta e quello aggiuntivo della quota vincolata al raggiungimento di specifici obiettivi, ancorata ad una logica premiale. In altri termini, le risorse vincolate devono utilizzarsi non per finanziare gli ordinari programmi di screening offerti alla popolazione, ma per progetti” volti a “migliorare la qualità degli stessi e adeguarne l’offerta coinvolgendo, ad esempio, fasce di utenza non ricomprese tra quelle cui lo screening deve essere obbligatoriamente garantito come prestazione essenziale. Di contro, per l’ordinaria attività organizzativa dei programmi, che costituisce un’attività istituzionale dell’Azienda sanitaria, quest’ultima deve sopperire tramite il finanziamento assicurato dalle Regioni in relazione ai livelli delle prestazioni sanitarie. E, dunque, tramite risorse certe e durature sarebbero dovute corrispondere posizioni lavorative stabili. Tuttavia un gravissimo errore interpretativo ha indotto l’Azienda sanitaria molisana a gestire gli stessi per oltre 13 anni come un’attività progettuale. Ma si è trattato realmente di un mero errore?

L’Asrem asserisce che l’inclusione dei programmi di screening nei Lea costituisce un “inserimento formale”, e che l’unico finanziamento utilizzato per gli interventi ordinari deriva dalle risorse vincolate. Vuol dire forse che per oltre tredici anni risorse finanziarie destinate a specifici interventi sanitari, i programmi di screening oncologici, non sono state utilizzate e neppure considerate a questo scopo? E a cosa sarebbero state destinate tali risorse, peraltro puntualmente erogate come risulta da tutte le Intese Stato-Regioni intervenute nel periodo temporale in questione?

Aver considerato le prestazioni connesse ai programmi di screening oncologici “attività aggiuntiva rispetto all’attività ordinaria delle Aziende Sanitarie” è servito forse a giustificare i lauti compensi aggiuntivi erogati ai Coordinatori scientifici e alla Responsabile della gestione amministrativo-contabile dei programmi, nonché al personale sanitario impegnato nelle attività degli screening stessi peraltro, non retribuito in base ai tariffari previsti dal Regolamento per l’attività aggiuntiva ma a prestazione? Compensi elargiti solo perché, a causa della carenza di organico e degli ingenti carichi di lavoro, non vi è stato modo di destinare personale dedicato alla realizzazione dei programmi oncologici o di espletare le prestazioni ad essi connesse nell’ordinario orario di servizio.

Come certificato dai rapporti dell’Osservatorio Nazionale Screening, i programmi oncologici molisani, negli anni, hanno conseguito risultati apprezzabili a cui si è pervenuti anche grazie all’apporto della segreteria amministrativa che ne ha organizzato l’attuazione per oltre 13 anni. Personale le cui professionalità risultano, peraltro, formalmente riconosciute in una nota di marzo 2016 dei Responsabili scientifici dei programmi inviata all’indirizzo della Dirigenza dell’Asrem e della Regione Molise: «Tale immotivato licenziamento non considera la professionalità acquisita sul campo dalla Segreteria nel lungo periodo di attività, competenze non facilmente sostituibili da personale non preventivamente e a lungo formato. Allo stato attuale le attività dello screening della mammella e del colon retto sono sostanzialmente bloccate come ben noto alle SS.LL. Il ripristino più rapido possibile della normale attività di screening non può prescindere da un’efficiente Segreteria quale è quella attualmente in servizio>>.

La mancata applicazione della proroga ai contratti di lavoro degli impiegati in servizio presso la Segreteria organizzativa degli screening oncologici molisani, dunque, ha di fatto determinato la paralisi di un servizio pubblico essenziale compromettendo gravemente il buon andamento dell’Amministrazione sanitaria. Tanto che la stessa D’Innocenzo nel novembre del 2016 scrive all’Asrem richiamando l’attenzione dell’azienda sanitaria su tre punti fondamentali. Nella missiva, partendo dal fatto che «nel prendere atto dei mediocri risultati raggiunti sino ad ora»,la D’Innocenzo evidenzia che gli screening sono obbligatori e non degli optional, che se non si raggiungo determinati risultati o standard «ognuno per la propria competenza dovrà assumersi le proprie responsabilità». Attualmente alla Segreteria organizzativa dei programmi di screening risultano assegnate due infermiere professionali che si sdoppiano tra i reparti ospedalieri di appartenenza e l’organizzazione dei programmi di screening con i risultati, in quest’ultimo caso, non all’altezza. Come evidenziato dalla stessa D’Innocenzo.

In tutta questa faccenda, dunque, a pagare sono solo i quattro ex dipendenti della Segreteria organizzativa che, dopo 14 anni di lavoro precario, vengono licenziati e lasciati a casa proprio ora che tutti i precari storici dell’Asrem scorgono finalmente in fondo al tunnel la luce della imminente stabilizzazione. Mentre ai dirigenti sanitari, fautori della “teoria progettuale”, non viene contestato nulla. Nel frattempo l’Asrem ha avviato le procedure per l’esternalizzazione del servizio di organizzazione dei programmi di screening oncologici regionali. A tal proposito bisogna registrare l’avvio della fase 2.0 in materia di prevenzione oncologica con la presentazione della nuova applicazione da scaricare sul cellulare e con cui le donne molisane potranno gestire, spostare e archiviare tutti gli appuntamenti di screening. Un passo in avanti certo per velocizzare e rendere più comodo il servizio ma i dubbi permangono: data l’età non più giovanissima delle donne alla quale lo screening è rivolto, quante donne utilizzeranno l’applicazione telefonica?

Per ora, purtroppo, quel che è certo è che 9 milioni di euro (quota vincolata con logica premiale aggiuntiva al permanente finanziamento della quota indistinta) non arriveranno nelle casse regionali molisane né quest’anno, né il prossimo, perché dopo il licenziamento dei 4 nessuno ha rinviato i report statistici e progettuali al ministero della salute.

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