Termoli ieri e oggi

I Ciarabellini costruttori di barche

Due le attività cantieristiche operanti all’interno del porto di Termoli. Quella dei Ciarabellini, in particolare, spicca per la sua caratteristica artigianale.

A vederli così, con le ordinate giuntate e serrate alla chiglia, a guisa di costole, sembrano dei grossi pesci disossati messi lì a fare bella mostra in un museo di scienze naturali.
In realtà si tratta di quattro eleganti battellini da competizione sportiva (5,37×1,74×0,72) che Umberto Ciarabellini, un maestro d’ascia figlio d’arte, insieme ai suoi validi collaboratori (Ottavio Ciarrocchi, Ernesto Paolantonio e Massimo Ganguzzi), stanno costruendo nel piccolo cantiere navale annesso allo scalo d’alaggio di Termoli.
A dar loro volontariamente una mano si è aggiunto, sin dall’inizio, anche un vecchio (ma non lo sembra per niente) pescatore, Rocco Mascilongo.

L’occasione, come si può intuire, è di quelle da non perdere, per vedere come si concretizza passo dopo passo l’arte, antica e moderna allo stesso tempo, di costruire navi.
Dovrebbero assistervi soprattutto i ragazzi delle scuole, per ammirare l’ingegno e la bravura dei nostri maestri d’ascia e calafati, diventati, ormai, rari come certe specie di animali in via d’estinzione.
Oggi tutto questo è possibile farlo senza spostarsi, ma prima, quando la marineria termolese vantava la presenza di "26 päre de varche", vale a dire 52 paranze, bisognava andare a S.Vito Chietino o, addirittura, a Portocivitanova (l’attuale Civitanova Marche).
Ai cantieri di quelle due località (Bruni, Canaletti, Stronati, ecc.) si rivolgevano i nostri "armatori", anch’essi pescatori, per ordinare le barche di cui avevano bisogno.
Un bel paradosso: a Termoli c’era una marineria di tutto riguardo, ma non i cantieri navali, il contrario di Ortona e S.Vito. Ma è una cosa vecchia, della prima metà del secolo scorso.
Oggi la situazione si è completamente capovolta: sono gli altri a rivolgersi a noi, anche quelli che hanno bisogno di navi di varia tipologia e notevole stazza. Una sorta di rivincita postuma, che fa della nostra città uno dei pochi centri in Adriatico dov’è possibile costruire naviglio.

Due, infatti, sono i cantieri navali a Termoli, entrambi costretti nell’area portuale. Il più grande (C.N.T., ossia Cantieri Navali Termoli) ha ormai una sua precisa e importante dimensione industriale. Del più piccolo è giusto, invece, parlare come di un’attività a carattere artigianale, sia pure d’alta qualità.
Ed è qui che i Ciarabellini, prima Giovanni ed ora Umberto, che gli è subentrato nella conduzione dell’azienda, rinnovano la grande tradizione dei maestri d’ascia marchigiani cui appartengono. Aveva 34 anni Giovanni Ciarabellini quando nel 1966 si trasferì qui da Porto S.Giorgio per rilevare uno scalo d’alaggio per la manutenzione ordinaria, ma non solo, degli scafi dei motopescherecci che, impiantato all’inizio degli anni cinquanta, stentava a funzionare.
Giovanni non solo lo riattivò, ma vi allestì anche un cantiere di costruzione per barche e motopescherecci fino a 20 tonnellate di stazza e oltre.

Umberto, all’epoca era ancora un ragazzino, ma già "sapeva" che avrebbe rinnovato la tradizione di famiglia. L’esercizio pratico e alternato di scuola (al Nautico) e bottega ne hanno fatto oggi, a 43 anni, come suo padre e suo nonno, un ottimo e moderno artigiano costruttore di barche, non solo in legno, ma anche in ferro e vetroresina.
La crescita dei due cantieri è oggi frenata soprattutto dalla mancanza di spazio, mentre il Piano regolatore del porto più che offrire soluzioni offre sempre nuovi argomenti alla polemica. Non se ne può più.

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