Società & Costume

Amori segreti, burle, sogni dei bimbi portati dal mare. La mostra dei messaggi in bottiglia

In mostra per tre giorni al Castello Svevo i frutti del lavoro-hobby di Roberto Regnoli, medico del San Timoteo che da anni “batte” palmo a palmo le spiagge del litorale molisano alla ricerca di messaggi lanciati via mare e strane sculture restituite dalle onde. Oltre 600 biglietti e lettere, molte in italiano alcune in lingua straniera, che parlano d’amore e di paura, di finti naufragi e di emozioni. Tra i reperti anche due slip infilati nella stessa bottiglia

Il Castello Svevo di Termoli ospita per tre giorni, da venerdì 9 a domenica 11 agosto, la settima edizione di “Messaggi dal mare” e “Sculture del mare”, raccolta di messaggi in bottiglia ed oggetti stranissimi rinvenuti camminando sulle spiagge a cavallo tra Molise e Puglia. Una mostra che riscuote puntualmente tante visite e molta curiosità e che è possibile visitare dalle 19 alle 24. Il tutto è opera di Roberto Regnoli, medico chirurgo riminese residente a Termoli dal 1973, e Piero Di Ioia, nato a Sulmona ma a Termoli dal 1948, una laurea in Scienze economiche e finanziarie e tanta passione per la pesca e le lunghe passeggiate in spiaggia, e Antonio Campese, dottore in Scienze dell’Amministrazione, termolese con l’amore per la fotografia e per il telescopio, curatore del sito dell’iniziativa (http://www.messaggidalmare.com/ ) e dei commenti ai messaggi rinvenuti. Contributo fondamentale quello dei bellissimi cani Dago e Kyra, una coppia di Pastori del Caucaso. Tanti gli aneddoti che proprio Regnoli, dotato di ironia ed allegria tipiche della sua terra ma anche colto e amante viscerale del contatto con la Natura, si prende la briga di illustrare ai visitatori con eloquenza efficacissima.

Oltre 500 bottiglie e rispettivi messaggi rinvenuti dal 2005 ad oggi durante lunghe passeggiate sulle spiagge della costa molisana, così lunghe che «spesso abbiamo dovuto desistere dal prelevare oggetti bellissimi perché molto pesanti e difficili da trasportare a piedi per chilometri». La mostra espone una larga selezione dei “message in a bottle”, protagonisti anche di una celebre canzone dei Police, ma anche vere e proprie sculture naturali – o “quasi” – perché frutto a monte dell’opera umana e a valle dell’azione di erosione e lavorazione del mare e degli agenti atmosferici, ma anche del tocco inconfondibile dell’inquinamento marino.

I foglietti estratti dalle bottiglie svelano mille storie. Messaggi d’amore e colmi di sentimenti, non solo per il partner di coppia ma anche per genitori, figli o amici del cuore, oppure giocosi tanto che paiono a volte delle burle, o che narrano un momento indimenticabile fotografato con le parole, magari proprio davanti alle onde, uno stato di sconforto con vaga intenzione suicida, una richiesta di aiuto in seguito a un naufragio che non si capisce quanto possa essere reale o meno. Alcuni di essi sono scritti in italiano esemplare, altri in modo molto approssimativo ma in grado comunque di trasmettere le emozioni che li hanno suggeriti. Numerosi i disegni creati da mani di bimbi. Non mancano i messaggi in lingua straniera e proprio uno di questi è stato tirato fuori dalla bottiglia aperta all’inaugurazione della mostra venerdì 9 agosto. Rito che si ripeterà anche nelle due serate successive, alle 22 circa, con l’apertura di un “inedito” per volta. Quella di sabato ha riservato, tra la grande curiosità dei presenti e l’emozione dei tre ricercatori, due fogli scritti in tedesco, tradotti con l’aiuto di una turista che un po’ ne masticava. Si tratta di un disegno di bimbo e di un foglietto recante l’esortazione a chi avesse rinvenuto il testo di inoltrarlo ai due indirizzi indicati in calce.

Roberto Regnoli ha illustrato molti dei messaggi esposti, diversi dei quali degni di nota e memoria. E’ il caso del racconto di una certa Martina, che narra di una notte passata ad amoreggiare in spiaggia con il suo compagno in febbraio, fino a fare l’alba per ammirare il sorgere del sole: «Noi due abbracciati, una bottiglia di vino e un fragoroso quanto intimo silenzio… avete mai sentito il rumore del silenzio? Tu che troverai questa bottiglia resterai l’unico testimone di questi momenti speciali». Altro caso originale, quello delle parole affidate a due indumenti intimi, uno maschile e l’altro femminile, che evidentemente ad un certo punto non sono più stati necessari per qualche ragione. Ultima citazione per questo fantastico e forse illusorio desiderio: “Voglio andare in pensione, aiuto! – Termoli, 31/08/2007”. Ci sono anche “missive” inviate da parentele e conoscenze del dottore, come a dire: “Vediamo se ora trovi anche questo”. Incredibile ma vero, è puntualmente accaduto.

Passando agli oggetti rinvenuti, va detto che hanno l’aria di essere scarti di lavorazione o parti meccaniche non più funzionanti, metalli che sembrano fusi in seguito a danneggiamenti o malfunzionamenti e comunque cose dimenticate o buttate via da qualcuno durante il proprio lavoro o in altra situazione. Su di essi hanno lavorato sole, mare, sabbia e intemperie, dando luogo a vere e proprie sculture. Evidenti anche i segni lasciati dall’inquinamento e in questo senso è sintomatica una frase riportata sulla brochure: «Sembra quasi che Madre Natura, non volendo accettare di subire passivamente l’inquinamento, tenti di dare alla nostra stupidità una forma, a volte anche provocatoria, dimostrando così di possedere sempre l’immaginazione più grande». Un monito, un richiamo a tenere presenti gerarchie e distanze tra la Natura e l’uomo che con le proprie azioni minaccia le bellezze di un Mondo irripetibile.

Perché su queste spiagge c’è così tanta roba? Questione di correnti che determinano qui, dalle nostre parti, un vero centro di raccolta di quanto va a finire nell’Adriatico e la mostra espone anche un documento nel quale sono contenute spiegazioni e motivazioni, scientifiche e non certo di fantasia, su come e perché tutto questo si verifica, guarda caso nello stesso tratto di mare nel quale abbiamo registrato poche settimane fa la macabra emersione di un corpo umano.

In chiusura altra citazione d’obbligo per Dago, il cane pastore del Causaso, affiancato nel 2006 dalla pari razza Kyra, al quale si deve di fatto tutto questo, poiché proprio dall’esigenza di permettergli lunghe passeggiate in luoghi poco frequentati nacque l’idea di battere le spiagge semideserte, cosa che poi condusse ai primi ritrovamenti.
Appuntamento all’anno prossimo quando, ci si può giurare, Regnoli avrà per tutti altre e nuove sorprese.

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