Termoli ieri e oggi

Dalle drogherie di don Ciccio e Pasqualuccio alle ‘case della salute’: due storie di famiglia fotogallery

Il passato delle farmacie Marino e Cappella su Corso nazionale, entrambe in procinto di traslocare verso locali più ampi e attrezzati, occasione per ripercorrere un pezzo di storia di Termoli attraverso l’accurata ricostruzione di Giovanni De Fanis. La farmacia Marino è la più antica e i D’Andrea sono “speziali”, la cui attività, senza mai interrompersi è giunta fino ai giorni nostri dalla fine dell’Ottocento. Diversa, nella successione della titolarità, la storia della seconda farmacia, conosciuta come “Farmacia Sciarretta” prima di diventare farmacia Cappella.

La notizia è di qualche giorno fa: le due farmacie più antiche di Termoli, traslocano quasi in contemporanea dalle loro sedi storiche (il 3 febbraio, salvo imprevisti, quella del dott. Pasquale Marino, fra un mese circa la “Centrale” del dott. Nicola Cappella), ma senza allontanarsi di molto. Raccontarne, sia pure velocemente, la storia centenaria è pertanto un dovere per Primonumero.

La farmacia Marino

Delle due è la più antica: 1882. È questo l’anno in cui il dott. Francesco Paolo D’Andrea, classe 1849, riapre, dopo breve chiusura, la farmacia del padre Giulio (1819), figlio di un impiegato di dogana, originario di Lucito, da poco deceduto. Questi l’aveva aperta anni prima nell’allora via Sannitica (oggi via Frentana), proprio sotto la sua abitazione. In quello stesso 1882, domanda di riaprire il suo negozio anche un altro farmacista termolese, Paolo De Chellis. Dieci anni dopo, è il dott. Nicola Ludovici a chiedere di avviare una nuova farmacia in città, ma non se ne sa di più.

Nel 1866, come risulta da documenti d’archivio, la farmacia di Giulio D’Andrea è già in esercizio. Non da sola, però. Insieme ad essa operano altre due, di cui sono titolari Benedetto Ragni ed Ettore Campolieti. Dalla stessa fonte si apprende che tre farmacie sono attive a Termoli anche prima, nel 1854, ma non fa i nomi dei detentori. Curiosamente è lo stesso numero del 1928, con una popolazione quasi triplicata (vedi nota 1).

Don Ciccio D’Andreaha altri due fratelli maschi, Pietro (1853) e Romualdo (1857), anch’essi farmacisti. Su sua istanza, nel settembre del 1879 Pietro viene autorizzato ad aprire e condurre, sempre a Termoli, una farmacia. La qual cosa probabilmente avviene, perché nel 1888 chiede, sempre alla prefettura, l’autorizzazione a trasferirla a Montecilfone. Non si sa se poi abbia realizzato il proposito, perché a un certo punto lascia Termoli per Bologna, per rientrare nel Molise anni dopo.

Sempre nel 1888, anche l’altro fratello, Romualdo, chiede ed ottiene il permesso di aprire una farmacia, dopo avere in precedenza gestito la drogheria cedutagli da Francesco. All’epoca le drogherie non erano altro che «officine» in cui si effettuava la preparazione galenica magistrale sulla base di prescrizione medica. Una pratica molto diffusa, durata fino agli anni Cinquanta e oggi non del tutto scomparsa. Di qui la denominazione di «droghieri-speziali» usata a volte per quei professionisti. Don Romualdo condurrà la sua farmacia negli stessi locali di quella del padre fino agli anni Trenta, quando verrà chiusa per sempre.

Quella dei D’Andrea, oltre che di militari, è dunque, una famiglia di “speziali”, la cui attività, senza mai interrompersi è giunta fino ai giorni nostri attraverso generazioni di famiglia. Alla morte di “Don Ciccio”, gli subentra, infatti, suo figlio Raffaello, in precedenza applicato di segreteria nelle Fs. Don Raffaello, è quanto mai giusto ricordarlo in questa occasione, è stato anche un validissimo poeta dialettale (nota 2), purtroppo poco valorizzato.

Ad affiancarlo prima e a sostituirlo poi, arrivano la figlia Maria e suo marito Ferdinando Marino, coadiuvati da un’altra figlia, Anna, anche lei laureata in farmacia. Nel 1984 ai coniugi Marino succede nella titolarità uno dei loro figli, Pasquale. E siamo all’oggi. Ma il futuro di questa storica “bottega” già si può prefigurare: la tradizione famigliare continuerà con Luca e Ferdinando, figli di Pasquale. Alla luce di questa lunga vicenda professionale e famigliare, affermare che i D’Andrea-Marino sono i “farmacisti di Termoli” non è arbitrario.

La farmacia Cappella

Diversa, nella successione della titolarità, la storia della seconda farmacia, della quale è attualmente titolare con i figli Vincenzo e Roberto, il dott. Nicola Cappella. Conosciuta come “Farmacia Sciarretta”, ha però avuto in origine (1890) come primo proprietario e gestore il dott. Domenico D’Alonzio. Questi, due anni dopo (febbraio 1892), ne affida la direzione al dottore in farmacia Pasquale Sciarretta (1859), detto confidenzialmente “Pasqualuccio”, in precedenza anch’egli gestore di una propria drogheria, poi inglobata.

Don Pasquale Sciarretta (come si sa, il “Don” spagnolesco è stato per lungo tempo prerogativa esclusiva di professionisti e benestanti del centro-meridione d’Italia) nel gestirla direttamente utilizzerà i locali sottostanti la sua abitazione al corso Nazionale, di fronte alla piazza principale della città. Così farà suo figlio Arnaldo (1908), l’unico maschio di famiglia laureato in farmacia, e del pari tutti coloro che fino a oggi si sono alternati nella conduzione. Anche qui, come nell’altra farmacia si è sempre effettuata la preparazione galenica magistrale.

All’atto di andare in pensione, il dott. Arnaldo, non avendo avuto figli dal suo matrimonio, cede l’attività al proprio collaboratore, il dott. Vincenzo Troilo, che a sua volta la trasferirà al figlio Nicola, fino a quando, nel 2007, non subentreranno il dott. Nicola Cappella, già titolare di una farmacia in via Maratona, con i figli Vincenzo e Roberto.

Il distacco

Nel caso di Pasquale Marino, come dei Cappella, non è stato facile decidere di abbandonare le rispettive sedi storiche. Il primo, per le ragioni esposte, più ancora che i secondi. Ecco perché a chi oggi gli chiede di descrivere il suo stato d’animo, dopo averci riflettuto un pò risponde: «Pensa che in quella sede solo io vi ho trascorso trent’anni, senza pensare al secolo e più che vi hanno lavorato i miei antenati. Per me è come chiudere un libro a cui sono molto affezionato per aprirne un altro nuovo».

Un libro in cui, però, sono già chiaramente impressi le idee e i propositi: mettere a disposizione della più vasta clientela, nei nuovi e più ampi locali, quella “farmacia di servizi” verso la quale ci si sta orientando dappertutto, con laboratori e spazi riservati alla nutrizionistica, cosmetica, analisi del sangue, del capello, oltre alle già attive fitoterapia, omeopatia, preparazione galenica magistrale. A ricordare la storia di questa antica famiglia di farmacisti, nella nuova sede di corso Nazionale 21 sarà il vecchio bancone appartenuto a Giulio D’Andrea.

Anche se i Cappella non hanno alle spalle la lunga storia famigliare di Marino, al pari di lui hanno lungamente meditato prima di decidere lo “strappo”. Impossibile per loro adattare gli attuali angusti locali alle nuove esigenze dei «clienti-pazienti». Di qui la necessità di disporre di spazi più ampi, in cui possa prendere corpo quella che il giovane dott. Roberto Cappella, con una bella espressione, chiama la «casa della salute e del benessere».

La nuova frontiera delle farmacie oggi è questa, che anche «i recenti decreti governativi hanno individuato e recepito. Le vecchie farmacie sono destinate a sparire – fa capire Roberto – «quelle nuove saranno sempre più un vero e proprio presidio del sistema sanitario nazionale, con servizi che le strutture pubbliche tradizionali fanno sempre più’ fatica ad espletare».

E ne fa l’elenco: dalle «prestazioni infermieristiche alle analisi, diagnostica, consulenze, trattamenti cosmetici, alimentazione, cure alternative, a quelle del sé, del bambino e della mamma, veterinaria, e, possibilmente in futuro, prenotazioni specialistiche e ritiro dei referti. Il tutto usufruendo di locali idonei in cui sia rispettata la privacy del cliente-paziente».

E allora non resta che aspettare pochi giorni per apprezzare, in corso Umberto 36, anche la nuova “Farmacia Centrale”. Ai dottori Marino e Cappella gli auguri sinceri di Primonumero.

1 Il censimento del 1861 registra per Termoli una popolazione di 2.625 abitanti. Nel 1931 i residenti sono 8.063.
2 La produzione poetica di Raffaello D’Andrea è tuttora in gran parte inedita. Da quella pubblicata nel lontano 1955 abbiamo estratto un sonetto in tema, ‘U spezeiäle (Lo speziale):

(Alcune fotografie sono tratte dal libro fotografico Termoli: ieri e oggi – 1920-1997 immagini e momenti, di M. Di Giulio e Anna Antenucci, grafiche Landolfi, Termoli, 1997)

‘U spezeiäle

‘Na vote ‘u spezeiale ce faceve
chi jerve secche e tanta prevelelle;
e pu’, dint’a pegnaete ce velleve
‘u sassofrasse e chine a schappetelle.

Sentive vatte sempe int’u mertaele,
pe preparae’ ‘nu munne de pallette,
che’ tanta stratte e pasta mercuriaele
cchiù tonne assae’ de chille di crapette.

Mo’ ne nghé come andanne, veramente,
e dinta i farmaci’ stann’affelaete
tanta bettijje e vaese sulamente.

Belle pe ffore e dint’avvelenaete.
Ma ‘llu velene salve tanta gente
E benedette è sempe ‘lla spesaete.

Traduzione:
Lo speziale

Un tempo lo speziale si faceva
con le erbe essicate e tante polverine;
poi si bolliva dentro la pignatta
sassofrasso e china a scagliette.

Si sentiva battere sempre nel mortaio,
per preparare un mondo di pillolette,
molto più rotonde di quelle1 delle caprette,
con tanto concentrato e pasta mercuriale.

Ora non è più come una volta, veramente,
nelle farmacie stanno in fila
solo tante bottiglie e vasi,

belli fuori e dentro avvelenati.
Ma quel veleno salva tanta gente
che sia benedetta sempre quella spesa.

1 Forse si riferisce alla cacca di quegli animali.

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